SPIRITUALITÀ
Gesù viene, Gesù ritornerà!
dal Numero 44 del 27 novembre 2022
di Paolo Risso

Il tempo d’Avvento ci ricorda la venuta di Gesù, che non solo “viene” a noi Bambinello in una greppia. Egli deve essere atteso e desiderato dall’anima, per incontrarlo ad ogni momento nella preghiera, nel compimento della volontà di Dio, in ogni istante del nostro esistere. La nostra vita dev’essere una preparazione fedele e amorosa alla sua venuta finale: Gesù è il nostro Paradiso.

L’anno liturgico volge al termine. Il tempo passa. Viviamo un periodo che ha qualche cosa di terrificante. Ma Gesù Cristo, il Crocifisso, ora il Vivente, continua a salvare l’umanità, ogni uomo che si unisce a Lui. Sta a noi dargli la nostra collaborazione. Sono crollati, in questi ultimi anni, gli idoli del benessere facile, il “paradiso sulla terra”, dell’uomo sicuro di sé. La crisi economica ormai mondiale, la violenza – la guerra – che non si placa, l’assurdo di tante situazioni umane e insieme la speranza di un mondo diverso che pur resiste, ci spingono a chiederci: “Che ne sarà dell’uomo? Dove andremo a finire?”.

E l’uomo è sempre più disorientato, quasi un pulcino smarrito in un deserto da una chioccia che lo ha abbandonato.

Gli uomini più pensosi del nostro tempo sperimentano ancora nel cuore la nostalgia di un altro orizzonte, di un’altra Parola, del “Totalmente-Altro”, per usare il termine di M. Horkheimer; la sete dell’infinito, di cui ben dicono sant’Agostino e Pascal. Neppure oggi, in mezzo a tante tenebre, si è spenta l’attesa di “Qualcuno” più grande.

Lo credereste? Ci sono giovani che si fanno singolarmente attenti quando qualche “testimone luminoso” ha il coraggio, quasi la “sfrontatezza” di parlare loro di Gesù. Ho visto volti giovanili farsi radiosi solo a sentire il suo santissimo Nome, che li sfiora come una carezza, un bacio inatteso ma ancor segretamente cercato.

«Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo» (Mt 13,26)

Gesù è Colui che è già venuto: Egli è alle nostre spalle. Allora dobbiamo “fare memoria” di Gesù che è venuto. È venuto e resta tra noi. Il “fatto centrale” della storia è il “fatto” di Gesù che parla di Dio all’uomo, che muore per redimerlo, che risorge per convocare l’umanità intera attorno a Lui e al Padre suo.

Noi cristiani abbiamo già incontrato Gesù, il suo “Avvenimento” unico e sconvolgente. Noi siamo i chiamati, i salvati, i radunati attorno a Gesù, coloro che hanno ricevuto da Lui il compito bellissimo di collaborare a far nascere l’uomo nuovo, l’umanità nuova, dove Dio è Padre e noi siamo figli suoi e fratelli tra noi.

Tutte le volte che incontriamo Gesù nella preghiera e nel Vangelo, soprattutto e in modo unico nella Santissima Eucaristia, noi ritorniamo alle nostre origini, alla fonte inesauribile della vita vera che è Dio. “Facciamo memoria di Lui, per diventare noi stessi memoria di Gesù”, segno e richiamo della sua presenza di fronte a un mondo che, oggi, come ieri e più di ieri, ha bisogno del Salvatore.

Ma noi cristiani, preti e laici, siamo davvero “la memoria di Gesù”, per cui gli altri, guardando a noi, ricordano Gesù, sentono nostalgia di Lui, la sua assenza e il bisogno struggente che Lui venga? Oppure il mondo, guardando i cristiani, vede della povera gente che crede poco, che non ama, dimentica le sue origini, dimentica Gesù, che quasi si vergogna di Lui?

«Sappiate che Egli è vicino, alle porte» (Mc 13,29)

Gesù è Colui che viene e che verrà. Egli è davanti e ci precede. Certe bestemmie contro di Lui, la dimenticanza che il mondo contemporaneo ha di Lui non nascondono forse un’invocazione disperata e impotente?

Ma anche oggi ci sono ragazzi e adulti che sono rimasti affascinati da Gesù, nonostante tutto, perché Lui, in ogni tempo e in ogni luogo, si riserva e si preserva i suoi amici, le sue “piccole comunità” che si raccolgono attorno a Gesù, perché scoprono in Lui il Ri-generatore, Colui che ha la luce, lo stile, la forza per ricostruire un mondo diverso, un “pezzo di mondo” a sua immagine.

Nasce (o rinasce) nel cuore di gente rimasta attenta a Dio una “nuova realtà”: la “comunione”, il raccogliersi attorno a Lui e tra noi. Si scopre, si deve riscoprire, che soltanto la comunione con Gesù vivo conduce a “nuovi cieli e a nuova terra” (cf 2Pt 3,13).

La storia, anche oggi, nonostante i “vari padroni del mondo” (che sono tutti “precari”), è questo immenso peregrinare degli uomini verso Gesù Cristo che da più di venti secoli cammina sulle nostre strade. È il nostro raccoglierci nel suo popolo che è la Chiesa, per vivere un’intimità più stretta di quella del sangue, l’intimità delle membra con il loro Capo, nell’unico Corpo di Gesù.

Anche oggi, noi cristiani dobbiamo aver pace e darci pace solo quando per la grazia di Gesù avremo “cristificato” il mondo e il mondo, non per un impulso evoluzionistico ma per la diffusione dello Spirito Santo, avrà preso la “forma” di Gesù.

Dunque, noi cristiani siamo davvero tesi con tutte le nostre forze verso Gesù, affinché gli altri non perdano il tempo e l’esistenza sul ciglio della strada, ma scoprano il disegno di Dio, la meta ultima, e tutti insieme camminiamo verso di Lui?

Come scriveva una ragazza di 15 anni, Maria Letizia Galeazzo (1961-1976): «È libero chi ha questo punto fermo e desidera e agisce affinché anche il prossimo l’abbia, anche se l’unico vero Operatore è solo Lui. E con la voglia di corrispondere a questo amore, iniziamo, anche se imperfetti, a costruire la Chiesa».

Allora l’uomo sarà salvo, perché si sarà guadagnato il Regno di Gesù, che comincia su questa terra e raggiunge la sua pienezza nell’Aldilà.

Amici, pensate e pregate: “Gesù viene, Gesù ritornerà. Il nostro Paradiso è Gesù!”.

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