PADRE PIO
Il “mistico albero di smisurata grandezza"
dal Numero 29 del 24 luglio 2016
di Suor M. Gabriella Pia Iannelli, FI

Una grande benedizione per la gente di San Giovanni Rotondo, da accogliere con gratitudine e di cui saper approfittare. Ecco come l’arrivo di Padre Pio in paese era stato misticamente preannunciato da Dio con 10 anni d’anticipo ad un’anima che poi sarebbe diventata una sua fedele figlia spirituale.

«Vidi nella visione un albero di smisurata grandezza nell’atrio del nostro convento dei cappuccini e sentii una voce che mi diceva: “Questo è il simbolo di un’anima che ora è lontana e verrà qui; farà tanto bene in questo paese... sarà forte e ben radicata come quest’albero e tutte le anime che verranno – sia di qui come da lontano – se si rifugeranno all’ombra di quest’albero, saranno liberate dal male (ossia chi verrà da questo degno sacerdote per averne lume e trovare perdono e rimedio alle proprie colpe). Se si umilieranno, da questo degno sacerdote riceveranno consigli e frutti di vita eterna. E guai a coloro che disprezzeranno i suoi consigli, il suo modo di agire, il Signore li punirà severamente in questa e nell’altra vita. La sua missione si estenderà da per tutto il mondo e molti verranno a rifugiarsi all’ombra di questo mistico albero per averne frutti di grazia e di perdono» (1). Così Lucia Fiorentino di San Giovanni Rotondo, una delle primissime figlie spirituali di San Pio, descriveva ciò che Gesù le aveva rivelato nel 1906, dieci anni prima che il suo futuro Padre spirituale arrivasse nella cittadina garganica. Anima eletta dotata di doni mistici, conobbe per rivelazione divina l’arrivo e la grande missione che il Santo cappuccino avrebbe svolto nel solitario convento del Gargano; nel 1923, ancora Gesù le confermò che quel «degno sacerdote» era proprio Padre Pio aggiungendo che «quelle anime, da lui guidate, che ubbidiscono con fede andranno avanti, mentre quelle che lo disprezzano, lo deridono e lo calunniano saranno da Dio castigate».
Il 28 luglio 1916 San Pio approdò per la prima volta a San Giovanni Rotondo, e dopo una breve parentesi vi ritornò definitivamente il 4 settembre. Dopo un periodo di tranquillità nel silenzio e nella pace del chiostro, Dio volle mostrare a tutti le meraviglie di grazia che operava in questo «degno sacerdote» e lo fece conformandolo anche esteriormente a Gesù crocifisso: il 20 settembre 1918 Padre Pio fu insignito del dono delle stimmate che causarono grande dolore e confusione a lui, grande attrazione di anime, le prime indagini della Santa Sede e l’inizio dell’attacco furibondo del demonio nella forma dell’incomprensione, della calunnia, delle divisioni.
San Giovanni Rotondo fu scenario e, per molti aspetti, anche protagonista degli eventi che dal 1918 si susseguirono vorticosamente intorno alla persona di Padre Pio. I primi ad essere attratti dal Santo furono i cittadini sangiovannesi che intuirono subito la “stoffa” del Frate cappuccino e iniziarono a frequentare il Convento insieme ai tanti altri, centinaia e centinaia, che cominciavano a giungere da fuori. Ma non tutti erano dello stesso avviso; nel paese vi erano anche sospetti, maldicenze e critiche. Persone appartenenti a correnti anticlericali e massoniche si scagliarono contro Padre Pio e il movimento che si era creato intorno a lui. Il 7 luglio 1919 giunge al Prefetto di Foggia un ricorso da parte di un gruppo di cittadini di San Giovanni Rotondo nel quale si chiede una «severissima inchiesta intorno alla curiosa faccenda che forse comincia a puzzare di losco» e che Padre Pio «venga sottoposto a minuta ed esauriente visita medica...»; che si prendano misure preventive per le tante persone malate che vi giungono e per le esagerazioni che si compiono intorno a Padre Pio che a sua volta è «affetto da grave tubercolosi polmonare» e infine che si prendano misure di sicurezza per arginare la «lurida industria» creatasi attorno a lui (2).
