SPIRITUALITÀ
La promessa della salvezza eterna
dal Numero 5 del 24 gennaio 2023
di Aurora De Victoria

La si potrebbe chiamare persino “garanzia di salvezza”. La pia pratica dei Primi nove venerdì del mese è un rimedio infallibile donato dal Cielo per aprire all’uomo le porte del Paradiso, se praticata fedelmente. Scopriamo di cosa si tratta, e procuriamo sin da ora di farla praticare ai nostri bambini, ancora docili alla grazia. 

Il proverbio recita: “Si muore come si è vissuti”. E questo, di solito, è assolutamente vero. Ma finché c’è alito di vita, non deve mai morire la speranza della salvezza eterna anche dei più ostinati peccatori. La Vergine Santissima che a Lourdes chiede “penitenza” e a Fatima “preghiera e penitenza” per i poveri peccatori ci insegna che la preghiera e il sacrificio a favore dei peccatori è molto potente. Certo, la sorte finale si gioca infine nella volontà dello stesso peccatore di corrispondere o meno alla grazia divina che anche sulla soglia dell’eternità cerca ancora di insinuarsi in quel cuore. Dopodiché, il Giudizio: eternità di gioia e pace o eternità di dolore e fuoco.
Ahimè, non sono poche le mamme di famiglia che tribolano e piangono per la sorte di quei figli scapestrati che hanno cominciato a condurre una vita infelicemente lontana dal Dio che esse avevano loro accuratamente tentato di far amare e adorare; esse pregano ansiosamente perché si ravvedano, o prima o poi, e torni la grazia santificante nelle loro anime, la quale soltanto può assicurarci la salvezza eterna dopo morte.
Detto ciò bisogna però considerare ancora una cosa molto importante: il Cielo si è degnato, nel corso dei secoli, di “scendere a patti” con la terra, e attraverso alcune rivelazioni ci sono state promesse grazie straordinarie legate a precise devozioni. Vogliamo qui esaminarne una in particolare, la devozione dei Primi nove venerdì del mese, cui è legata una promessa preziosa quanto la Vita eterna.


Un episodio significativo
Una testimonianza eloquente dell’efficacia di questa devozione è quella che segue. Bruno Cornacchiola (1913-2001) era un romano che aveva in odio la Chiesa e il papa, che considerava la sorgente di tutti i mali del mondo. Covava il desiderio di distruggere dunque la Chiesa e tutto quanto la rappresentasse. Ma Dio aveva in serbo per lui ben altro... 
Un giorno dell’aprile 1947, Bruno si trovava a passeggiare con i suoi tre bambini in località Tre Fontane a Roma. Si sedette, poi, intento a preparare una conferenza contro la Vergine Maria, mentre i bambini si allontanarono a giocare con il pallone. Non vedendoli più tornare, Bruno si preoccupò e andò a cercarli, finché li trovò finalmente in una grotta, con le mani giunte, il volto estatico. Esclamavano: «Bella Signora! Bella Signora!». Dapprima irritato e turbato, d’un tratto, però, anche lui la vide... una Donna così bella, piena di luce arcana. «Inopinatamente – narra lo stesso Bruno – vidi due mani bianchissime in movimento verso di me e le sentii sfiorarmi il viso. Ebbi la sensazione che mi si togliesse qualcosa dagli occhi. Provai in quell’istante un certo dolore e restai nell’oscurità più profonda [...]. Ma poco a poco il buio si attenuò e lasciò filtrare una leggera luce che cresceva e si intensificava al punto da illuminare tutta la grotta [...]. In quel momento, non vidi più né la cavità né ciò che poteva contenere, ma fui pieno di una gioia straordinaria».
La Vergine Santa lo ammonì: che smettesse di perseguitare Lei e la sua Chiesa e tornasse all’ovile santo. Bruno si convertì e trasformò completamente la sua vita.
Ma cosa gli aveva ottenuto una grazia così singolare? La stessa Vergine glielo rivelò: «Il giuramento di Dio è e rimane eterno ed immutabile. I nove venerdì del Sacro Cuore di Gesù che tu facesti prima di entrare nella via della menzogna, ti hanno salvato». Bruno, infatti, anni prima acconsentì alle pressanti richieste della moglie, che lo pregava di fare con lei la pratica dei Primi nove venerdì del mese, almeno una volta sola, ed egli acconsentì, impegnandosi a svolgerla con sincerità, anche se solo per farla contenta. In seguito prese la strada sbagliata, sì, ma il Sacro Cuore di Gesù avrebbe mantenuto la sua promessa a tempo debito.


