RELIGIONE
La risposta di Caino
dal Numero 43 del 2 novembre 2014
di Antonio Farina

Dio domandò a Caino: “Dov’è tuo fratello?”, facendo comprendere come ognuno di noi sia, in certo qual modo, responsabile dell’altro. Anche l’Immacolata a Fatima ha chiesto l’offerta della sofferenza in “riparazione dei peccati” e per la “conversione” delle anime. Qual è la nostra risposta?

Diciamocelo francamente: le tragedie che stanno colpendo l’umanità, le sofferenze che attanagliano uomini e donne di tutti i Paesi, le guerre, gli stermini, l’islam impazzito e le teste tagliate in diretta, l’Ebola e le epidemie di febbri emorragiche, gli scenari di guerra e terrorismo internazionale, le persecuzioni dei cristiani, i barconi ormai forieri solo di morte e di lutto, non sono una sorpresa. Non possono essere una sorpresa. Se siamo onesti fino in fondo e se possediamo un minimo di visione spirituale degli eventi tutte queste catastrofi (ci vogliamo mettere dentro anche quelle naturali? Ma sì) non sono e non possono essere ritenute “casuali” o fortuite o frutto di una “congiuntura” sfavorevole del destino. No. Ne siamo coscienti: più l’umanità si allontana da Dio (da quello vero non da Allah che invece riscuote, a quanto pare, grandi adesioni) e più si moltiplicano i dolori. Ma – scusate – cosa è avvenuto nei millenni trascorsi? Cosa c’è scritto nella Sacra Scrittura? Come si comportava Jahvè nei confronti del popolo eletto? O per meglio dire, che cosa si procuravano con le proprie mani, con le proprie defezioni, coi rinnegamenti e i tradimenti di Dio gli israeliti, il popolo erede di Abramo? Dolori, sconfitte, guerre, pestilenze, carestie, addirittura deportazioni di massa e abominio della desolazione. Siamo degli illusi se crediamo che il risultato delle medesime azioni non produca più gli stessi effetti. Dio non cambia – come ammoniva il compianto papa Giovanni Paolo II –: è lo stesso ieri, oggi e domani.
Più un pianeta è lontano dal Sole e più le tenebre e il gelo siderale lo avvolgono e lo costringono in una cortina ghiacciata: sulla Terra la temperatura è di 12°/15°C di media e la vita può prosperare, se si va su Plutone la temperatura precipita a -265°C, solo qualche grado al di sopra dello zero assoluto, c’è solo morte e desolazione, un deserto gelato e tenebroso: è matematico, è scientifico, è una legge naturale. Ebbene anche la legge spirituale ha una sua consistenza e coerenza perfetta ed immutabile: «Chi non è con me è contro di me» (Mt 12,30): non si può stare contro Dio ed essere felici in Paradiso! È una contraddizione in termini.
Poiché però noi siamo un popolo dalla dura cervice esattamente, se non peggio, del popolo eletto, la Madonna a Fatima ha parlato chiarissimo, era il 13 luglio del 1917: «Avete visto l’inferno dove cadono le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. Se faranno quel che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace. La guerra sta per finire; ma se non smetteranno di offendere Dio, durante il Pontificato di Pio XI ne comincerà un’altra ancora peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Finalmente, il mio Cuore Immacolato trionferà».
Adesso i casi sono due: o Fatima cessa di essere ritenuta un’Apparizione riconosciuta dalla Chiesa come autentica e veritiera, oppure due più due fa quattro e dobbiamo riconoscere che quello che ci sta succedendo è esattamente quello che doveva succedere (prima o poi). Per di più l’appello della Vergine Maria rivolto ai tre Pastorelli riguarda proprio la salvezza delle anime specialmente quelle dei peccatori. Lei che è la Madre di noi poveri peccatori porta il peso e la sofferenza del mandato ricevuto dal Signore ai piedi della Croce: «Volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che Lui vorrà mandarvi, in riparazione dei peccati con cui è offeso e come supplica per la conversione dei peccatori?».
