ATTUALITÀ
L’aborto, la democrazia e Lucifero
dal Numero 29 del 21 luglio 2013
di Fabrizio Cannone

Non sarà mai abbastanza trattare il tema-aborto dai vari punti di vista: morale, giuridico, sociale, filosofico. Di particolare interesse, perché quasi inesplorato, il campo di riflessione di ordine “preternaturale”. Ecco le ragioni per cui la pratica dell’aborto può essere definita “l’atto diabolico per antonomasia”!

Credo che il nostro amato Settimanale abbia il raro merito, nell’ampia gamma della pubblicistica cattolica contemporanea, di aver costantemente tenuto accesi i riflettori, come si usa dire, sul problema-crimine dell’aborto. Ed in effetti, se il Bene è assoluto e illimitato per definizione, coincidendo con Dio Ottimo Massimo, il male partecipa di una certa infinità potenziale, nel senso che sino alla fine del mondo non si esaurirà mai, e i suoi effetti sull’umanità sono destinati a esplicarsi in un variegatissimo e indefinito numero di modi.
Se l’aborto e la sua iniqua legalizzazione sono il massimo crimine dei tempi nostri, un modo per verificare la sicurezza dottrinale di un periodico cattolico sta proprio nel vedere come affronta il tristissimo fenomeno, se lo censura, se lo prende di petto e lo condanna senza alcun distinguo possibile. Molte riviste che non voglio menzionare, spesso assai più diffuse del nostro Settimanale, non parlano quasi mai di aborto, né per la verità di eutanasia o di suicidio assistito, né di omosessualità e di divorzio: come se, non nominando questi e altri mali, essi, per il fatto stesso, evaporassero da soli!
Altre riviste invece, in articoli densi e oculati propongono delle analisi convincenti in materia di bioetica e danno al lettore quegli strumenti critici che gli permetteranno poi di non essere omologato al Pensiero Unico della decadente modernità occidentale.
Così per esempio, Il Timone, l’ottimo mensile apologetico diretto da Giampaolo Barra, in un eccellente pezzo di Lorenzo Schoepflin intitolato L’eugenetica avanza. Anche in Italia, ha parlato tempo fa di eugenetica legandola all’aborto, delitto praticato sempre più per ragioni “mediche” e “terapeutiche”. Sentiamo la vicenda riportata dall’Autore. «Oggi, è la nascita di un disabile ad essere giudicata una rovina. Ne è stata conferma la sentenza della Terza Sezione civile della Cassazione, che, nello scorso ottobre [2012], ha riconosciuto il diritto di una famiglia ad essere risarcita a causa della nascita di una bimba affetta dalla sindrome di Down. Il danno che si configurerebbe, sia per i genitori che per i fratelli, sarebbe costituito proprio dalla venuta al mondo della portatrice di handicap. E quale sarebbe stata la soluzione al problema, quale lo strumento di prevenzione? L’aborto, ovviamente. A risarcire la famiglia, infatti, dovrà essere il ginecologo, reo di non aver diagnosticato la Trisomia 21 e dunque di non aver informato opportunamente la madre» (Il Timone, febbraio 2013, p. 48). Lo Schoepflin cita poi altri casi del tutto analoghi accaduti in Canada, USA e Australia in cui i giudici hanno accettato la logica perversa del Wrongful birth (nascita sbagliata!) per condannare il medico o il ginecologo di turno a risarcire la famiglia a causa dei danni subiti per la mancata soppressione del disabile. Questa mentalità scientista ed evoluzionista, liberale e consumista, esprime al meglio ciò che provoca la legislazione abortista nel pensiero giuridico e morale di una società. Se uccidere il figlio di per sé è lecito, chi può determinare le ragioni per cui un aborto sia più o meno etico di un altro? I cinesi che sopprimono in gran quantità embrioni di sesso femminile applicano la legislazione abortista in uno dei tanti modi possibili e chi sopprime il malato, perché il sano è migliore, fa infondo la stessa cosa. Se la donna può uccidere il frutto del suo grembo, e lo può sempre poiché è un suo diritto garantito, ogni discussione è chiusa in partenza. Dunque essendo meglio la salute della malattia, ecco che l’eugenetica, ovvero la ricerca del perfetto, si impone da sé nelle democrazie abortiste occidentali. Ma l’errore non sta nella ricerca della salute e nella cura dell’infermità, ma nella soppressione arbitraria e criminosa del malato innocente. Vallo a spiegare a lorsignori, i teorici della democrazia parlamentare, in cui non c’è altra legge che la volontà popolare: se essa ha votato a maggioranza la legge 194, non resta che applicarla! In realtà, andrebbe soppressa poiché riconosciuta nulla, irrita e non avvenuta sotto ogni punto di vista.
