SPIRITUALITÀ
Pregare bene l’“Angelo di Dio”
dal Numero 37 del 1 ottobre 2023
di Suor Ostia del Cuore Immacolato

Non è consolante sapere di avere sempre al proprio fianco un compagno fedele, benché invisibile, che ci ama e ci protegge? Sappiamo far frutto di questa presenza, imparando a pregare con maggior devozione la bella preghiera all’Angelo custode.

La preghiera dell’Angelo di Dio è una delle prime preghiere che vengono insegnate ai bambini e nella sua semplicità nasconde un significato profondissimo. Invitiamo i Lettori a considerare bene cosa “si dice” in questa breve preghiera poiché potrebbe essere molto utile e agevole per la vita di ogni giorno.

Angelo di Dio, che sei il mio custode...

Iniziamo dal considerare che ci rivolgiamo al nostro Angelo custode. Ma chi è l’Angelo custode? Le prime parole della preghiera identificano l’Angelo custode specificando che questo spirito celeste è tutto “di Dio”. Gli angeli, infatti, sono creature come noi, ma esseri completamente spirituali, uniti perfettamente a Dio nel loro amarlo, adorarlo, contemplarlo e servirlo. Il “servizio” affidato all’Angelo custode è completamente rivolto e personalmente concentrato al bene dell’anima a lui affidata dalla bontà inesauribile di Dio. Ci pensiamo troppo poco e se solo considerassimo la grazia di avere uno spirito celeste che ci assiste in ogni attimo, esclameremmo con san Girolamo: «Grande dignità delle anime, se ciascuna dalla nascita ha un angelo delegato alla sua custodia». San Tommaso d’Aquino specifica ulteriormente che «la custodia angelica è come un’estensione e applicazione della divina provvidenza; ora, siccome a questa non si può sottrarre nessuna creatura, così tutte devono trovarsi in custodia degli angeli».

Se ogni uomo è affiancato da uno spirito celeste è ancor più importante considerare che l’angelo è a nostra disposizione per aiutarci nel cammino di santificazione e unione con Dio. Possiamo trarre tanto più vantaggio dalla sua custodia quanto più lo preghiamo e invochiamo con consapevolezza e creiamo un rapporto di vera amicizia spirituale con lui. Pensiamo a santa Gemma Galgani che vedeva e parlava con il suo Angelo; pensiamo a san Pio da Pietrelcina, santa Francesca Romana, santa Cecilia, la beata Edvige Carboni... Tantissimi sono gli esempi nell’agiografia. Ma sta a noi “farlo lavorare”, chiedergli qualche favore, come per esempio lo svegliarci la mattina in tempo e predisporci subito alla preghiera, senza perdere un attimo. Oppure, gli si può chiedere di pregare con noi, di aiutarci a fare bene l’esame di coscienza, di accompagnarci a qualche incontro importante o esame, di custodirci dalle occasioni di peccato e dalle improvvise tentazioni e di aiutarci a ricevere con le migliori disposizioni i santi sacramenti. Lui è sempre pronto e più vivremo in grazia di Dio, più lo sentiremo vicino e sapremo cogliere ogni ispirazione che lui stesso ci invierà per amare di più Gesù e Maria. Come puro spirito, la sua intelligenza è perfetta, e la sua volontà è confermata nel perpetuo amore di Dio. Approfittiamone e “ascoltiamolo” senza fretta: come uno specchio di luce e d’amore, egli ha tante cose da comunicarci in ogni istante.

...illumina, custodisci...

Con la preghiera dell’Angelo di Dio ci rivolgiamo direttamente al nostro spirito celeste e a mo’ di imperativo gli chiediamo di illuminarci e custodirci. Chi prega con attenzione queste parole invoca il suo Angelo affinché si interponga tra lui e gli assalti del nemico, sia fisici che spirituali. Davanti all’Angelo che opera a nostra difesa, gli angeli decaduti non possono far nulla, se noi non lo vogliamo. San Tommaso d’Aquino scrive che gli Angeli custodi «cooperano a tutte le nostre opere buone», che ne siamo consapevoli o meno. Se li preghiamo, quali messaggeri e mediatori di grazia diventano molto più attivi e potenti nei nostri confronti e disarmano tutte le insidie degli angeli cattivi.

Un esempio pratico della loro custodia è quello di un muratore che a seguito di una caduta dal quarto piano si rialzò da terra illeso, mentre altri due colleghi che erano con lui persero la vita nello stesso volo: egli si era ricordato dell’Angelo custode e lo aveva chiamato in aiuto. L’insegnamento che ci dà questo episodio possiamo applicarlo anche in senso spirituale: quando vediamo che facciamo tanta fatica a praticare le virtù, chiamiamo il nostro Angelo e preghiamolo di aiutarci a non cadere in peccato e nella tiepidezza.

...reggi e governa me...

Se prestiamo attenzione ai verbi che si susseguono nella preghiera, notiamo subito un impegno sempre crescente da parte dell’azione angelica. Soprattutto la richiesta di “governarci” ci mostra come il nostro Angelo abbia tanta premura di dirigerci e stabilirci nel perfetto volere di Dio. La santità, infatti, consiste proprio in questo e l’Angelo è il principale aiuto – se pur invisibile – per non farci governare dal nostro egoismo, o, peggio ancora, dagli spiriti del male. La sua azione personale di governo sulla nostra anima è il canale del governo di Dio, della sua grazia, tutta favorita e ispirata a nostro favore dalla Regina degli angeli.

Un bellissimo esempio di queste “azioni di governo” angeliche possiamo rilevarlo nella vita di santa Cecilia martire. Costretta a sposarsi con il nobile Valeriano, santa Cecilia serbò l’illibatezza donatale dal Signore e custodita gelosamente dal suo Angelo. Ella lo vedeva custodirla, reggerla e governarla, ed egli si fece persino vedere in forma umana dal giovane Valeriano, convertendolo e guadagnandolo alla fede. Anche nel “nostro piccolo” l’Angelo è pronto, se invocato, a governarci aiutandoci a compiere la volontà di Dio, gli atti di virtù e in tutte quelle debolezze su cui il demonio “soffia” per farci peccare.

...che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen.

La preghiera si conclude così come era iniziata: dando gloria a Dio, principio di ogni grazia e sostegno. L’Angelo è di Dio e l’iniziativa di donarci un aiuto così importante è proprio di Dio. Se ci pensiamo bene, all’Angelo converrebbe più starsene beato in Paradiso che occuparsi di noi e delle nostre miserie. Eppure, nella provvidenza divina, l’amore dello spirito celeste è tutto disinteressato e rivolto a noi, personalmente e continuamente, come in una sorta di “esilio” volontario.

San Pio da Pietrelcina raccomandava sempre di ricordarsi del proprio Angelo come del proprio migliore amico. Diceva: «Ricordati del tuo Angelo custode, di lui che ti è sempre vicino, sia tu in grazia di Dio o non lo sia: quale amico più grande puoi avere del tuo Angelo custode? Chiedi a lui che ti aiuti nella carità, nell’umiltà, nella pazienza». E di fronte a tanta sollecitudine del nostro amico celeste anche la parola “Amen” che conclude la preghiera è un modo per rafforzare la richiesta, come un “così sia” che si ripete ad ogni passo della giornata.  

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