MARIA SS.
La vita teologale di Maria: un roveto ardente
dal Numero 12 del 20 marzo 2022
di Francesco Miridia

Attingendo alla straordinaria opera della venerabile suor Maria d’Agreda, penetriamo nella “terra santa” dell’anima di Maria Santissima, per imparare da Lei che ne è maestra sublime, a vivere con maggior perfezione la vita divina che il Battesimo ha infuso nella nostra anima.

La lettura della Mistica Città di Dio, opera della venerabile suor Maria d’Agreda, fin dalle prime battute, fa comprendere al devoto di Maria Santissima – e a maggior ragione al consacrato al Cuore Immacolato di Maria – quale deve essere il giusto orientamento interiore del proprio cuore per accostarsi a Maria Santissima, tutte le volte che la si pensi. D’altronde la venerabile suor Maria d’Agreda era una personalità molto venerata da san Luigi Maria Grignion de Montfort, i cui insegnamenti sicuramente influenzarono la stesura del suo trattato sulla vera devozione a Maria Santissima.

Si converrà sicuramente che, per incontrare degnamente nella preghiera la Madre di Dio, è conveniente prima di tutto conoscerla e, poi, tenere sempre ben presente chi stiamo venerando, ossia Maria Santissima, la Tutta Bella, la Piena di Grazia, la Mamma di Gesù, la Regina del Cielo e della Chiesa. Scrive suor Maria d’Agreda (nella Mistica Città di Dio, libro 1, cap. 1) che, per accostarsi umilmente a conoscere i sublimi misteri che l’avvolgono, è necessario spogliarsi subito dei desideri e delle passioni umane, perché inevitabilmente trascinano appresso le cattive inclinazioni che sono incompatibili con la degna contemplazione di questa sublime creatura paragonata biblicamente dai Padri della Chiesa al Roveto ardente.

Innanzi al Roveto ardente, per poter guardare quel prodigio miracoloso, Mosè dovette, per ordine di Dio, togliersi i sandali (cf. Es 3,5); ed è proprio così che ci dobbiamo accostare a Maria Santissima, con un atteggiamento che porti la nostra natura umana a imitare il più possibile il comportamento angelico, mostrato da san Gabriele nell’Annunciazione. Ciò però non basta, perché il nostro cuore rimarrebbe comunque ancora troppo turbato dal fatto di sentirsi peccatori e pieni di miserie, anche se perfettamente prostrati in venerazione innanzi a tal prodigioso capolavoro di Dio qual è l’Ancella del Padre, la Sposa dello Spirito Santo e la gran Madre di Dio.

A tal proposito ci vengono in soccorso le parole che gli angeli dissero a suor Maria d’Agreda. Quest’anima mistica, eletta da Dio a conoscere tali misteri, percepiva dentro il suo cuore il conflitto tra la schiavitù della legge del peccato e la libertà della legge di Dio in modo così forte da sentirsi indegna di prostrarsi innanzi a tale abisso di grazie. Essi, confortandola, le dissero: «Anima, ti si chiederebbe una cosa assai violenta se la dovessi operare con le tue sole forze, ma l’Altissimo, che vuole e ricerca questa disposizione, è onnipotente e non ti negherà l’aiuto, se glielo domandi di cuore disponendoti a riceverlo. Il suo potere, che faceva ardere il roveto senza che si consumasse, sarà ben capace di far sì che l’anima imprigionata e chiusa nel fuoco delle passioni non bruci, se vuole liberarsi [...]. Togliti i sandali, piangi amaramente e grida dal profondo del tuo cuore affinché venga udita la tua preghiera e si compia il tuo desiderio». È questa la disposizione con cui dobbiamo porci dinanzi alla Santissima Madre, con estrema prudenza e rispetto e direi in una sola parola con santo timore.

Questa preziosissima opera mistica ci svela, inoltre, tutte le virtù eccelse di Maria Santissima, sollevando numerosi veli che adombrano il suo mistero, e specialmente ci istruisce nella pratica delle sue virtù, in cui Ella fu campionessa ineguagliabile di santità.

