CATECHESI
Vizi opposti alla religione
dal Numero 22 del 5 giugno 2016
di Don Leonardo M. Pompei

Facile è oggi imbattersi in tante pratiche superstiziose e idolatre. Queste si oppongono in modo netto e diretto alla virtù di religione, storpiando il vero e unico culto dovuto a Dio, o sottraendoglielo. Vediamone i casi concreti.

Concludiamo la sezione dedicata alla virtù della religione (la parte più importante della virtù cardinale della giustizia) passando in rassegna i vizi ad essa opposti. Si suddividono in due grandi generi, a sua volta distinti in alcune singole specie. La superstizione, che comprende le specie della superstizione nel culto del vero Dio, dell’idolatria, della divinazione e delle vane osservanze superstiziose; e l’irreligiosità, che si distingue nel tentare Dio, nello spergiuro, nel sacrilegio, nelle irriverenze e nella simonia.
Generalmente parlando, per superstizione si deve intendere tutte le forme indebite di culto a Dio, che offendono gravemente la sua divina Maestà e mortificano non poco l’intelligenza e la dignità dell’uomo, che esercita attraverso queste trasgressioni o un elevato grado di superbia o un non meno significativo tasso di stupidità.
La superstizione nel culto del vero Dio consiste o nella trasgressione delle Leggi della Chiesa riguardanti il culto di Dio, oppure nel dare troppa importanza a gesti esterni che non hanno nessuna utilità (né per la gloria di Dio, né per la sottomissione di anima e corpo al suo culto) e sono estranei alle Leggi di Dio e della Chiesa. Rientra in questa categoria anche il triste fenomeno degli abusi liturgici (oggi purtroppo così tanto frequenti), come anche quelle forme esterne, affettate e stravaganti nel rendere a Dio il culto che gli è dovuto, che esulano dalla compostezza, dal decoro e dal senso di misura che, almeno quando si celebra pubblicamente il culto di Dio, bisogna sempre tener presente e osservare. Anche le varie catene di sant’Antonio, dolci di Padre Pio, catene di santa Rita sono espressioni di questo grave peccato (e, a quanto sembra, possono addirittura diventare riti magici...).
L’idolatria consiste nel dare alle creature il culto e l’onore dovuti a Dio. Si distinguono, in linea generale, tre possibili forme di idolatria: fisica (adorare come dèi gli elementi della natura o le creature celesti), mitologica (adorare come dèi gli uomini, come facevano un tempo le religioni pagane greche e romane) e civile (adorare come dèi immagini di vario tipo in quanto protettrici della città o del territorio). È gravissimo peccato prestare adorazione anche solo esterna a qualunque pseudo divinità (pensate ai Martiri dei primi secoli, che per non farlo hanno subìto tormenti atroci e acerbissimi) o anche ad un essere umano, perché l’adorazione ha senso ed è doverosa solo e soltanto in quanto espressione dell’adorazione interna (così come il sacrificio visibile non può essere mai separato dal sacrificio spirituale e viceversa). Non si può quindi far finta di adorare esternamente qualcosa o qualcuno con la riserva di non farlo internamente. Non si sarebbe, infatti, certamente esenti da peccato mortale. Peraltro, nel nostro malato mondo contemporaneo è diffusissima l’idolatria delle persone, che vengono completamente messe al posto di Dio. Può succedere anche di idolatrare un Santo, quando il pur dovuto culto ad esso non è ordinato e vissuto nel rispetto della regola della Fede (cioè onorando ciò che Dio, attraverso la grazia, ha operato in quel Santo e non facendone un “alter ego” o un sostituto dell’Altissimo, come se un Santo fosse, da se stesso e in se stesso, qualcosa...). Più grave ancora è idolatrare un uomo ancora vivente, anche con la motivazione di (presunta) santità, perché fino a quando sono in questo mondo, tutti – anche i Santi (anzi soprattutto loro!) – possono essere tentati e cadere. Dio non vuole in nessun modo che gli si tolga la gloria a Lui solo dovuta e vuole essere onorato e adorato anche nei suoi Santi e nei suoi inviati, che devono essere cari al nostro cuore e da noi ascoltati e seguiti tanto quanto ci trasmettono fedelmente la sua Parola, ci guidano secondo i suoi disegni, ci santificano con gli strumenti da Lui dati e voluti. Solo così e solo per questo. Nulla di più e nulla di meno, sfuggendo dall’entrare in quel circolo idolatrico creato da quelle odiose celebrazioni mediatiche che divinizzano dei poveri uomini, che sono sempre tali anche quando non fossero (come la maggioranza degli idoli creati dagli uomini mondani) grandi peccatori o personalità a dir poco discutibili. Come diceva san Luigi M. Grignion da Montfort: gloria a Gesù in Maria, gloria anche a Maria in Gesù, ma soprattutto gloria a Dio solo!

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