SPIRITUALITÀ
Finalmente beato l’amico di papa Wojtyla
dal Numero 31 del 29 agosto 2021
di Suor M. Elisabetta Daniello, FI

Il prossimo 12 settembre si celebrerà a Varsavia la solenne beatificazione del cardinale polacco Stefan Wyszynski, “uomo della Provvidenza” che guidò la Chiesa polacca nei difficili anni del comunismo. Nell’approssimarsi di quest’evento tanto atteso, ricco di significato storico e spirituale, approfondiamo la mirabile figura di questo “Pater Patriae”, ricordandola alla luce del legame speciale che la univa a quella di papa Wojtyla.

Quando il 18 maggio 1920 a Wadowice nacque Karol Wojtyla, Stefan Wyszynski, nato il 3 agosto 1901, era già un giovane di 19 anni, studente al seminario di Wloclawek.

Analizzando le loro biografie, vi troviamo molte cose in comune. Ambedue persero la mamma alla tenera età di 9 anni, e fu una ferita che portarono con sé per tutta la vita, accompagnata da un senso di intima nostalgia. Entrambi hanno però saputo convertire l’amore per la mamma terrena in quello per la Mamma celeste, tanto che la devozione alla Madonna, benché comune ad ogni figlio della Polonia, sarà una loro caratteristica davvero peculiare e fulgida, capace di incidere e influire su tutto il loro operato. Il card. Wojtyla la suggellerà nel motto “Totus tuus”, mutuato dal Dottore Serafico san Bonaventura, che vorrà mantenere anche nel proprio stemma pontificio; il Primate Wyszynski la esprimerà col motto “Per Mariam – Soli Deo”.

La nostalgia per mamma Giuliana porterà Stefan a legarsi in modo particolare alla Madonna di Czestochowa e a riversare su di Lei tutto il suo affetto. Il card. Kominek potrà un giorno dire: «La Madonna era il segreto personale del Primate!». In Lei trovò il suo riposo e il suo rifugio in mezzo alle angustie della persecuzione comunista: questa sua devozione mariana raggiunse infatti il suo apice durante i primi mesi di prigionia, nell’anno 1953. All’inizio della reclusione rivendicava la sua libertà e protestava con i suoi carcerieri perché vedeva violati i suoi diritti di cittadino e di uomo di Chiesa, ma in seguito all’8 dicembre 1953, ossia dopo essersi preparato e aver pronunciato il suo atto di consacrazione a Maria Santissima come “schiavo d’amore”, rimise tutto nelle mani della sua Buona Signora, accettando la sua condizione di prigioniero e arrivando persino a considerare la prigionia come la cosa migliore per lui, in quel determinato frangente storico, lasciando scegliere a Lei il momento giusto per la sua liberazione, per il suo maggior bene e per quello della Chiesa in Polonia.

Entrambi inoltre, il card. Wyszynski e il card. Wojtyla, porteranno per sempre scolpita nella memoria l’immagine del loro padre quale esempio di grande preghiera, confessando che da bambini la migliore catechesi era vedere il loro padre in ginocchio. Wyszynski dirà di non aver mai visto suo padre seduto, quando in chiesa pregava da solo, ma sempre inginocchiato sul nudo pavimento, anche quando aveva l’influenza. Wojtyla invece recitò per tutta la vita la preghiera allo Spirito Santo imparata dal padre, e da Papa la propose in diversi discorsi soprattutto tra i giovani.

Mai uno contro l’altro

Nel 1958 i comunisti accettarono la nomina episcopale di Wojtyla, sperando di poterlo mettere contro il card. Wyszynski: il giovane, energico e ambizioso – pensavano – avrebbe oscurato ed eliminato il vecchio Primate. E invece non fu mai così. Anche quando in un pomeriggio del giugno 1967 Radio Vaticana annunciò ufficialmente la nomina a cardinale del vescovo di Cracovia, Karol Wojtyla, questi partì subito per Varsavia; dopo circa due ore era a Jasna Gora, ai piedi della Madonna Nera. I Padri paolini, custodi del Santuario, gli si avvicinarono subito per le congratulazioni, ma egli disse: «Non mi trattenete, sono diretto a Varsavia». Il giovane andava dall’anziano.