Faremo qui appena qualche accenno alle virtù di Maria Santissima, considerando le più alte, quelle teologali: fede, speranza e carità. Innanzitutto voglio citare un insegnamento della Madre di Dio, concesso a suor Maria d’Agreda, sulle virtù infuse nel Battesimo: «Figlia mia, l’Altissimo, a tutti gli uomini, senza differenza, comunica la luce delle virtù naturali. A quelli poi che con l’esercizio di esse e mediante gli altri aiuti divini dispongono il loro animo, egli concede anche le virtù infuse, dando loro la grazia giustificante. Nel Battesimo infonde le virtù della fede, della speranza e della carità e con esse anche altre, affinché, col soccorso di tutte, la creatura operi bene, senza contentarsi soltanto di conservare i doni ricevuti in virtù del sacramento, studiando di acquistarne altri con le proprie forze ed i propri meriti. Certamente sarebbe somma fortuna e felicità per gli uomini poter corrispondere all’amore dimostrato dal loro Creatore e Redentore nell’abbellire in tale modo le loro anime e nell’agevolare l’esercizio virtuoso della volontà mediante le grazie infuse. Invece, non corrispondere a tale beneficio li rende estremamente infelici, poiché in questa slealtà consiste la prima e la maggiore vittoria del demonio contro di loro» (libro II, cap. 5).

La Santissima Madre, con questo insegnamento, sottolinea che le grazie del Signore sgorgano come una sorgente gratuita, zampillante da una fontana il cui accesso è libero e visibile a tutti; esse vengono offerte a tutti quelli che vi accorrono e la Santissima Madre ci sprona ad abbeverarci il più possibile a questa fonte perché: «A colui che ha sete darò gratuitamente da bere alla fonte dell’acqua della vita» (Ap 21,6), dice il Signore. Ci sono diversi santi che assimilano quella fontana a Maria Santissima, attraverso cui scorre l’acqua della grazia divina. 

La sua fede

E ora gettiamo una fugace occhiata sulle virtù di Maria, descritte in questa santa opera.

Riassumendo sinteticamente: la fede fu donata dall’Altissimo ai viatori (gli uomini) affinché, con lo spirito, si elevassero alla conoscenza dei suoi misteri e delle sue opere. E, benché attraverso il velo e la nube di questa virtù, potessero arrivare a credere con la certezza, la sicurezza e l’infallibilità di chi lo vede già faccia a faccia, come gli angeli che vedono con piena chiarezza: «La fede, in Maria Santissima, toccò il sommo grado di perfezione raggiungibile in una creatura umana; questa virtù fu in Lei come un prodigio manifesto della potenza divina in mezzo a tutta la natura creata. Perciò in qualche modo servì per soddisfare Dio, compensando la mancanza di fede degli altri uomini [...]. Maria da sola, con la sua grandissima fede, fece sì che la divina Provvidenza non patisse mancanza da parte degli uomini, né restasse delusa a causa della poca corrispondenza degli uomini a tale riguardo» (libro II, cap. 6).

La fede della nostra celeste Regina, che riprodusse in sé con somma perfezione la divina idea di questa virtù, può servire da norma e misura a tutti gli altri credenti, specialmente ai suoi consacrati, a seconda di quanto si accosteranno all’incomparabile perfezione della sua fede. Ella fu perciò eletta maestra ed esempio per tutti i patriarchi, i profeti, gli apostoli, i martiri e quanti hanno creduto e crederanno sino alla fine del mondo. La sua fede supera, da sola, quella di tutti gli apostoli, i profeti e i santi messi insieme. In Lei troviamo grazie di illuminazione, quando sentiamo che la nostra fede è debole o vacilla per cui, anche se tutte le tentazioni, gli inganni, le falsità e gli errori del mondo si unissero per farci cadere, con Lei trionferemo.

Una volta ricevuta la luce della fede con cui conosciamo l’Altissimo, il nostro Sommo Bene, sorge in noi il desiderio di raggiungerlo attraverso i santi mezzi che la fede stessa ci mette a disposizione, ossia sorge in noi la virtù della speranza. La nostra volontà viene quindi orientata attraverso tale virtù a bramare l’eterna beatitudine come suo ultimo e sublime bene e a compiere ogni sforzo, con l’aiuto della grazia divina, per conseguirla, superando le difficoltà che nel terreno pellegrinaggio si presentano.

