FEDE E RAGIONE
Il meraviglioso senso dell’udito
dal Numero 34 del 1 settembre 2013
di Antonio Farina

Un meccanismo che nemmeno i più esperti ingegneri del suono o fisiologi avrebbero saputo pensare è quello comune a tutti noi esseri viventi: il meraviglioso senso dell’udito. Ciò che non può essersi fatto per caso richiede necessariamente l’esistenza di un Essere Superiore e Intelligente.

Quando passeggiamo in un luogo aperto a contatto con la natura, in un parco oppure in campagna, tutti i nostri sensi sono gratificati di piacevoli sensazioni. Gli occhi sono accarezzati dai raggi solari che filtrano tra i rami e tra la vegetazione, alle nostre orecchie giunge il delizioso cinguettio degli uccellini e il sommesso fruscìo del vento. A volte è possibile percepire il lontano rintocco di campane oppure il rombo poderoso di una cascata d’acqua cristallina che sgorga dalle rocce. Che meraviglia! «I prati si coprono di greggi, di frumento si ammantano le valli; tutto canta e grida di gioia» (Sal 65,14).
Dio non solo ha creato una natura prodiga e rigogliosa ma ha fatto in modo che noi esseri umani, costituiti signori e custodi delle cose create, ne potessimo godere a pieno attraverso i sensi del nostro corpo.
Adesso provate ad immaginare cosa accadrebbe se fossimo privati del senso dell’udito. La scena cambierebbe improvvisamente aspetto e diventerebbe come un film muto, come un quadro dai bei colori ma privo di vitalità, di animazione, di comunicatività. Se poi qualcuno ci parlasse in un orecchio saremmo costretti a dirgli, forse gesticolando con le mani, che non capiamo cosa dice, che siamo sordi, che ce lo scrivesse su di un foglio di carta. La musica, le sinfonie, i cori celestiali, le note di un organo, i vagiti e le risate dei bambini, e perfino i rumori più importanti come l’arrivo di un treno o il clacson di una macchina oppure la sirena di un’ambulanza per noi non esisterebbero più, sarebbero perduti definitivamente, cancellati in un angoscioso silenzio. Chi ha perduto il senso dell’udito afferma che è cosa peggiore che rimanere ciechi: è come se una prigione di piombo ti calasse sulle spalle e il mondo si occultasse con tutti i suoi messaggi, con tutti i suoi stimoli e richiami. Il silenzio diventa opprimente, inesorabile, rotto soltanto dal soffocato e monotono battito del cuore...
L’orecchio sembra una parte del corpo quasi ridicola per la sua forma esterna curiosa, a forma di foglio carnoso semi arrotolato, schiacciato, forato, estroflesso, certe volte a punta, a sventola... eppure è un organo prezioso di inestimabile valore per conservare la vita di relazione. Ciò che ci sembra goffo e farraginoso ha in realtà una funzione ed uno scopo ben preciso: l’orecchio è una struttura complessa, straordinaria e quasi incredibile per la sua perfezione e funzionalità. Cerchiamo di darne una descrizione semplificata: il suono si trasmette nell’aria sotto forma di pressione sonora; in una prima fase il suono viene trasportato attraverso il padiglione ed il condotto uditivo esterno verso la membrana del timpano dove arriva con le frequenze tipiche della voce umana amplificate rispetto alle altre. La membrana del timpano è collegata ad un ossicino (martello) che è a sua volta solidale con gli altri due ossicini, incudine e staffa.
