PADRE PIO
San Pio: il santo del mio cuore
dal Numero 34 del 19 settembre 2021
di Paolo Risso

Proprio come dice il suo nome, “Pio”, è colui che proclama la signoria di Dio al di sopra di tutto. In questa luce divina, nessuno come san Pio da Pietrelcina ha vissuto e gridato con la parola e più ancora con la vita, la Verità e la pedagogia del Cristo Crocifisso che, unico, è il Salvatore del mondo. 

Quando se ne andò da questo mondo, in una giornata d’inizio autunno 1968, lo scrivente aveva 21 anni e di lui sapeva tante cose, apprese fin dalla propria fanciullezza dai giornali che entravano in casa e dalla radio. La certezza che fosse un santo era già allora indiscutibile, ma la stima e l’amore per lui crebbero man mano che si leggevano gli scritti suoi e le biografie uscite a narrare di lui in modo sempre più ampio e affascinante. Ora la sua figura, a più di 50 anni dal suo dies natalis, risplende di una luce singolare, a illuminare non solo il secolo in cui è vissuto, ma la Chiesa in questo nostro terribile terzo millennio.

Nato per corredimere

Dopo san Francesco d’Assisi, nessun altro come padre Pio da Pietrelcina è stato immagine vivente del divino Crocifisso. “Speculum Christi”, “Imago Christi”, vero “alter Christus”, nel corpo e nello spirito, nella configurazione sacerdotale a Cristo, sommo ed eterno Sacerdote, ostia viva con Lui Ostia.

Il 23 novembre 1969, a 14 mesi dalla sua morte, mons. Antonio Cunial, Amministratore apostolico di Manfredonia, ordina le indagini preliminari per la sua causa di beatificazione-canonizzazione.

Padre Benedetto da San Marco in Lamis, suo direttore spirituale nei primi anni del suo Sacerdozio, definì la missione di padre Pio una «vocazione a corredimere”. Rispondendo il 27 agosto 1918 a una lettera di padre Pio (di 31 anni!) che gli raccontava il fenomeno mistico della “trasverberazione”, cui sarebbero presto seguite le stimmate, affermò: «Tutto quello che avviene in te, è effetto di amore, è prova, è vocazione a corredimere, e quindi è fonte di gloria [...]. Il Signore è con te. Gesù, l’Amore paziente, penante, smanioso, accasciato, pesto e strizzato nel cuore, nelle viscere, tra le ombre della notte e più della desolazione nell’orto del Getsemani, è con te associato [...]. Ecco tutto, ecco la verità e la sola verità. La tua non è neppure una purga [purificazione], ma un’unione dolorosa. Il fatto della ferita compie la tua passione, come quella dell’Amato sulla croce». 

Padre Pio, fin dall’inizio e per tutta la vita, ha piena coscienza di essere stato scelto da Dio come collaboratore dell’Opera redentrice di Gesù, e che questa collaborazione si sarebbe realizzata solo per mezzo della croce. La croce di Gesù è il faro che illumina tutta la sua via dolorosa e la sorgente inesauribile della fortezza, generosità richieste dalla sua vocazione: «Altre volte – scrive padre Pio nel 1913 – senza che neppure vi penso, mi si accende nell’anima un vivissimo desiderio di possedere interamente Gesù e allora [...] mi fa vedere come in uno specchio tutta la mia vita futura non essere altro che un martirio».

È chiamato a gridare con la vita “inchiodata alla croce”, il primato di Dio, dell’adorazione a Lui, nel secolo XX, il più empio della storia, in un mondo che più di ogni altro ha rifiutato Dio e ha apostatato da Lui e dal Figlio suo Gesù Cristo, unico Salvatore nella sua unica Chiesa Cattolica. È chiamato a collaborare con Gesù per la salvezza delle anime, dei più semplici, come dei più illustri, anche dei consacrati e degli stessi uomini di Chiesa, in un tempo che pretende di salvarsi da solo con l’uomo fatto dio a se stesso, o che nell’eresia modernista e neo modernista, dissolve la Rivelazione divina in esperienza personale autonoma.

Così padre Pio è convinto che il termine della sua vita, vissuta come continua “via Crucis”, sarà soltanto il Calvario: «Quante volte, mi ha detto Gesù poc’anzi, mi avresti abbandonato, figlio mio, se non ti avessi crocifisso. Sotto la croce si impara ad amare e io non la do a tutti, ma solo a quelle anime che mi sono più care». Ed egli si è offerto vittima con Gesù, vittima per l'espiazione del peccato e per la salvezza del mondo.

Identità e missione

Il 2 maggio 1999, il Santo Padre Giovanni Paolo II ha beatificato padre Pio e il 16 giugno 2002 lo iscrive tra i santi con la solenne canonizzazione in San Pietro. Con questo gesto, la Chiesa lo addita come modello di vita per tutti, in particolare per i sacerdoti, in un tempo di confusione senza limiti in cui sono persi, da tempo e da molti, il senso dell’identità cattolica e sacerdotale e l’impellente grave dovere della propria missione apostolica di salvare le anime strappandole all’Inferno e orientandole al Paradiso. 

