ATTUALITÀ
Per un’estate cattolica!
dal Numero 26 del 30 giugno 2013
di Fabrizio Cannone

È ormai estate ed è bene provvedere a non mandare in vacanza anche la fede. A questo fine qualche sano consiglio, affinché si ritempri non solo il fisico ma anche e soprattutto lo spirito, magari con buone letture e meditazioni e la scelta di posti più  favorevoli alla vita di grazia.

Come ogni anno desideriamo dare qualche consiglio al lettore circa la maniera migliore per vivere e riscattare il periodo estivo, spendendo le lunghe giornate che Dio ci dà in modo adeguato, propizio, edificante. Non tutti certo godono dello stesso tempo libero e molti per una ragione o per un’altra sono costretti a restare nella città e nell’abitazione di ordinario domicilio. Tuttavia il sole tramonta più tardi per tutti la sera e sorge ben presto al mattino. Tutti dunque possono fare uno sforzo per usare bene del tempo che si ha in abbondanza nei roventi mesi di luglio e di agosto.
Ferme restando le imprescindibili attività del buon cristiano – come la preghiera al mattino e alla sera, la Messa domenicale, la Confessione settimanale e tutto il resto – crediamo di poter evidenziare altri momenti della pausa estiva, in quanto particolarmente atti a favorire la crescita umana, culturale e spirituale di ciascuno di noi.
Li elenchiamo qui, in modo sintetico, e senza alcuna pretesa di completezza, per insinuare una loro facile comprensione e memorizzazione.
1) Anzitutto la scelta oculata del luogo o dei luoghi di vacanza. Questa scelta è da intendersi a vari livelli. Ovviamente è bene stare attenti a non mettersi volontariamente in occasioni prossime di peccato, cioè di allontanamento da Dio, dai Sacramenti, dalla grazia e dalla pratica cristiana ben regolata. Un esempio. Mettiamo che uno avesse due inviti per il mese di agosto. Uno fatto da un buon amico cattolico, praticante, morigerato, sposato e con due figli. E poi un secondo invito da parte del cugino, ateo, convivente more uxorio con una giovane donna mondana, laica e anticristiana. Che fare, vista l’impossibilità di far piacere ad entrambi? Certo, bisogna amare il prossimo, anche a partire dai familiari e dai parenti, come insegna san Tommaso... Però, non bisogna rischiare di farsi traviare dal prossimo, specie se è più colto, più agiato e più intelligente di noi (come capita non raramente in questi tempi di laicismo di Stato e cristianesimo di frangia). E neppure è bene far fare ai nostri figli – di cui come genitori abbiamo una lorda responsabilità – amicizie pericolose o malsane. Non si sta dicendo che è moralmente vietato avere rapporti umani e socievoli, anche stabili, col non cattolico o col non praticante (oggi del resto cosa difficilissima, vista la drastica riduzione sia dei cattolici che dei praticanti dopo il Vaticano II). Si dice solo, né più né meno, che è bene, fra due ipotesi, come quelle dell’esempio, scegliere la migliore, la più sicura, la meno pericolosa per l’anima. è strano tutto ciò? Chi dicesse che questo è fondamentalismo e chiusura mentale, dimostrerebbe secondo me una sfacciata ipocrisia. Nessuno infatti manderebbe un figlio in una situazione in cui potrebbe facilmente perdere la vita (naturale); ed è giusto, per quanto possibile, allontanare i nostri cari altresì da ogni rischio di perdere o degradare la non secondaria vita spirituale. Tutto qui. La scelta della vacanza dunque deve essere ponderata, discernendo bene il contesto in cui ci si troverà per giorni o settimane, e ciò vale specialmente per i padri di famiglia con prole. Siamo noi padri infatti che abbiamo, non dimentichiamolo mai, l’auctoritas di paterfamilias. Se lo Stato laico e la cultura femminista ci hanno detronizzato, Dio ci richiama ogni santo giorno ai nostri doveri di stato come guide, custodi, tutori di moglie e figli. Preferisco non entrare in temi più scabrosi circa il luogo della vacanza in quanto esposto a maggiori o minori tentazioni sociali e richiami sensuali (mare, montagna, città d’arte, estero, ecc.). Ogni capofamiglia cristiano decida secondo coscienza, ben sapendo, come insegna giustamente il Concilio, che nella coscienza ben formata «l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire» (Gaudium et spes, n. 16, corsivo mio).