Segnalazioni gravi alle quali si aggiunsero ben presto quelle di alcuni membri del Clero locale che non compresero l’azione del tutto spirituale e benefica di Padre Pio e lo videro nella luce sinistra del mistificatore e del truffatore, insieme agli altri Frati e ai suoi seguaci, come risulta dalla sconcertante testimonianza rilasciata da Don Domenico Palladino, che dimostra il giudizio estremamente sfavorevole di questo Sacerdote, e di chi con lui: «Il paese era diviso in due fazioni: contrari e favorevoli a Padre Pio; quest’ultimi perché erano corrotti e interessati [...]. Esisteva una specie di commercio nero; si vendevano pezze intrise di sangue... Padre Pio non è partito e ben lo poteva perché difeso dai fascisti, alleati del convento, e dalle figlie spirituali che si recavano al convento per mangiare, bere e divertirsi, non con Padre Pio però. Era questi ad aizzare il popolo a scendere in piazza per inDa: Pascalina Lehnertscenare manifestazioni. Il clero era diviso in due parti... Alcuni divennero difensori di Padre Pio perché pagati» (3). Nelle accuse a Padre Pio venivano spesso coinvolti anche i Frati i quali avrebbero ordito una “truffa” per accaparrarsi denaro e, nello spartirsi le ingenti somme pervenute al Convento grazie alle offerte dei pellegrini, si sarebbero pure percossi a sangue con armi bianche e da fuoco, restandone alcuni feriti (4).
Una somma di notizie calunniose, dunque, che venivano riferite all’Arcivescovo di Manfredonia, Mons. Gagliardi il quale le riportava a sua volta al Sant’Uffizio. Il Pastore della diocesi assunse ben presto, anche a causa di queste informazioni errate, un atteggiamento di dura opposizione a Padre Pio e ai Frati cappuccini, una posizione sintetizzata così dallo storico A. P. Cascavilla: «E­gli non crede nella santità del Frate; ritiene che tutto quello che si dice e si fa intorno a lui abbia lo scopo di loschi guadagni; teme per il danno che potrebbe derivare alla Chiesa dal fanatismo delle folle; [...] quello che sa su Padre Pio non risulta che lo abbia direttamente accertato» (5). Così, «tanto tuonò che piovve» (6): in seguito alle numerose accuse riportate imprudentemente dal Gagliardi alla Santa Sede, senza una indagine preventiva volta ad appurare la realtà dei fatti, il Sant’Uffizio intervenne con il primo dei numerosi provvedimenti restrittivi che costellarono la vita di Padre Pio, quello del 2 giugno 1922 nel quale si comunicava di tenere il Frate sotto osservazione, di farlo celebrare al mattino presto e possibilmente in privato, che egli interrompesse la relazione anche solo epistolare con il direttore Padre Benedetto e che si provvedesse nel futuro ad un suo trasferimento, per meglio raggiungere questi obiettivi (7).
Questi provvedimenti furono eseguiti solo in parte, non per mancanza di sottomissione, ma perché si temeva la reazione del popolo di San Giovanni, e conoscendone l’indole bellicosa, si a­giva con estrema prudenza, per salvaguardare l’incolumità di tanti, compresi Padre Pio e i suoi superiori.
Esattamente un anno dopo, il 31 maggio 1923, il Sant’Uffizio emanò il primo decreto ufficiale riguardante Padre Pio nel quale si dichiarava, premessa un’inchiesta sui fatti attribuiti al Padre Pio da Pietrelcina, non constare la soprannaturalità di questi fatti, e si esortava i fedeli a conformarsi a tale dichiarazione (8). Il colpo fu durissimo: la gerarchia ecclesiastica ufficiale non riconosceva la santità del Frate cappuccino, ma la gente del popolo, a cominciare da quello di San Giovanni, ne aveva intuito le virtù eroiche e i carismi e non esitò a difendere la verità.
Vedremo quanta parte avrà nella vicenda di San Pio proprio il popolo di San Giovanni Rotondo, coordinato da uno dei più fedeli figli e amici del Santo, il sindaco Francesco Morcaldi.  

Note
1) Padre Pio da Pietrelcina, Epistolario, vol. III, p. 470-471.
2) Cf. Marciano Morra, Padre Pio e la Chiesa madre di santi e di peccatori, San Giovanni Rotondo 2007, pp.42-43.
3) Riportato da G. Saldutto, Un tormentato settennio nella vita di Padre Pio, Roma 1974, p. 139.
4) cf. ivi, p. 147.
5) Manoscritto, archivio privato. Riportato da M. Morra, op. cit., p. 82.
6) Cf. ivi, p. 69.
7) Cf. Archivio Padre Pio, Lettera del Card. Merry del Val al Rev.mo Padre Generale: Roma 2 giugno 1922.
8) Cf. Acta Apostolicae Saedis, 15 (1923) p. 356.

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