Radici Cristiane, diretto da Roberto de Mattei e coordinato dall’ottimo Mauro Faverzani, nel numero di maggio 2013 parla del rapporto tra l’aborto e il principe di questo mondo in un articolo di Roberto Dal Bosco dal titolo di Appunti per una demonologia dell’aborto. Secondo Dal Bosco se l’aborto è stato trattato esaurientemente dal punto di vista medico, giuridico e filosofico, «manca del tutto una trattazione completa ed esaustiva dell’aborto dal punto di vista preternaturale» (p. 40).
Eppure è certo, secondo l’Autore, che «Satana ha una sua agenda politica e bioetica» e questo anche in base a dichiarazioni del demonio rese durante esorcismi, in cui non sempre l’Avversario riesce a mentire. A padre Domenico Mondrone, il diavolo disse: «Vi ho portati a praticare l’aborto con cui fate stragi di uomini prima che nascano. Tutto quello che può rovinarvi non lascio intentato e ottengo ciò che voglio» (cit. a p. 40). Secondo Dal Bosco l’aborto è «atto diabolico per antonomasia» per tre ragioni. Anzitutto perché elimina l’uomo «oggetto del suo odio e della sua invidia», cercando di «sterminare l’umanità»; poi perché chi abortisce si instrada a passo veloce verso la dannazione, ove Satana attende i suoi; infine «vi è un motivo simbolico per cui il diavolo spinge all’aborto [...]. Distruggendo il feto, egli nega Dio in quanto Figlio» (pp. 40-41). La veridicità delle teorie demonologiche sull’aborto si fonda altresì sulla storia e non è un caso che le streghe tra altre aberrazioni praticavano l’aborto. Infatti sono citati dei brani del celebre Malleus maleficarum, manuale degli inquisitori approvato da Roma, in cui si afferma che «le streghe ostetriche in diversi modi uccidono nell’utero i concepiti, provocano l’aborto, e se non fanno questo, offrono ai diavoli i bambini appena nati» (cit. a p. 41).
Ciò visto, torniamo all’attualità. Il quotidiano della CEI Avvenire (4 maggio 2013, p. 27) pubblica la seguente missiva di un lettore che riportiamo integralmente e senza commento. Essa conferma il carattere demonologico dell’aborto e della democrazia che pretende di legalizzarlo. «Gentile direttore, ormai da 15 anni mi sono trasferito negli USA dall’Italia, ma ogni volta che mi trovo a parlare del presidente Barack Obama con amici italiani, anche cattolici impegnati, mi sento travolto dai loro punti di vista. Colgo infatti quasi sempre un’ammirazione profonda, che sfiora l’estasi. Dopo un momento di sgomento mi dico che quell’ammirazione è dovuta a profonda ignoranza e alla falsa narrativa dei media americani (da cui attingono i media italiani) che stravedono per il loro eroe. Purtroppo non è tutto oro quel che luccica! Forse pochi sanno che Obama, quando era ancora senatore, ha votato per ben quattro volte in opposizione a una proposta di legge che proteggeva i bambini nati vivi dopo un aborto mancato. In altre parole, si è dichiarato a favore dell’infanticidio! Il consenso di Obama all’aborto e all’industria abortiva non finisce qui. Tante le sue azioni a favore. La più recente, lo scorso 26 aprile, quando per la prima volta un presidente americano ha tenuto un discorso ufficiale al convegno di quella che è probabilmente la più grande azienda abortiva nel mondo (escludendo la Cina): la Planned Parenthood. Vi risparmio gli elogi e la passione che Obama ha riversato sull’organizzazione. Una sola cosa vorrei mettere in luce. Obama ha concluso il suo discorso con le parole God bless Planned Parenthood, ovvero Dio benedica Planned Parenthood (gli abortisti)! Quando il male diventa bene e il bene diventa male, c’è da rabbrividire!».

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