ATTUALITÀ
La clinica degli orrori
dal Numero 41 del 18 ottobre 2015
di Lazzaro M. Celli

Alcuni video diffusi a più riprese sul web hanno messo allo scoperto le orribili malefatte di Planned Parenthood. Aborti e vendita degli organi dei bambini. La giustizia farà il suo corso, intanto si spera che qualcuno, vedendoli, apra gli occhi.

Entrare in una clinica e comprare parti di bambini abortiti, come fossero pezzi di ricambio in un supermercato, sarebbe argomento per un film horror. Purtroppo la follia cosmica che avvolge la mente e il cuore umano, trasformano in realtà cose che fino a trent’anni fa erano presenti solo nella fantasia di qualche squinternato.
Bisogna sapere che in diverse parti del mondo, compresi gli USA, opera un’Organizzazione denominata Planned Perenthood (Genitorialità pianificata). Si tratta di diverse Organizzazioni membri dell’IPPF, International Planned Perenthood Federation (Federazione Internazionale Genitorialità Pianificata) dedite alla diffusione dell’aborto, alla propagazione di contraccettivi e a promuovere una mentalità libertina dal punto di vista delle relazioni affettive. Ad essa si oppone il Center for Medical Progress (Centro per il progresso della medicina) un’associazione antiabortista. I membri di quest’associazione, dopo tre anni di lavoro, sono riusciti a video-riprendere delle situazioni che stanno imbarazzando non poco i dirigenti della clinica in questione. Sono riusciti a piazzare delle telecamere in alcuni locali e, con l’aiuto di complici, a registrare i colloqui e provare che questi signori si fanno promotori di una compravendita delle parti del corpo dei bambini appena abortiti.
Gli associati dell’organizzazione pro-life hanno introdotto nel web questo video, un pezzo dopo l’altro, a puntate, provocando una catena di reazioni. Il filmato riprende alcuni funzionari della clinica come Deborah Bucatola, direttrice dei servizi medici di Planned Parenthood, mentre spiega a dei clienti, seduta al tavolo di un ristorante, come siano stati molto bravi ad estrarre cuore, polmone e fegato dei bambini uccisi, senza danneggiare le parti da vendere. Il prezzo dei prodotti va dai 30 ai 300 euro. Ed è addirittura presentato una sorta di listino prezzi. Naturalmente più la gravidanza è portata avanti, più il prezzo sale.
Negli USA è un reato commercializzare parti del corpo umano ed anche vietato l’aborto parziale. Per chi non lo sapesse, l’aborto parziale avviene tra il 5° e il 6° mese di gravidanza. Consiste nell’afferrare con il forcipe un piede e tramite il piede tirare fuori tutto il resto del corpo del bambino che solitamente si dibatte; poi si lascia la testa dentro e si pratica un buco nella testa che poi si allarga con il forcipe ed, infine, si introduce nel foro un aspiratore per risucchiare il cervello. Proprio quel che fa la Planned Parenthood.
Chiedo scusa per la crudeltà della descrizione, non sarà mai abbastanza spiegare alla gente la criminalità dell’atto dell’aborto. Va da sé che attendere un po’ di tempo, prima di praticarlo, è vantaggioso ai fini di una migliore formazione degli organi che poi saranno venduti ad un prezzo più alto. 
Oggi l’Organizzazione che uccide i bimbi per trarne profitti, con il consenso delle madri, è accusata di aver commesso un reato federale, ma i membri della Planned Perenthood si difendono, dichiarando che non è reato parlare di parti del corpo dei bambini e neanche discutere di prezzi se l’attività è svolta a scopi umanitari e si chiede in cambio solo un rimborso spese per i costi sostenuti relativi alla pratica dell’aborto e per il trasferimento delle parti del bambino. Quanto all’aborto parziale, basta una dichiarazione dei medici che non intendono praticarlo, poi, dovesse capitare, si considererebbe solo un incidente di percorso. 
Il punto cruciale non è stabilire chi ha ragione sul piano del diritto, ma l’effetto che possono avere sul piano esistenziale i video lanciati sul web. Infatti, agli abortisti convinti, quelli impietriti dalla durezza dei loro ragionamenti, non darà fastidio vedere il video mentre si smembrano i bambini, ovvero ciò che loro ritengono sia solo un ammasso di cellule; sui titubanti, invece, su coloro che ritengono che sia comunque un atto grave, ma sostengono resti un diritto fondamentale della donna, potrebbe avere ricadute positive: potrebbero ricredersi sulla reale immoralità dell’azione criminale. E noi speriamo proprio che sia così.

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