2) Il secondo punto è la formazione culturale e sociale che, se deve essere permanente nel cristiano impegnato, ha nel periodo estivo, un suo punto fermo e un momento di maggior possibilità. Dobbiamo auto-formarci giacché, come scrive spesso un eccellente teologo francese, l’abbé Guillaume de Tanoüarn, «la foi du charbonnier ne suffit plus». Cioè la fede del carbonaio non basta più oggi. Con riferimento ad una fede semplice ma solida che nei secoli di cristianità diffusa, che in Italia durarono dal Medioevo sino agli anni ’60 del XX secolo, poteva bastare a mantenere l’uomo medio sulla retta via. Una via forse moderata e tranquilla, senza particolari eroismi, ma tutto sommato sana e valida, anche con l’ausilio dello Stato che si ispirava, allora, alla concezione cattolica dell’uomo e della famiglia (divieto di bestemmia e di turpiloquio, censura su film e spettacoli, decenza della moda, inesistenza del divorzio, dell’aborto, della droga, del mercimonio gay, ecc., ecc.). Oggi quell’epoca d’oro, o almeno d’argento, è tramontata parrebbe per sempre e noi dobbiamo essere in grado di formarci, formare e rispondere alle sfide del tempo presente. Moltissimi buoni cattolici si sono traviati e hanno perso la via della salute a causa della Tv, delle mode, del contesto lavorativo, scolastico o universitario, delle cattive amicizie, ecc. Molto spesso il demonio, attraverso giornali-politici-intellettuali, ha messo dubbi al credente e costui è caduto a terra come una pera cotta, non riuscendo più a ritrovare la fede dell’infanzia. L’estate non deve essere solo riposo, distrazione e viaggio, ma anche lettura e meditazione. Abbiamo in Italia una vasta scelta di ottime riviste e ce n’è davvero per tutti i gusti e tutti i livelli culturali (oltre al nostro Settimanale, Fides Catholica, Il Timone, Radici Cristiane, De vita contemplativa, Immaculata Mediatrix, Divinitas, Nova Historica, Maria di Fatima, ecc.). Perché non farne incetta e portarcene vari numeri al mare o in montagna, all’estero o in campagna per fare sane e prolungate letture? Chi ce lo impedisce? Nei giorni ordinari c’è la Tv che ci immobilizza per varie ore ogni giorno: almeno in vacanza potremmo fare il fioretto di spegnerla in toto e leggere un po’. Le persone semplici possono leggere cose semplici, non importa. Purché ci si formi e non si resti passivi e oziosi.
3) Oggi dicono alcuni che tre sono i punti di appoggio del buon cristiano che voglia mantenersi fedele: san Tommaso, la Liturgia cattolica plurisecolare e una Mariologia forte e sostanziosa. San Tommaso in realtà è qui il simbolo del retto pensiero come tale: chi può dovrebbe cercare di coltivarlo, sia leggendo qualcosa dell’Angelico stesso (vari suoi testi sono disponibili in edizioni economiche), sia più in generale studiando autori sicuri che non mancano affatto in Italia. Basti pensare alle varie collane di case editrici come Fede & Cultura che pubblica romanzi, racconti, saggi storici, teologici e politici, interessanti, accessibili e formativi. Penso ai romanzi di Benson e Chesterton, o agli studi di Francesco Agnoli, padre Cavalcoli e Angela Pellicciari. Cose accessibili e spiritualmente assai nutrienti. Per una adeguata formazione liturgica poi vi sono due strade, la lettura e la pratica. I preziosi piccoli testi editi dalle Francescane dell’Immacolata andrebbero letti da tutti quei cattolici che vogliono capire le attuali malattie della Chiesa (specie Guéranger e Davies). E poi perché non fare le vacanze o almeno programmare alcune gite-escursioni verso lidi di sacra Liturgia arcaica? Per quel che riguarda la Mariologia consiglio gli ottimi libretti di padre Manelli o comunque quelli editi sul tema da Casa Mariana. Ed anche i tanti testi sulle apparizioni di Lourdes, Fatima, La Salette, Loreto, Banneux, ecc.
Sono arci-convinto che se daremo accoglienza a queste elementari indicazioni ci sentiremo davvero in grazia di Dio e vedremo la Fede non come un peso e una condanna, ma come una gioia preziosa, da difendere, da diffondere e da distribuire a piene mani!

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