Tale sistema timpano-ossiculare è collegato alla parte anteriore della coclea detta labirinto che forma l’orecchio interno per mezzo di una finestra detta “finestra ovale”, in cui la platina della staffa può affondare o risalire come una specie di “pistone” e mette in movimento i liquidi racchiusi nel labirinto cioè la perilinfa e l’endolinfa. Una volta messi in movimento i liquidi labirintici avviene la seconda fase del processo uditivo quella detta recettiva, in cui il segnale pressorio viene trasformato in segnale eccitatorio per le cellule recettoriali (le cellule ciliate dell’organo del corti), così si trasformano in segnale elettrico per il nervo acustico che ha il compito di trasportare l’informazione sonora ai centri cerebrali. Infatti il piegamento delle cilia comporta l’instaurarsi di un segnale elettrico, il rilascio da parte delle cellule di un mediatore chimico, ed il trasferimento dell’informazione elettrica alla branca cocleare del nervo uditivo. Da qui l’informazione acustica dopo un lungo viaggio ed una lunga elaborazione cerebrale giunge alle aree corticali ove diventa sensazione cosciente (area uditiva primaria temporale).
I medici e gli studiosi di anatomia sbalordiscono di fronte alla perfetta calibrazione di questo sistema fisico-biologico che permette non solo a noi esseri umani ma a tutti i “vertebrati” di percepire le più sottili sfumature dei suoni e dei rumori anche quelli più deboli e veloci. Un vero e proprio “miracolo” di ingegneria del suono e di fisiologia.
Una domanda sorge spontanea: come si è potuto formare tutto ciò? Certamente non per opera dell’uomo perché noi non ci siamo fatti da noi stessi. Se si risale la china della storia si arriva alla preistoria e già erano presenti uomini e animali dotati di un perfetto sistema uditivo. E allora? Da dove proviene l’informazione cioè la base di conoscenze necessarie per realizzare un orecchio? La domanda può sembrare troppo radicale ma è veramente ineludibile. Facciamo un paragone un po’ paradossale: se l’uomo sbarcando sulla luna, come è avvenuto effettivamente nel 1969, avesse trovato nella polvere un bell’orologio da polso perfettamente funzionante con tutti i suoi meccanismi e rotelline al loro posto, cosa ne avrebbe concluso? “Si è formato per caso, nei secoli, per miscuglio di polvere lunare sotto l’azione dei raggi solari e per il bombardamento dei meteoriti”. Assurdo: dalla polvere della luna non può che provenire altra polvere della luna, anche ammettendo l’arrivo dallo spazio delle materie prime, i metalli, i rubini, per non parlare di altre sostanze più rare, ma è l’enorme complessità di un orologio che rende impossibile la sua formazione casuale. Allora possiamo tentare di arrampicarci sugli specchi dicendo: “Prima è nata una rotellina (da sé) però è andata distrutta. Poi ne sono nate due e si sono avvicinate per caso. Poi è nata la carcassa (sempre da sé) e per caso le due rotelline si sono andate a sistemare proprio in due fori che stavano là... E così via”.
   Nonostante gli sforzi “dialettici” questa ricostruzione ipotetica di come si sia formato l’orologio non convincerebbe nessuno. Eppure fatti i dovuti parallelismi tra l’orologio sulla luna e l’essere umano sulla terra, o, se volete, tra l’orologio e il solo orecchio umano, i sostenitori dell’evoluzionismo sono convinti che la storiella dell’orologio stia in piedi, sicché uno deve pensare che l’orecchio si sia fatto per caso frutto di tentativi e fallimenti. Ricorrere ad un meccanismo di “selezione naturale” è pressoché inutile perché la domanda sarebbe allora: perché un orologio scassato non si arrende ma fa di tutto per ricostruirsi finché non funziona? Eppoi, Chi ha creato il meccanismo della selezione naturale e il “finalismo” dell’orologio e degli esseri viventi? Anche in tal caso, da dove proviene l’informazione, il progetto della “molla” evolutiva? Insomma si deve proprio essere ciechi ed ostinati per non credere all’esistenza di un Essere Superiore Intelligentissimo ed Onnipotente che è stato, ed è, il Progettista, il Creatore ed il Regolatore dell’Universo e della Vita. Purtroppo tale ostinazione e pervicacia nell’incredulità porta l’umanità sempre più lontano dalla Verità e di conseguenza sempre più prigioniera delle proprie illusioni e dei propri idoli.

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