L’amicizia tra i due cardinali fu molto intima e profonda, ma sempre improntata a rispetto reciproco. Li distingueva la diversità di carattere: Karol Wojtyla, più espansivo, aveva la parola facile, incline a intessere conversazioni, mentre Stefan Wyszynski era più essenziale e intransigente. 

Nonostante la sua superiore posizione gerarchica e la differenza d’età, il Primate Wyszynski non diede mai del “tu” al giovane card. Wojtyla, e allo stesso modo anche quando quest’ultimo divenne Papa diede sempre del “lei” al card. Wyszynski: erano molto uniti spiritualmente e intellettualmente, anche perché avevano affrontato pressappoco le stesse vicende storiche in un paese governato dal regime comunista, ma ciò nonostante si attennero sempre a queste formalità, per dimostrarsi rispetto e stima reciproca.

Il card. Wojtyla non faceva passare il compleanno del Primate senza fargli gli auguri personalmente, e siccome si era sempre in tempo di vacanze, lo raggiungeva dove si trovava e coglieva l’occasione per passare qualche giorno con lui. 

A Bachledowka, dove dal 1967 Wyszynski trascorse le vacanze per sette anni, immancabilmente era presente il card. Wojtyla. Qui si sentivano liberi, non c’erano estranei ma solo persone intime ad entrambi: qualche padre paolino da Czestochowa e le consacrate dell’Istituto fondato da Maria Okonska (1), di cui Wyszynski era guida spirituale e cofondatore. Queste raccontarono che quando arrivava il card. Wojtyla, durante le vacanze, portava la gioia: era il primo a cantare intorno al fuoco nelle lunghe serate d’estate. 

A legare queste due anime non era solo il lavoro pastorale a servizio della Chiesa polacca, ma qualcosa nelle più intime fibre dell’anima faceva sì che si intendessero al volo. Loro comune denominatore era anche la Madonna, il loro amore per Lei, la consacrazione che avevano fatto della loro vita a Lei (2).

Insieme a Roma

Nel 1978 i due Cardinali arrivarono a Roma per il Conclave. Il giorno prima del suo inizio, andarono a presiedere le celebrazioni in onore di san Stanislao nella chiesa dei polacchi in via delle Botteghe oscure. In questa circostanza il Primate celebrò la Santa Messa e il futuro Papa tenne l’omelia. Commentò la famosa scena evangelica dell’incontro dei discepoli con Gesù Risorto, quando Cristo domandò: «Pietro, mi ami tu?». In quel momento, sembrò che il card. Wojtyla, nonostante fosse sul pulpito e parlasse all’assemblea, rivolgesse a se stesso la domanda del Maestro. Seguì la cena all’Istituto polacco, e qualcuno disse che il Primate sarebbe dovuto tornare da solo in Polonia; il card. Wojtyla rimase in silenzio e non rispose a queste allusioni. Ma egli stesso in precedenza aveva chiesto ad un suo vecchio amico che lavorava in Vaticano, mons. Andrea Maria Deskur: «E se mi eleggono, cosa si deve fare?». Evidentemente qualcosa gli faceva presagire la sua elezione...

Il 16 ottobre, avvicinandosi il verdetto finale del Conclave, ossia al momento della nona votazione, Wyszynski disse a Wojtyla: «Se la scelgono, le chiedo di non rifiutare!». 

Dieci anni dopo, il 16 ottobre 1988, Giovanni Paolo II ricordando quei momenti dirà: «Allora mi aiutò il Primate del Millennio (3). E potei rispondere alla domanda fattami dopo l’elezione in spirito di obbedienza a Cristo, mio Redentore e Signore, nello spirito di abbandono a sua Madre: “Accetto!”». E in seguito, a Maria Okonska che gli chiedeva se le parole del Primate Wyszynski lo avessero aiutato ad accettare l’alta carica, Giovanni Paolo II rispose«Sì, tanto! Non avrei mai accettato il pontificato senza le parole dettemi da lui. Non avrei potuto accettare: non lo avrei lasciato solo a combattere contro il comunismo».