La risposta dei tre bambini-santi è stata pronta ed immediata: «Sì, lo vogliamo». Una risposta non soltanto verbale o formale o di facciata, ma autentica e reale, eroicamente attuata fino all’estremo sacrificio. Giacinta e Francesco sono diventati veramente dei piccoli martiri e hanno sorbito il calice dell’olocausto fino all’ultima goccia, come Nostro Signore Gesù Cristo. La terribile epidemia della Spagnola se li è portati in Cielo ma non un secondo prima che diventassero perfetti agli occhi di Dio: «I Cuori Santissimi di Gesù e di Maria sono attenti alle vostre suppliche [...] E hanno su di voi disegni di Misericordia [...] Offrite continuamente al Signore preghiere e sacrifici in atto di riparazione per i tanti peccati con cui Egli è offeso, e di supplica per la conversione dei peccatori. Attirerete così la pace sulla vostra patria» (l’Angelo del Portogallo, primavera del 1915). Ancora una volta l’Essere luminoso che parla ai piccoli Veggenti stabilisce e ribadisce un nesso logico preciso: riparazione-pace per contrastare il tragico binomio peccato-guerra.
La realtà teologica ineffabile della Comunione dei Santi fa sì che i meriti dei buoni valgono a compensare le defezioni e le mancanze dei reprobi, ecco perché la Madonna è in cerca di uomini di buona volontà che la aiutino nel contrastare la “nevicata” di anime che vanno a finire all’inferno. Agli occhi di Dio noi siamo tutti fratelli perché «uno solo è il Padre vostro che è nei Cieli» e lo siamo ancor di più in virtù della figliolanza spirituale che ci lega all’Immacolata.
Che meravigliosa logica regola le cose di Dio: è la logica della semplicità, la ragione dei semplici, l’evidenza dei cuori puri ricolmi della Sapienza divina!
Tornando a noi viatori del Terzo Millennio, ai cattolici credenti che dobbiamo essere il “faro” spirituale del mondo (che ci guarda come viviamo e come ci comportiamo), pur essendo investiti della stessa domanda non è detto che siamo in grado di dare la stessa risposta dei Pastorelli di Fatima. Sebbene il Signore ci esorti: «Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48), sarebbe illusorio e utopistico pensare che un afflato universale riporti, così all’improvviso, l’intero mondo cristiano all’epoca eroica dei primi martiri che davano la vita per la Fede, per l’Amore a Dio e al prossimo. Tuttavia non è accettabile – come stiamo facendo oggi – presentare all’Immacolata che in atto supplice e con le lacrime agli occhi chiede la nostra collaborazione, la risposta di Caino. Quale fu la risposta di Caino? Leggiamo attentamente: «Allora il Signore disse a Caino: “Dov’è Abele, tuo fratello?”. Egli rispose: “Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?”. Riprese: “Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!”» (Gen 4,9). Ecco. Il Signore ci chiede di pregare e fare sacrifici per salvare le anime nostre e dei nostri fratelli, di riparare all’onda nera montante del peccato che dilaga su tutta la terra e noi rispondiamo così: «Sono forse io il guardiano di mio fratello?» che sta a significare: “Chi se ne importa se le anime fioccano all’inferno?”. Quanta amarezza. Siamo tutti latitanti spirituali, o – se preferite – scioperanti, scansafatiche, gente che volta le spalle all’Immacolata e disprezza il suo dolore di Madre Universale. Il paradosso raggiunge il suo culmine se si considera che questo atteggiamento egoistico e di chiusura ha il medesimo effetto di quello che ebbe al tempo di Caino: il Signore ci abbandona al nostro destino: «Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere» (Gen 4,14).
È un fatto incontrovertibile: agli appelli di Fatima l’umanità (ancora?) non risponde. Il Cielo imbronciato osserva l’umanità balbettante e incerta, che un giorno sembra fare un passo in avanti e poi ne fa due indietro travolta dal relativismo morale, dall’apostasia, dal naufragio nella fede, gemente e tremante sotto le percosse del Nemico il quale sa bene che se la Chiesa non imboccherà la via indicata dalla Vergine Maria si troverà sempre sulla strada sbagliata.

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