PASQUA
Il roveto ardente. Simbolo pasquale cristiano e mariano
dal Numero 16 del 20 aprile 2014
di Padre Luca M. Genovese

Figura biblica dai molteplici significati, il roveto ardente cela i più bei Misteri divini e mariani. Soprattutto è simbolo del “primo Esodo pasquale”, immagine del cambiamento interiore dell’“uomo nuovo” risorto con Cristo alla grazia perenne.

Il “roveto ardente” (cf. Es 3), ove avviene la prima manifestazione di Jahvè a Mosè, la rivelazione mistica dell’Eterno, nella quale il Signore dichiara a Mosè il suo nome (cf. ivi 3,6), la sua trascendenza (è “santo”, cf. ivi 3,5), ed infine la missione che Mosè avrebbe avuto per salvare il suo popolo dall’oppressione d’Egitto (cf. ivi 3,10-19), fu un simbolo molto sfruttato anche dagli autori cristiani, che ne fecero una figura di Cristo e di Maria.
Il “roveto ardente” è un assurdo fisico. Non può un roveto ardere senza bruciarsi. Così a Mosè è richiesto un atto di fede per comprendere cosa sta succedendo. Jahvè stesso gli fa capire che Chi gli sta davanti è il Dio dei Patriarchi, il Dio del Popolo d’Israele, Colui che guiderà questo popolo alla terra promessa. Mosè, insieme ad Aronne, saranno i mediatori del cammino del popolo di Dio nel deserto con il proprio Dio. È il Dio che parla ma che è al di sopra di ogni parola; il Dio che si fa vedere, ma che è al di sopra di ogni visione. Il Dio che promette l’impossibile (la terra libera ad un popolo schiavo), ma che non mancherà mai di impiegare tutta la sua potenza per collaborare con l’uomo in vista di questo scopo. In quest’ottica il roveto simboleggia la grazia di Dio avversata dagli uomini: una grazia che mai va perduta come il roveto non si consuma pur in mezzo al fuoco, ed il popolo di Dio passa incolume attraverso le vicissitudini naturali (il passaggio del mar Rosso e del Giordano), ed umane (l’esercito degli egiziani e degli amaleciti, la ribellione di Core e di Massa e Meriba). Mai si spegne il fuoco dell’amore di Dio.
Per i cristiani il roveto è un simbolo dell’Incarnazione, in cui la divinità si associa all’umanità senza consumarla o distruggerla: «Che cosa indica il bruciare ed il non essere consumato del roveto? Proclama la potenza di Dio ed il suo amore per gli uomini [...] come anche che l’Unigenito, assumendo natura umana e dimorando in un seno verginale, avrebbe preservato illibata la verginità»[1]; ma è anche un simbolo della Passione di Cristo, in cui il nuovo Agnello pasquale, Cristo Signore, viene offerto in olocausto ma di Lui «non verrà spezzato alcun osso» (Gv 19,36), cioè la morte, pur prendendolo completamente, non ne avrebbe consumato il corpo «perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, né lascerai che il tuo santo veda la corruzione» (Sal 15,10).
Il roveto ardente è anche il segno della Risurrezione, perché la vita non può morire, ed il fuoco che consuma, simbolo della morte non può dare la morte al Redentore che risorge vittorioso: «Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere» (At 2,23).
Ma il fuoco del roveto si può intendere anche come il fuoco divoratore della Parola di Dio, la fiamma dello Spirito Santo seminato da Cristo nel mondo e finalmente donato anche alla Santa Chiesa nel giorno di Pentecoste, in cui lo Spirito si posò sul capo degli Apostoli in forma di tante fiamme: «Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi» (ivi 2,24).
Per la Vergine il roveto ardente è simbolo della sua cooperazione all’Incarnazione: il fuoco dello Spirito Santo infatti che la copre con la sua ombra (cf. Lc 1,35) ed il suo parto verginale dimostrano che la potenza della divinità come fuoco non consuma ma «consacra l’integrità della Madre» (Liturgia): «Il profeta ti paragona al roveto che arde e non si consuma»[2], alludendo in tal modo alla carne dell’Unigenito ed alla Vergine Madre di Dio.
