APOLOGETICA
Dio va incontrato nel passo dopo passo...
dal Numero 33 del 23 agosto 2020
di Corrado Gnerre

Dio va incontrato e amato nell’attimo presente, non in un futuro astratto da noi progettato. Ecco perché i santi vivono tranquilli alla “presenza di Dio” in qualunque momento della giornata, e non perdono mai l’occasione e il merito di stare con Lui e fare sempre ciò che a Lui piace.

Cosa chiedere al Signore? Di procedere speditamente? Di fare chissà quale impresa? No!... di procedere passo-passo. Infatti, a Dio va chiesta l’incommensurabile grazia di fare lentamente la sua volontà.

Lentamente non vuol dire solo con delicatezza e nel miglior modo possibile. Lentamente vuol dire soprattutto concentrarsi sull’istante e capire che istante dopo istante si cela e s’impone il dovere di fare la volontà di Dio; e quindi di offrire ogni attimo al Signore.

Il cardinale John Henry Newman (1801-1890) così si rivolge a Dio in una preghiera da lui composta: «La notte è oscura e sono lontano da casa, sii Tu a condurmi! Sostieni i miei piedi vacillanti: io non chiedo di vedere ciò che mi attende all’orizzonte, un passo solo mi sarà sufficiente».

Già! Un passo solo... Se si ricevesse una proposta di questo tipo: fare un viaggio per il mondo intero, ma da soli; oppure pochi chilometri, ma in compagnia delle persone a cui si vuol bene... non si potrà che accettare la seconda offerta, perché non è il viaggio in sé ciò che entusiasma, quanto il senso e la sostanza con cui si deve “riempire” quel viaggiare. È ciò che accade con gli stati d’animo. Ci si sente meglio in un’auto comodissima, iperaccessoriata, ma ci si sta dirigendo verso un ospedale dove ci si dovrà sottoporre ad una rischiosissima operazione chirurgica, o in un’auto vecchia, traballante e rumorosa, ma ci si sta dirigendo verso un luogo piacevole per incontrare colui a cui si vuole bene? Anche in questo caso la risposta è scontata.

Newman dice chiaramente che l’importante è camminare passo-passo con Dio, piuttosto che scrutare l’orizzonte lontano. Perché, se quell’orizzonte diventa l’esito di una scelta di solitudine (l’uomo che deve trovare in sé il senso della sua vita), allora sarà un brutto orizzonte, sarà l’orizzonte di una tempesta.

Chi ama fare trekking in montagna, sa che è necessario tenere la testa bassa. Bisogna infatti stare molto attenti ed evitare di mettere i piedi su ciò che è rischioso o far rotolare delle pietre che potrebbero essere pericolose per chi segue più in basso. Per ammirare il paesaggio, è bene fermarsi. Ma cosa accade dovendo camminare a testa bassa? Si vedono fiori bellissimi che con fatica conquistano spazio tra le pietre per mostrare un perfetto splendore. Macchie di colore che sanno incorniciare di bellezza la più austera ruvidità dei massi. Un fiore, che è fragilissimo, mostra una bellezza che, se non ammirata in quel momento, andrà definitivamente persa. Se in quel momento pensassimo solo alla cima da raggiungere, senza tenere la testa bassa per compiere bene i passi, la bellezza di quel fiore ci sarebbe per sempre sconosciuta.

Così è la vita: la cima c’è, ma va conquistata e raggiunta passo-passo: senza pericolosi salti, senza l’orgoglio di tenere la testa alta, ma incontrando momento dopo momento la bellezza del sostegno di Dio.

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