La Grande Promessa
A questo punto si rivela molto importante per noi approfondire questa devozione, che può garantire la perla preziosissima della salvezza eterna, per noi e per i nostri cari.
Si tratta dell’ultima delle dodici promesse che Gesù Cristo fece a santa Margherita M. Alacoque († 1690), che ricevette le rivelazioni (approvate ufficialmente dalla Chiesa Cattolica) del Sacro Cuore di Gesù nel monastero della Visitazione di Paray-le-Monial dove ella aveva consacrato la sua vita a Dio.
Queste le parole di Gesù riguardanti la cosiddetta Grande Promessa: «Io ti prometto, nell’eccesso della misericordia del mio Cuore, che il mio amore onnipotente concederà la grazia della penitenza finale a tutti coloro che si comunicheranno il primo venerdì del mese per nove mesi di seguito. Essi non morranno nella mia disgrazia, né senza aver ricevuto i santi sacramenti, e in quegli ultimi momenti il mio Cuore sarà loro un sicuro asilo». 
Rendiamoci conto di quanto è straordinaria questa promessa. Che cosa ci promette, infatti, Gesù con queste parole? Chi avrà fatto bene i Primi nove venerdì del mese sarà certo di morire in grazia di Dio. 
Prendiamo in considerazione due elementi fondamentali per il conseguimento della salvezza eterna:


1) a chi, al momento della propria morte, si trova già in grazia di Dio, non è necessario, strettamente parlando, ricevere i sacramenti – benché siano molto consigliati – per salvarsi eternamente; chi muore in grazia di Dio, infatti, è salvo;


2) chi invece si trova in peccato mortale, almeno sul letto di morte dovrebbe rimettersi in grazia di Dio per sperare la salvezza, e ciò ordinariamente avviene attraverso la Confessione sacramentale; tuttavia, in caso di impossibilità a confessarsi, per ragioni che non dipendono dalla propria volontà, oppure in caso di morte improvvisa, Dio può supplire alla ricezione dei sacramenti con grazie interiori e speciali che inducano il moribondo ad un atto di contrizione perfetta, che gli concede il perdono di tutti i peccati e gli conferisce la grazia santificante e quindi la salvezza eterna. 


Detto ciò, il Sacro Cuore promette a chi svolgerà bene la pia pratica dei Primi nove venerdì del mese di morire in grazia di Dio: se è già in grazia, promette la perseveranza finale; se in peccato, promette di far sì che egli riacquisti la grazia santificante, o con la Confessione, o almeno con la contrizione o dolore perfetto dei suoi peccati in punto di morte.
Chi non comprende l’estimabile valore di una simile promessa e, di conseguenza, di una tale pratica? Lo comprende benissimo chi si trova nell’agonia della morte, lottando tra un’eternità di bene e un’eternità di atroce dolore, senza più scampo.


Le condizioni per realizzare la promessa
In cosa consiste questa salutarissima pratica e quali condizioni dobbiamo fedelmente adempiere per ottenerne i benefici promessi?
Bisogna ricevere la santa Comunione ogni primo venerdì del mese, per nove mesi consecutivi. Non si adempie alla condizione richiesta se ci si comunica in altri giorni eccetto i primi venerdì di ognuno dei nove mesi consecutivi. Nessuno può commutare il giorno, neanche il confessore. È necessario che non si salti neanche un primo venerdì dei nove mesi stabiliti, altrimenti bisognerebbe riprendere da capo il conteggio. Nessuno può essere dispensato da tali condizioni, altrimenti non si adempie alla richiesta esplicita del Signore. Infine, dovrebbe essere superfluo dirlo, ma lo diciamo a scanso di equivoci: le Comunioni devono essere sempre fatte in grazia di Dio, con la volontà di perseverare nel bene e con la risoluzione di vivere da buon cristiano (sappiamo bene che ricevere la santa Comunione in peccato mortale è un sacrilegio che non può certamente ottenerci il Paradiso). 


Praticare i Primi nove venerdì e farli praticare
Quella della salvezza eterna dell’anima è la faccenda più importante della nostra vita. A nulla serve guadagnare il mondo intero se poi si perde la propria anima eternamente (cf Mt 16,26). Il Signore e la Madonna ci hanno consegnato innumerevoli mezzi per raggiungere il Paradiso, e nonostante ciò molte anime non solo non se ne servono, ma li disprezzano. Non sono pochi quanti oggi deridono la dimensione devozionale della fede, come qualcosa di superstizioso, roba da donnicciole pie e ignoranti. La Santa Madre Chiesa, invece, porge ai suoi figli queste devozioni con tanto amore pur di facilitare loro il bene supremo dell’eterna felicità. Vedete, infatti, come nell’esempio di Bruno Cornacchiola, Dio si serve anche di questo pur di salvare le anime che Egli ha create e redente con il suo Sangue, e la Vergine delle Tre Fontane ha ribadito la validità sempre attuale delle devozioni approvate dalla Chiesa. 
I genitori cattolici si dimostrerebbero molto saggi a far eseguire almeno una volta nella vita questa pia pratica ai loro figli, anche in giovane età, finché sono loro sottomessi, finché sono innocenti e docili alla devozione che essi cercano di infondere in loro. Perché una promessa è una promessa, e quanto più se la promessa è Dio a farla! E una volta compiuta fedelmente questa pratica, la salvezza almeno in punto di morte è assicurata, e, questo, è il dono più grande che una mamma e un papà possono fare al proprio figlio. Pratichiamo dunque tutti, almeno una volta, i Primi nove venerdì del mese e facciamola fare anche ai nostri figli. Un giorno essi ci ringrazieranno. 

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