Il roveto ardente è, in riferimento a Maria, anche un’immagine della santa ed immacolata Verginità della Madonna, primo dono fatto all’umanità in questa forma della “Verginità perpetua” che ha anch’esso un valore pasquale perché la Madonna è Immacolata, come è Vergine per sempre, «in vista dei meriti di Cristo», come dice la formula dogmatica del beato papa Pio IX, cioè a causa della Passione, Morte e Risurrezione del Signore che ci ha acquistato tutti i beni relativi alla Salvezza ed alla santificazione; essi per Maria hanno avuto un valore retroattivo cosicché la Vergine ha potuto essere redenta nel momento stesso della sua creazione come Immacolata Concezione e vivere la perfetta verginità, cioè la totale appartenenza a Dio, prima ancora che Cristo morisse per tutti gli uomini.
Il roveto ardente è poi per Maria Santissima un segno della sua intima partecipazione alla Passione del Signore. Il fuoco del dolore avvolge completamente il Cuore della Madre, trapassato da una parte all’altra dalla mistica spada (cf. Lc 2,35), ma questa spada, pur latrice del più grande dei dolori per un cuore umano, non distrugge questo Cuore, anzi lo esalta, lo rende ancor più santo, ancor più splendente di grazia, come il fuoco che non consuma ma rende perenne lo stato del roveto in cui divampa ed anzi fa sì che alla sinfonia del fuoco che brucia si unisca la voce perenne e sublime di Jahvè che parla a Mosè e quindi a tutto il popolo d’Israele. La Passione di Cristo è la voce immensa di Dio che per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, roveto ardente, dice a tutti gli uomini l’unica via della Salvezza: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime» (Mt 11,28-30).
Infine Maria Santissima è quel fuoco perenne d’amore che infiamma gli Apostoli per la continua Pentecoste della Chiesa. Ella è infatti la «Madre della Chiesa» (papa Paolo VI), Colei che genera cioè eternamente la Chiesa dal suo Grembo purissimo per renderla santa ed immacolata a sua stessa immagine come sposa del Verbo Incarnato, mistica consorte del Figlio suo Gesù che nel suo Grembo purissimo ha preso dimora: «L’uno e l’altro è nato in essa» (Sal 86,5). Il roveto ardente sarebbe la Chiesa infiammata dall’amore divino della “divina” Maria[3], che dona per conto di Cristo il fuoco dello Spirito Santo ad ogni singolo membro che è affidato e consacrato al suo Cuore Immacolato continuando così l’opera di Cristo nei suoi figli, «alla rigenerazione e formazione dei quali essa coopera con amore di madre» (Concilio Vaticano II, Lumen Gentium, cap. 8, n. 63).
Così il roveto, primo simbolo divino del primo Esodo pasquale, è molteplice simbolo spirituale della vita e del cambiamento pasquale-cristiano dell’uomo dalla vita di peccato alla vita di grazia, dalla vita nelle tenebre alla vita nella luce divina, per mezzo di Cristo e di Maria.

Note
[1] Teodoreto di Ciro, Sull’Esodo (PG 80, 229).
[2] Esichio di Gerusalemme, Omelia II sulla Madre di Dio (PG 93, 1461).
[3] «La divina Maria è il paradiso terrestre del nuovo Adamo, dove questi si è incarnato per opera dello Spirito Santo, per operarvi meraviglie inimmaginabili» (san Luigi M. Grignion de Montfort, Trattato della vera devozione a Maria, n. 6).

Casa Mariana Editrice
Sede Legale
Via dell'Immacolata, 4
83040 Frigento (AV)
Proprietario: Associazione CME Il Settimanale di Padre Pio. Tutti i diritti sono riservati. Credits