La sua speranza

Al capitolo 7 si parla dell’esercizio della virtù della speranza nella Vergine nostra Signora: «La virtù della speranza ebbe in Maria Santissima il sommo grado di perfezione possibile [...]. Il desiderio e lo sforzo di conseguire la visione di Dio fu in Lei maggiore che in tutte le creature. Per questa ragione lo Spirito Santo la chiamò Madre del bell’amore e della santa speranza, perché come il dare carne al Verbo la rese Madre di Cristo, così lo Spirito Santo la fece madre della speranza per aver concepito e partorito, con il suo concorso e la sua opera speciale, questa virtù per i fedeli della Chiesa. L’essere Madre della santa speranza fu conseguente all’essere Madre di Gesù Cristo nostro Signore, poiché conobbe che in suo Figlio ci dava tutta la nostra sicura speranza. Per questi concepimenti e parti, la Regina santissima acquistò una specie di dominio e d’autorità sopra la grazia e le promesse dell’Altissimo [...]. Era [...] opportuno avere anche una madre amorosa e benigna, la quale, con carezze e con materno affetto, allevasse al suo petto i figli e con tenero e dolce nutrimento li alimentasse, quando, essendo ancora piccoli, non potessero sopportare il pane dei robusti e dei forti. Questa dolce madre fu Maria Santissima che al tempo della Chiesa primitiva, quando nasceva nei teneri figli la legge di grazia, incominciò a dar loro dolce latte di luce e dottrina, come pietosa madre; fino alla fine del mondo continuerà a farlo con le sue intercessioni a favore dei nuovi figli, generati ogni giorno da Cristo nostro Signore con i meriti del suo sangue e per le preghiere della Madre di misericordia».

Per questo la Chiesa chiama la Santissima Vergine “vita e speranza nostra”, ricordandola e tenendola ben presente sia come origine della nostra speranza, sia come esempio da imitare nella speranza di conseguire con la sua intercessione l’eterna felicità, quella che il suo santissimo Figlio ci ha meritato, con tutti gli aiuti necessari che per mezzo di Lei ci comunica per poterla raggiungere. 

La sua carità

Se Dio è il principio della carità, dove mai al di fuori dello stesso Signore la ritroveremo in tutta la perfezione possibile a una semplice creatura se non in Maria Santissima? 

Al capitolo 8 della stessa opera, si parla dell’esercizio della virtù della carità nella Vergine Maria: «È chiaro che, uscendo i raggi di questa luce e carità dal Sole increato, dove sta senza termine e fine, essa si va comunicando a tutte le creature, fino alla più remota, con ordine, con misura ed esclusivamente secondo il grado di ciascuna, a seconda che si trovi più vicina o più distante dal suo principio [...]. Il primo posto in quest’ordine doveva essere occupato, dopo il medesimo Dio, da quell’anima e da quella persona che allo stesso tempo fosse Dio increato e uomo creato, affinché alla somma e suprema unione di natura seguisse la somma grazia e partecipazione d’amore, come si trovò e si trova in Cristo Signore nostro.

Il secondo posto spetta alla sua madre Maria Santissima, nella quale in modo singolare riposò la carità e l’amore divino. Infatti, a nostro modo d’intendere, la Carità increata non sarebbe stata affatto quieta e soddisfatta se non si fosse riversata in una creatura semplicemente tale, e con tale abbondanza che in lei venisse ad essere riepilogato l’amore e raccolta la carità di tutto il genere umano, in modo che ella sola potesse supplire per le altre semplici creature, dando così il contraccambio possibile alla Carità increata e partecipando della stessa senza le mancanze e i difetti che vi mescolano tutti gli altri mortali corrotti dal peccato. Solo Maria fra tutte le creature fu eletta, come il Sole di giustizia, affinché lo emulasse nella carità e imitasse Lui in questa sua virtù con la massima conformità all’originale. Ella sola seppe amare più, e meglio, di tutte le altre insieme, amando Dio puramente, perfettamente, intimamente e sommamente per Dio stesso e le creature per suo amore, nel modo in cui Egli stesso le ama».

Ella sola assecondò adeguatamente l’impulso della carità, amando Dio e le creature disinteressatamente, non per il contraccambio né per la speranza di un vantaggio vanaglorioso, imitando in tutto la vera Carità increata. Maria allora, perché poté e seppe amare in modo perfetto, è nostra maestra di carità: «Quindi, se la carità di questa gran Signora si ponesse su una bilancia e quella di tutti gli uomini e gli angeli su un’altra, peserebbe più quella di Maria purissima che quella di tutte le altre creature, poiché queste fra tutte non giunsero a saper tanto, come Ella sola, della natura e qualità della carità di Dio».