La Madonna al Conclave

È da premettere che il Primate polacco – come raccontò lui stesso dal santuario di Czestochowa – aveva portato con sé dalla Polonia tante immagini della Madon­­na Nera per donarle ai cardinali che avrebbero partecipato al Conclave, i quali le accettarono con particolare gioia. Ricorda il card. Wyszynski: «Dalle mie conversazioni con il card. Wojtyla, mi accorgevo che egli pregava molto, come era sua consuetudine; sappiamo come egli sia fortemente legato a Jasna Gora e come si rechi volentieri dinanzi al trono della Regina della Polonia. Ci sembrava che al Conclave fosse presente e partecipasse proprio la Signora di Jasna Gora [...]. Chi ha vissuto l’ultimo conclave – io ho partecipato già a quattro conclavi e ciò mi permette di fare dei confronti – può testimoniare la gioia profonda e soprannaturale dei cardinali dopo l’elezione del Papa polacco. Abbiamo visto in questa elezione una vittoria, ma venuta dalla sofferenza, dalla fede provata. Solo chi ha vissuto quei momenti può capire, sembrava che la Madre Santissima volesse come “uscire” dal suo santuario di Jasna Gora, su un terreno più ampio, ossia quello della Chiesa universale [...]. Quando andai da Giovanni Paolo II per il primo omaggio, le nostre labbra proferirono insieme il nome della Madonna di Jasna Gora, dicendo: “Questa è opera Sua!”». 

E riguardo alle immagini della Madonna Nera distribuite ai cardinali, il 23 novembre 1978 dirà a Maria Okonska e alle altre consacrate: «Non vi rendete conto di quale grande significato ebbero quelle immagini della Madonna di Jasna Gora al Conclave. Non so se la prima, ma certamente la più grande Elettrice fu Lei, benché non vista dai cerimonieri...».

Tra i momenti più commuoventi dei rapporti tra il Primate Wyszynski e papa Giovanni Paolo II ci sono i loro abbracci. Il primo fu quello in piazza San Pietro nel giorno della solenne inaugurazione del Pontificato, il 22 ottobre 1978, durante l’omaggio che i cardinali prestavano al Vicario di Cristo. Wyszynski fu il secondo, e successe quello che forse mai s’era visto in una cerimonia così solenne: dopo che il Primate polacco ebbe baciato con profonda deferenza la mano del Papa, quest’ultimo baciò a sua volta la mano del porporato. Il giorno seguente, durante l’udienza concessa ai polacchi, ancora una manifestazione di quella profonda stima e affetto che li univa: dopo che il Primate in ginocchio ebbe baciato la mano del Papa, quest’ultimo si alzò dal suo posto e si inginocchiò dinanzi a Wyszynski, e rimasero a lungo inginocchiati e abbracciati l’uno di fronte all’altro. Cosa volevano dirsi con quel lungo abbraccio che commosse tutta l’assemblea? Wyszynski esternava la tristezza di perdere il suo valido e insostituibile collaboratore per la Chiesa polacca che ancora lottava contro il sistema comunista; papa Wojtyla esprimeva gratitudine, ringraziando per tutto quanto aveva potuto imparare per il governo della Chiesa soprattutto in circostanze estreme. Il Papa stesso, in quell’occasione, tessé il suo omaggio a Wyszynski in questi termini: «Reverendo e amato Cardinal Primate! Mi permetta di dire quello che penso. Sulla Sede di Pietro non ci sarebbe questo Papa polacco, che oggi pieno di timore di Dio, ma anche di fiducia, inizia il nuovo pontificato, se non ci fosse stata la sua fede, che non si è piegata davanti alla prigione e alla sofferenza, la sua eroica speranza, il suo fidarsi fino in fondo della Madre della Chiesa, se non ci fosse stata Jasna Gora e tutto il periodo di attività nella Chiesa della nostra Patria legato al suo servizio di vescovo e primate».

Qualche giorno prima di partire per Roma, durante un incontro di sacerdoti, il Primate aveva esternato la convinzione che il nuovo papa sarebbe stato certamente un italiano; cosa pensò mentre veniva eletto invece il Papa polacco? Il 23 dicembre 1978 disse: «Ho vissuto momenti difficili durante il Conclave. Per me rinunciare a un così eccellente collaboratore in Polonia, qual era il card. Karol Wojtyla, significava una perdita enorme. Per capirlo si sarebbe dovuto conoscere il mistero della nostra collaborazione nel lavoro e dell’influsso vicendevole che avevamo uno sull’altro». Ma quando, mentre ancora pieno di lacrime e dolore, sentì il nuovo Papa parlare della Madonna, dalla sua nuova posizione, il card. Wyszynski si consolò e ripensò alle celebri parole del Primate polacco suo predecessore, il card. August Hlond (1881-1948), il quale sul letto di morte esclamò: «Non disperate! Non disperate! La vittoria, quando ci sarà, sarà la vittoria della Vergine Maria!». Il card. Wyszynski e papa Wojtyla credevano fermamente in ciò: la vittoria della Chiesa sul comunismo e sulle forze sataniche sarebbe avvenuta per opera della Beata Vergine Maria!

