I FIORETTI
Non si può nascondere nulla!
dal Numero 20 del 18 maggio 2014

Stavo per tornare a Bolzano. Siccome sarei passato da Loreto, nel salutare il Padre mi disse: «La Madonna ti protegga sempre». «Padre, mi farebbe una dedica su un quadretto della Madonna delle Grazie?», e gli porsi il quadro. Padre Pio scrisse: «Maria non ritiri mai da te e dalla tua famiglia il suo sguardo misericordioso. Padre Pio Cappuccino». Poi mi disse: «Ecco, mettilo in mezzo alla parete sopra il tuo letto, perché non hai niente, solo due quadretti insignificanti ai lati». Era proprio così.
Ero a Foggia e stavo per salire a San Giovanni Rotondo in macchina quando vidi un frate che faceva l’autostop. Aveva appena rifiutato il passaggio offerto da una giardinetta che si era fermata. Mi accostai e gli chiesi se voleva salire. Il frate era indeciso. Voleva salire a San Giovanni con un’automobile comoda, e per questo aveva rifiutato la giardinetta. Ma la mia era troppo lussuosa e si vergognava. Alla fine accettò e arrivammo a destinazione. Il frate si chiamava padre Angelo. Andammo da Padre Pio, il quale disse a padre Angelo: «Volevi la macchina di lusso, eh? E l’hai trovata!... Va’ là, che io conosco i tuoi desideri».
Un mio amico Giuseppe Dalle Nogore, aveva comprato una macchina nuova e voleva portarla a San Giovanni Rotondo per farla benedire da Padre Pio. Mi chiese di andare con lui. Durante il viaggio incontrammo un furioso temporale e, arrivati a Fano, scoprimmo che la strada era allagata. Bisognava fare un’altra strada che avrebbe allungato il viaggio di molte ore. Dissi allora a Giuseppe: «Metti la seconda e passa!»: mi diede retta. La macchina sembrava un motoscafo, con tutta l’acqua che schizzava ai lati. Riuscimmo a passare e, arrivati a San Giovanni Rotondo, andammo subito da Padre Pio. Quando mi vide il Padre mi disse: «Ecco qui il parrocchiano». «Padre, perché mi chiama “parrocchiano”?». «A San Marco in Lamis, durante le Quarant’ore, c’era un predicatore che parlava così bene che tutta la gente piangeva. Tutti, tranne una persona. Quello che gli stava accanto gli dà una gomitata e gli dice: “Tu perché non piangi?”. E quello risponde: “Io non sono di questa Parrocchia”». «Va bene, ma io cosa centro con il parrocchiano?». «“Giuseppe passa, passa”. Perché la macchina non era la tua. Se fosse stata la tua, non saresti passato rischiando di rovinarla!».
Mi capitava di servire la Messa a Padre Pio. Ricordo che una volta fui assalito da un forte dubbio. Pensai che forse al Padre non sanguinavano davvero le mani. Mi misi a pregare per cacciare quel sospetto, ma era come un tarlo. Al momento di versare l’acqua e il vino, mi accorsi che dal mignolo del Padre scendeva una goccia di sangue che cadde nel calice. Mi spaventai e mi commossi allo stesso tempo, al punto che versai acqua e vino sull’altare. Padre Pio mi lanciò un’occhiata di fuoco.
Finita la Messa, mi prese in disparte e mi disse: «E avevi il coraggio di dubitare?». Quando chiedevo a Padre Pio di ricordarsi della mia famiglia durante la Messa, lui mi rispondeva sempre: «Li metterò tutti nel calice».

Renzo Allegri,
Padre Pio. Un Santo fra noi,
pp. 341-342

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