San Pio indicherà ancora a tutti le grandi intramontabili verità del Cattolicesimo: il primato di Dio e della Vita eterna, la fuga dal peccato, la vita vissuta in grazia di Dio, la Confessione per il perdono dei peccati, la Messa come Sacrificio di Cristo, e la Comunione eucaristica con Lui per la santificazione delle anime, per il rinnovamento autentico della Chiesa e del mondo, destinazione il Paradiso.

Proprio come dice il suo nome, “Pio”, è colui che proclama la signoria di Dio al di sopra di tutto. In questa luce divina, nessuno come san Pio da Pietrelcina ha vissuto e gridato con la parola e più ancora con la vita, la Verità e la pedagogia del Cristo Crocifisso, come san Paolo all’inizio della Chiesa, come i santi Francesco d’Assisi e Domenico di Guzman, nel centro del Medioevo, come Girolamo Savonarola nel Rinascimento, come san Paolo della Croce, durante l’Illuminismo: il Crocifisso che, unico, è il Salvatore del mondo, con la luce e la potenza delle sue piaghe alle mani e ai piedi, del suo Cuore trafitto, del suo Sangue versato: «Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32).

Mai c’è stato un santo più attuale di lui: ma va accolto tutto intero nel suo messaggio di conversione e di sangue: o contro Cristo nella perdizione eterna, o con Cristo nell’eterna gioia. Unica via per la Chiesa e il mondo non sono i valori umani, ma il Crocifisso.

Padre Pio, per me

Lo conosco da quando ero bambino, come dicevo all’inizio. Vedevo la sua immagine molto spesso su una rivista allora cattolica, che entrava nella mia casa, e la mia mamma mi raccontava di lui, il santo frate con le stimmate come Gesù. In particolare ebbi un’immagine di lui, in cui padre Pio ancora giovane, alzando la mano destra, impartisce la benedizione alla fine della Messa. Quella sua mano “è piena di sangue”. Qualche volta, quando bacio quella mano, mi pare di sentire il suo profumo dolcissimo.

Il 23 settembre 1968, un lunedì, quando morì padre Pio, ero all’università di Torino a sostenere un esame di Letteratura italiana. Sentii il venditore di giornali che gridava: «È morto padre Pio». E diventò una delle figure più care e più nobili della mia giovinezza. Negli anni ’80 mi procurai il suo epistolario, allora in tre volumi, cui presto si aggiunse il quarto: non li lessi mai integralmente, ma ne feci pascolo per la mia anima, alimento della mia preghiera. Affascinanti perché padre Pio è tutto incentrato in Gesù e Lui Crocifisso.

La mia amicizia con padre Pio si intensificò: tra il 2007 e il 2008 se ne andarono alla Vita eterna i miei amatissimi genitori e rimasi affranto e solo. Padre Pio, con il suo profumo leggero e soave, quasi mi portò in braccio, addolcì il mio dolore, risolse i miei problemi, mi fece riprendere la vita “come un’altra giovinezza”, “un’altra e ancor più bella”, per usare le parole di Ada Negri.

Alla fine di maggio 2008 andai in pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo per ringraziare padre Pio per quanto di bello e di grande aveva fatto per me e che avrebbe continuato a fare. Tornai a casa felice e leggero come un bambino... Fu padre Pio a farmi conoscere Il Settimanale di Padre Pio su cui sto scrivendo. Sentii che egli mi accoglieva tra i suoi “figli”, purché non gli avessi fatto fare brutta figura. Sono molto fragile, ma padre Pio mi guida e mi provvede a camminare sulla sua via, la via di Gesù. Lo considero il mio “Padre” e la “mia guida”. Lo prego di giorno e di notte, per la mia salute e la mia santificazione, per i miei amici, perché siano di Gesù.

Uno di questi mi ha raccontato che da piccolo, 4-5 anni di età, un giorno giocava sul terrazzo di casa, da solo... e tuttavia parlava, parlava. La sua mamma, sapendo che era solo, accorse a domandargli: «Con chi parli?». Il piccolo le rispose: «Sul terrazzo della casa di fronte c’è un vecchietto con la barba, che mi parla e sorride». La mamma non vide nessuno e gli rispose: «Tu sei matto!». Qualche giorno dopo la mamma sfogliava un giornale illustrato da alcune foto. Il piccolo si avvicinò, guardò e disse: «Questo era il vecchietto che ho visto, mi parlava e mi sorrideva, e io parlavo con lui». La mamma capì che il suo bambino aveva parlato con padre Pio. Vero? Frutto di fantasia? Io inclino a crederci. Ora David – questo il nome con cui narro di lui – è grande e si ispira ancora a padre Pio e cerca di seguirlo nella vita cristiana.

Nel 2018 sono stato ricoverato in ospedale. Il mio medico “pensava male”. Io pregai con insistenza san Pio e tutto si risolse al meglio. Perdonino i lettori, ché questa pagina non vuole sapere di autobiografia, ma solo dire grazie a san Pio da Pietrelcina, che, insieme al beato Rolando Rivi (1931-1945), è il Santo del mio cuore. Ce l’ho sempre davanti e illumina e “profuma” la mia vita. Mi accompagna e mi aspetta in Cielo.

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