Nel suo Testamento il Papa polacco ricorderà: «Quando il 16 ottobre 1978 il Conclave dei cardinali scelse Giovanni Paolo II, il Primate di Polonia, card. Stefan Wyszynski, mi disse: “Il compito del nuovo papa è quello di condurre la Chiesa nel terzo millennio”... Mi fu detto questo dall’uomo che passerà alla storia come il Primate del Millennio. Il Grande Primate. Sono stato testimone della sua missione, del suo eroico abbandono, dei suoi combattimenti e delle sue vittorie!».

Il Papa finalmente in terra polacca

La visita di Giovanni Paolo II in Polonia nel giugno 1979 per il 900° anniversario della morte di san Stanislao, vescovo e martire, coronò i desideri del card. Wyszynski, che aveva tanto desiderato il Vicario di Cristo in Polonia nel 1966, nella persona di Paolo VI, per la celebrazione del millennio del Cristianesimo in Polonia. In quella occasione come anche in seguito, le autorità comuniste non avevano dato al Papa il permesso di varcare le frontiere della terra polacca, ma ora che il Papa era polacco dovevano accettare che visitasse la sua terra: non potevano fare altrimenti.

Quanta delicatezza da parte del Primate in questo primo viaggio del Papa in Polonia! Lo accompagnò per tutta la visita: camminava sempre o un passo a lato del Papa, o un passo indietro per non “adombrare” la sua figura. E quando Giovanni Paolo II si recò a Cracovia non lo accompagnò, perché disse: «Va dai suoi, non voglio essere d’intralcio!».

All’inizio del pellegrinaggio, il 2 giugno 1979, Wyszynski diede il benvenuto a papa Wojtyla con queste parole: «Gaude Mater Polonia prole fecunda nobili! Con le parole che risuonano nelle chiese e nelle aule universitarie nei momenti più solenni, do il benvenuto a nome della Chiesa Cattolica in Polonia, dell’Episcopato, del clero e di tutto il popolo di Dio a Sua Santità, il Vicario di Cristo e Capo della Chiesa Cattolica. Santo Padre, ha nelle sue mani i nostri cuori giubilanti, e ai suoi piedi la nobiltà d’animo della Polonia sempre fedele. La Madre di Dio le apre il Suo Regno, affezionato incondizionatamente al successore di San Pietro»

Invece nella cattedrale di Varsavia fu Giovanni Paolo II a pronunciare parole di elogio dirette alla persona del Primate: «Il Cardinale primate è divenuto... una chiave di volta. Chiave di volta è ciò che forma l’arco, ciò che rispecchia la forza delle fondamenta dell’edificio. Il Cardinale primate manifesta la forza del fondamento della Chiesa che è Gesù Cristo. In ciò consiste la sua forza. Il Cardinale primate insegna, da più di trenta anni, che questa forza la deve a Maria, Madre di Cristo. Tutti sappiamo bene che grazie a Maria si può far risplendere la forza di quel fondamento, che è Cristo, e che si può efficacemente diventare chiave di volta della Chiesa. Questo insegna la vita e il mistero del primate di Polonia. È Lui la chiave di volta della Chiesa di Varsavia e la chiave di volta di tutta la Chiesa di Polonia. In ciò consiste la provvidenziale missione, che Egli svolge da più di trent’anni. Voglio esprimere questo agli inizi del mio pellegrinaggio, qui, nella Capitale della Polonia, e desidero ancora una volta, con tutta la Chiesa e la Nazione, ringraziarne la Santissima Trinità».

Sempre durante lo stesso viaggio apostolico, a Jasna Gora disse tra l’altro: «Amato Primate! Lei indefesso servo del popolo di Dio, Lei infaticabile e instancabile amante e servo della Signora di Jasna Gora aveva incluso nel suo programma pastorale la visita del Papa in Polonia. Mi permetta, cardinal Primate, ancora una volta di dire che si è realizzato – e per questo ringraziamo Dio – quel suo coraggioso, eroico programma pastorale per la Polonia e per il mondo contemporaneo». 

