RELIGIONE
Per sempre insieme?
dal Numero 44 del 8 novembre 2015
di Suor M. Gabriella Pia Iannelli, FI

Alcune considerazioni gioveranno a comprendere e ricordare che l’indissolubilità matrimoniale non è un freddo obbligo, ma un dono divino e una necessità naturale che bisogna assecondare e far fruttificare nella fedeltà.

La progressiva e sempre più incisiva secolarizzazione ha portato ad una seria difficoltà a comprendere le esigenze più profonde della Fede cristiana e della Legge divina. Soprattutto nel mondo occidentale si è diffusa una appartenenza solo esteriore alla Chiesa disgiunta da una coerente vita cristiana. Si riceve ordinariamente il Battesimo, ma poi difficilmente si conosce e si pratica la vita cristiana autentica, nel rispetto dei Comandamenti e nella frequenza dei Sacramenti. Per questo anche il Sacramento del Matrimonio non viene veramente compreso nei suoi aspetti più profondi e sacri: «Laddove si sono smarrite le ragioni fondamentali della fede cristiana – scrive il Card. Müller – una mera appartenenza convenzionale alla Chiesa non è in grado di guidare a scelte di vita importanti e di offrire alcun supporto nelle crisi dello stato matrimoniale» (Permanere nella verità di Cristo, Cantagalli, Siena 2014, p. 147).
Lontani dalla prospettiva della fede e della grazia si diffonde sempre di più la mentalità dell’incapacità di rimanere fedeli al “per sempre” del vincolo matrimoniale. Ci si chiede se è possibile o è solo una utopia, ai nostri giorni, legarsi per tutta la vita ad una sola persona; il dubbio si fa ancora più pressante dinanzi ai numerosissimi casi di Matrimoni “sfasciati” da divorzi e separazioni. E allora sembra che la Legge divina chieda veramente l’impossibile quando esige l’indissolubilità del Matrimonio e che la Chiesa nella sua prassi pastorale debba adeguarsi alle istanze e alla mentalità delle nuove generazioni.
In questa visione meramente umana e orizzontale, si dimentica una cosa fondamentale: il Matrimonio è un Sacramento e non è quindi una realtà solo naturale, ma anche e profondamente soprannaturale. Nel Sacramento del Matrimonio è Dio stesso che interviene con la sua grazia cosicché attraverso il Sacrificio di Cristo, eucaristicamente sempre presente nella Chiesa, l’uomo e la donna vengono liberati dalla loro incapacità di donarsi reciprocamente per sempre (cf. Card. Caffarra, op. cit., p. 159). Il Matrimonio «sottrae i coniugi dall’arbitrio e dalla tirannia dei sentimenti e degli stati d’animo; li aiuta ad affrontare le difficoltà personali e a superare le esperienze dolorose; protegge soprattutto i figli, che patiscono la maggior sofferenza dalla rottura dei matrimoni» (L. Müller, op. cit., p. 148).
E ancora: il Matrimonio Sacramento crea una unità ontologica tra i due coniugi per cui essi diventano veramente un solo essere, e il vincolo d’amore che li unisce, se si corrisponde alla grazia, trascende il sentimento e l’istinto e diventa dedizione e dono totale di sé all’altro. «Chiunque avesse dei dubbi sul fatto che il vincolo matrimoniale abbia qualità ontologica – ci ricorda il Card. Müller –, può lasciarsi istruire dalla Parola di Dio: “In principio Dio creò l’uomo e la donna. Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne” (Mt 19,4-6)». Questa unità ontologica è evidenziata anche da un altro primario aspetto del sacramento del Matrimonio: il suo radicarsi nell’unione indissolubile tra Cristo e la Chiesa, come afferma san Paolo: «Voi mariti amate le vostre mogli come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei. [...] Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!» (Ef 5,25.31.32).
Non si tratta di un semplice simbolo, ma di una realtà: Cristo che unisce a sé la Chiesa con vincolo permanente, unisce in sé e tra di loro anche l’uomo e la donna che liberamente e validamente si uniscono in Matrimonio: «Simbolo-reale: non è solo un segno che rimanda semplicemente ad una realtà, ma la Realtà è presente nel segno [...]. Nel matrimonio è un’azione divina che unifica i due [...]. L’uno è donato all’altro, e contemporaneamente in questa reciproca appartenenza è inscritto il Mistero: l’unione Cristo-Chiesa» ( Card. Caffarra, op. cit., p. 159).
Alla luce di queste considerazioni l’indissolubilità matrimoniale quindi non è un freddo obbligo a cui sottostare con costrizione, ma è un dono della grazia, un dono grande e prezioso che bisogna saper fruttificare nella fedeltà, superando le difficoltà, le tentazioni, e tutto ciò che può attentarlo. Se vi è una tale consapevolezza, fondata sulla fede e sulla realtà sacramentale del Matrimonio, è chiaro che nasce anche la fiducia di poter prendere dinanzi a Dio e con il suo aiuto un impegno che si estenda a tutta la vita. Ciò non esclude che vi siano casi in cui la convivenza matrimoniale diventa impossibile per gravissimi motivi; in questi casi la Chiesa prevede la possibilità della separazione, fermo restando il vincolo coniugale e l’impossibilità di risposarsi, o la possibilità di un ritorno insieme qualora i gravi motivi che hanno condotto alla separazione venissero meno.
Se il Matrimonio, per la grazia sacramentale, è una realtà soprannaturale capace di sublimare l’amore umano, portando seco anche il dono dell’indissolubilità che fa assurgere all’unione di Cristo con la sua “Sposa” la Chiesa, allora è una realtà preziosa da salvaguardare integralmente. «Alla crescente mancanza di comprensione circa la santità del matrimonio, la Chiesa non può rispondere con un adeguamento pragmatico a ciò che appare inevitabile, ma solo con la fiducia nello “Spirito di Dio, perché possiamo conoscere ciò che Dio ci ha donato” (1Cor 2,12)» (Card. L. Müller, op. cit., p. 148).

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