RELIGIONE
Le indulgenze. Che cosa sono in realtà.
dal Numero 16 del 21 aprile 2013
di Padre Angelomaria Lozzer, FI

La Chiesa nostra Madre, tesoriera degli infiniti meriti di Cristo, desiderando portare tutti i figli in Cielo nel più breve tempo possibile, si offre di “pagare” parte o tutto il debito da loro contratto davanti a Dio. A quali condizioni?

    Nella mente dei cristiani, tra le verità di fede più incomprese e mal capite, occupa senz’altro uno dei primi posti la realtà delle indulgenze. Molti credono erroneamente che le indulgenze siano una sorta di Confessione a basso prezzo, una remissione completa delle colpe, oppure ritengono che siano il mezzo certo per salvare i propri cari defunti.
    Innanzitutto che cosa sono le indulgenze?
    Esse sono «la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, remissione che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della redenzione, autoritativamente dispensa ed applica il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei santi» (CCC 1471).
    Per comprendere questa definizione occorre innanzitutto distinguere la colpa dalla pena. La colpa è l’offesa arrecata a Dio, la pena invece una conseguenza, o per meglio capirci, il “prezzo” della colpa. Alla colpa grave segue una pena eterna, che è la lontananza per sempre da Dio nell’eternità del fuoco dell’inferno.
    La colpa ci viene perdonata attraverso la Confessione sacramentale, la quale ci restituisce l’amicizia con Dio e con essa, di conseguenza, ci viene cancellata anche la pena eterna. Rimane però la pena temporale, dovuta, come spiega il Catechismo, ad «un attaccamento malsano alle creature, che ha bisogno di purificazione, sia quaggiù, sia dopo la morte, nello stato chiamato purgatorio» (CCC 1472). Tale pena temporale si sconta in parte con il dolore e l’amore con cui ci siamo accostati al Sacramento del perdono, in parte con la penitenza imposta dal confessore, come anche con le opere di misericordia corporale e spirituale esercitate nell’arco della nostra vita terrena. Tuttavia, per noi poveri peccatori che racimoliamo giorno dopo giorno colpe su colpe, questo normalmente non è sufficiente. Se difatti, volessimo scontare tutto in questa vita evitando secoli di espiazione in Purgatorio, dovremmo passare giorno e notte nella più rigorosa penitenza e nelle più grandi opere di carità.
    La Chiesa nostra madre, desiderosa di portarci tutti in Cielo con sicurezza e nel più breve tempo possibile, secondo la missione ricevuta dallo stesso Cristo, si offre pertanto al posto nostro per “pagare” tutto o in parte, il debito contratto davanti a Dio, servendosi dei meriti di Gesù Cristo, della sua Madre Corredentrice e di tutti i martiri e i santi; e queste sono le indulgenze!
    Quando la Chiesa “paga” una parte del debito si ha un’indulgenza parziale, quando lo “paga” tutto, plenaria. La Chiesa con ciò non vuole esonerarci dal nostro dovere quotidiano di soddisfare e riparare alle nostre iniquità, quanto piuttosto di aiutarci nel compiere un’opera che altrimenti per noi resterebbe impossibile o estremamente difficile. Noi purtroppo non comprendiamo fino in fondo che cosa sia il peccato e quali conseguenze produca, ma se avessimo gli occhi dei santi e dei mistici vedremmo pienamente la sua malizia e con quale severità giustamente Dio lo punisca.
    Come accennato nella definizione data sopra, tratta dal Catechismo, l’applicazione delle indulgenze può avvenire solo quando la colpa dei peccati è già stata rimessa, o attraverso il sacramento della Confessione se si tratta di colpa mortale, o da un sincero pentimento nel caso di quella veniale. La pena della colpa non rimessa non è cancellabile, giacché per rimuovere l’effetto è necessario rimuoverne prima la causa. Per questo motivo, l’indulgenza plenaria è lucrabile solo dall’anima distaccata da ogni peccato, fosse anche veniale, giacché senza pentimento è impossibile ottenere il perdono della colpa e quindi per conseguenza anche la cancellazione della sua relativa pena. In tal caso l’indulgenza lucrata resterebbe solo parziale, non potendosi estendere a tutte le pene. Inoltre, «è necessario eseguire l’opera indulgenziata e adempiere tre condizioni: Confessione sacramentale, Comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice» (Indulgentiarum Doctrinam, nota 7).
    Per acquistare l’indulgenza parziale è necessario essere in grazia di Dio, adempiere quanto è richiesto e avere l’intenzione di lucrarla. Un tempo le indulgenze parziali si distinguevano in numero di giorni, mesi, anni..., che popolarmente erano ritenuti come giorni, mesi, anni... in meno di Purgatorio. In realtà tali giorni si riferivano alle penitenze pubbliche che la Chiesa infliggeva per determinati peccati e che potevano durare per diversi giorni o addirittura anni. Le indulgenze in tal modo intendevano rimettere tanta pena quanta se ne rimetteva con tanti giorni, mesi ed anni... di digiuni e penitenze. Avendo il popolo ormai perso questo senso originale delle indulgenze, Paolo VI pensò opportuno, con l’autorità conferitagli da Cristo, di modificarle, legandole non più ai giorni, ai mesi o agli anni, ma al merito stesso dell’opera compiuta davanti a Dio. Così il documento pontificio definisce: «Per quanto riguarda l’indulgenza parziale, abolendo l’antica determinazione di giorni e di anni, si è stabilita una nuova norma o misura tenendo in considerazione la stessa azione del fedele, che compie un’opera indulgenziata. E poiché l’azione del fedele, oltre al merito che ne è il frutto principale, può anche ottenere una remissione di pena temporale tanto maggiore quanto più grande è il fervore del fedele e l’importanza dell’opera compiuta, si è ritenuto opportuno stabilire che questa stessa remissione della pena temporale che il fedele acquista con la sua azione, serva di misura per la remissione di pena che l’autorità ecclesiastica liberamente aggiunge con l’indulgenza parziale» (Indulgentiarum Doctrinam, n. 12).
    In altre parole la Chiesa non fa altro che duplicare il valore dell’opera indulgenziata, aggiungendo, per esprimerci, “dieci”, all’opera che vale “dieci”, “venti” a quella che vale “venti” e così via, in modo da contribuire al pagamento dei nostri debiti contratti davanti a Dio.
    Tali indulgenze poi, possono essere applicate per noi stessi o per i defunti (cf. CCC 1471). Tuttavia si tenga presente che nel caso dei defunti essa non è fatta a modo di assoluzione, per il fatto che i defunti non sono più sudditi della Chiesa e restano perciò al di fuori della sua giurisdizione. Le indulgenze nel loro caso sono fatte unicamente a modo di suffragio, cioè di semplice offerta a Dio, affinché si degni di applicarne il merito in quella misura che a Lui piace, secondo i disegni della sua imperscrutabile Sapienza e infinita Bontà. Ciò che è sicuro, è che noi possiamo dare ai nostri cari un immenso sollievo e procurare a noi stessi tanti e tali beni che solo in Cielo saremo in grado di comprenderli pienamente. 