Solo Maria seppe imitare la vera Carità con adeguata perfezione in modo superiore all’intera natura delle creature intelligenti. La carità di Maria fu in certo senso proporzionata al beneficio di portare nel suo grembo il Figlio di Dio affinché fosse unitamente Madre di Lui e lo concepisse e partorisse per la salvezza del mondo: «Infatti, se Maria purissima avesse amato meno e se nella sua carità si fosse trovata qualche mancanza, non vi sarebbe stata disposizione nella natura creata perché il Verbo s’incarnasse, mentre invece, trovandosi fra le creature qualcuna che giungesse ad imitare la carità divina in grado tanto sublime, ne veniva di conseguenza che in lei sarebbe sceso il medesimo Dio, come fece [...]. Madre è del nostro amore, perché Ella lo portò al mondo, Ella ce lo guadagnò ed Ella c’insegnò a conoscerlo e a praticarlo. Infatti, esclusa Maria Santissima, non si poteva trovare né in cielo né in terra un’altra semplice creatura che gli uomini e gli angeli potessero seguire come maestra del bell’amore [...]. Cause di tale carità e amore nella nostra principessa Maria furono la profondità della sua altissima conoscenza e sapienza, per la fede e la speranza infuse come per i doni dello Spirito Santo, di scienza, intelletto e sapienza, e soprattutto per le visioni intuitive, nonché per quelle astrattive della Divinità. Mediante tutti questi mezzi conobbe in sommo grado la Carità increata e la bevve alla sua medesima fonte. Avendo conosciuto che Dio doveva essere amato per se stesso e la creatura per Dio, così fece e praticò con intensissimo e ferventissimo amore».

Non trovando in Lei nessun impedimento né ostacolo di colpa né di inavvertenza, ignoranza, imperfezione nella volontà di questa Regina, Dio poté operare in Lei tutto ciò che volle e tutto ciò che non fece con le altre creature, perché nessun’altra ebbe la disposizione di Maria Santissima. La carità di Maria fu un vero prodigio del potere divino, che realizzò perfettamente, adempiendolo meglio dei serafini, il precetto divino: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze» (Dt 6,5). 

Leggiamo, per concludere, questo meraviglioso insegnamento della Regina del Cielo a suor Maria d’Agreda: «Non solamente l’anima che vive nella carità possiede gli effetti di questa virtù, con la quale ama il Signore, ma, stando nella carità, è vicendevolmente amata dal medesimo Dio. Di conseguenza riceve dall’amore divino quel reciproco effetto per cui Dio rimane in colui che ama, cosicché il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo pongono in lui il tempio della loro dimora. Questo beneficio è talmente grande ed eccelso che con nessun termine né esempio si può far conoscere nella vita mortale [...]. L’ordine di questa virtù sta nell’amare prima Dio, il quale è sopra la creatura, subito dopo amare se stesso e dopo di sé amare ciò che è più vicino a sé, cioè il proprio prossimo. Dio si deve amare con tutto l’intelletto senza errore, con tutta la volontà senza frode né divisione, con tutta la mente senza dimenticanza, con tutte le forze senza lentezza, tiepidezza o negligenza. Il motivo che la carità ha di amare Dio e tutto il resto a cui si estende, è il medesimo Dio, perché egli, che è sommo bene infinitamente perfetto e santo, deve essere amato per se stesso. Amando Dio per questo motivo, ne segue che la creatura ama se stessa, perché essa ed il suo prossimo non sono suoi tanto quanto sono del Signore dal quale ricevono l’essere, la vita e il movimento. Per questo la carità, considerando il prossimo come opera e partecipazione di Dio, non fa differenza tra amico e nemico, perché considera solamente ciò che hanno di Dio e che sono cosa sua. Inoltre questa virtù non fa caso se la creatura che deve amare è un amico piuttosto che un nemico, un benefattore piuttosto che un offensore, ma solamente fa caso se partecipa più o meno della bontà dell’Altissimo e così, col dovuto ordine, ama tutti in Dio e per Dio».

Maria Santissima è il Roveto ardente, presso cui bisogna togliersi i calzari, capolavoro di Dio, sua proprietà, Terra sacra, nostra Avvocata presso l’Altissimo ma anche Maestra di virtù cristiane, a cui ricorrere nelle vicende del nostro pellegrinaggio terreno, specialmente quando le nostre virtù battesimali si assopiscono a causa dei nostri peccati.

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