Alcune indulgenze plenarie

    Ottiene l’indulgenza plenaria colui che assolvendo le solite condizioni (Confessione sacramentale, Comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice, con l’esclusione di qualsiasi affetto al peccato anche veniale):
    1) adora il Santissimo Sacramento per almeno mezz’ora;
    2) piamente visita una delle quattro Basiliche Patriarcali di Roma e vi recita un Padre Nostro e un Credo:
    - nella festa del Titolare;
    - in qualsiasi domenica o altra festa di precetto;
    - una volta l’anno, in un altro giorno, da scegliersi dal medesimo fedele;
    3) nella solenne azione liturgica del Venerdì Santo, partecipa all’adorazione della Croce e la bacia;
    4) partecipa agli esercizi spirituali almeno per tre giorni interi;
    5) devotamente usa nella festa dei santi apostoli Pietro e Paolo un oggetto di pietà (crocifisso o croce, corona, scapolare, medaglia), benedetto dal Sommo Pontefice o da un Vescovo, aggiungendo però la professione di fede con qualsiasi legittima formula;
    6) si accosta per la prima volta alla Santa Comunione o assiste alla pia cerimonia della Prima Comunione;
    7) assiste alla prima Messa di un novello sacerdote celebrata con una certa solennità;
    8) recita il Rosario in chiesa o pubblico oratorio, oppure in famiglia, in una Comunità religiosa, in una pia Associazione (è sufficiente la recita della sola terza parte del Rosario, ma le cinque decadi devono recitarsi senza interruzione e all’orazione vocale si deve aggiungere la pia meditazione dei misteri);
    9) legge la Sacra Scrittura per almeno mezz’ora;
    10) compie il pio esercizio della Via Crucis dinanzi alle stazioni della Via Crucis legittimamente erette;
    11) visita nel giorno in cui si celebra la Commemorazione di tutti i fedeli defunti, piamente una chiesa o un oratorio pubblico, oppure semipubblico per coloro che legittimamente lo usano (applicabile soltanto alle anime del Purgatorio);
    12) devotamente visita il cimitero e prega, anche soltanto mentalmente, per i defunti, dal 1° all’8 novembre (applicabile soltanto alle anime del Purgatorio);
    13) visita una chiesa od un oratorio dei Religiosi nella festa del loro Santo Fondatore e vi recita un Padre Nostro e un Credo;
    14) recita pubblicamente il Te Deum nell’ultimo giorno dell’anno;
    15) rinnova nella celebrazione della Veglia Pasquale o nell’anniversario del proprio Battesimo le promesse battesimali.

Alcune indulgenze parziali

    Sono molte le indulgenze parziali legate ad alcune preghiere e pratiche religiose e sarebbe lungo qui elencarle. Si tengano però presenti le seguenti indulgenze parziali qui riportate.
    1) Si concede l’indulgenza parziale al fedele che, nel compiere i suoi doveri e nel sopportare le avversità della vita, innalza con umile fiducia l’animo a Dio, aggiungendo, anche solo mentalmente, una pia invocazione.
    2) Si concede l’indulgenza parziale al fedele che, con spirito di fede e con animo misericordioso, pone se stesso o i suoi beni a servizio dei fratelli che si trovino in necessità.
    3) Si concede l’indulgenza parziale al fedele che, in spirito di penitenza, si priva spontaneamente e con suo sacrificio di qualche cosa lecita (cf. Manuale delle indulgenze).

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