Lui deve vivere!

A volte, nel suo palazzo vescovile di Varsavia, il card. Wyszynski rivolgeva il pensiero a Giovanni Paolo II e si domandava: “Cosa farà adesso il Papa? Dove si troverà?”. Se non poteva seguirlo personalmente, con il pensiero e la preghiera accompagnava il ministero del Vicario di Cristo!

Il lavoro di Wyszynski per il bene della nazione e della Chiesa in Polonia fu interrotto da una malattia che lo portò in breve tempo alla morte. A metà marzo del 1981 apparvero i primi sintomi della malattia: metastasi tumorale alla cavità addominale di carattere maligno e in rapido sviluppo.

Le consacrate dell’Istituto fondato dal Primate ricordano quello che avvenne l’anno prima, il 29 agosto, memoria del martirio di san Giovanni Battista. Prima della Santa Messa, all’improvviso il Primate disse: «Do la testa per la testa»; da queste parole compresero che offriva la sua vita per quella di Giovanni Paolo II. Così anche dopo l’attentato del 13 maggio 1981, si espresse in modo categorico: «Lui deve vivere!», e mentre al Gemelli si incominciava a lottare per salvare la vita del Papa, nell’abitazione vescovile di Varsavia il Primate iniziava la sua lenta agonia. Si era fatto portare il quadro della Madonna Nera in stanza, quell’immagine davanti alla quale pregava già da 20 anni, così come Giovanni Paolo II si era fatto portare in Vaticano da Cracovia l’immagine di Czestochowa davanti alla quale era solito pregare: il loro comune denominatore era stato sempre la Madonna Nera, Regina della Polonia!

Durante la Santa Messa celebrata per il Santo Padre dopo l’attentato, si udì la voce del Primate in Piazza Zamkowa a Varsavia. Aveva registrato un messaggio per i suoi fedeli, in cui diceva: «Chiedo che tutte le preghiere che voi farete per le mie intenzioni siano dirette, assieme alle mie, alla Madre di Cristo per la salute del nostro Santo Padre. Sarà una piccola offerta, il nostro “obolo della vedova” per implorare la Misericordia di Dio, affinché Cristo riconosca il grande amore che nutriamo per il Suo Vicario sulla terra» (14 maggio 1981). 

Da tali parole si comprese che il Primate offriva la sua vita per il Papa, e la Madonna accettò l’offerta. 

L’ultimo saluto

Il pomeriggio del 24 maggio 1981 telefonò don Stanislao Dziwisz, il segretario privato del Papa, dicendo che Sua Santità si trovava ancora all’ospedale per la convalescenza dopo l’attentato, e desiderava parlare con il card. Wyszynski (si erano già sentiti telefonicamente il 3 maggio, solennità della Regina della Polonia, ed era stato Giovanni Paolo II a telefonare). Nella stanza dell’ospedale dove si trovava il Primate non c’era il telefono, ed il malato era troppo debole per potersi alzare dal letto e andare dove si trovava il telefono. Il segretario privato del Primate disse a don Dziwisz che avrebbe organizzato le cose in modo da portare il telefono in camera, e l’indomani il Papa avrebbe potuto parlare con il Cardinale. Così fu. 

L’indomani, lunedì 25 maggio, alle 12.15 suonò il telefono. Il Primate raccolse tutte le sue forze. Parlava piano piano, respirava faticosamente, la sua voce era appena percettibile. Chi era in camera ricorda l’ultima conversazione tra il Papa e il card. Wyszynski. Ecco ciò che il Primate disse: «Padre, Padre, sono molto debole... grazie per il rosario, è per me una consolazione, Padre... ci unisce la sofferenza... Preghiamo a vicenda. Tra noi c’è la Madre Santissima... Tutta la speranza è in Lei... Padre, bacio i suoi piedi... Mi benedica». In quel momento il Primate si segnò, e poi chiese ancora: «Padre, Padre, mi benedica un’altra volta. Amen, amen, amen!».

Il Primate si spense il 28 maggio, solennità dell’Ascensione del Signore. Alla notizia della morte del card. Wyszynski, Giovanni Paolo II inviò un telegramma: «Mi unisco nel dolore e nella preghiera a tutta la Chiesa in Patria e a tutti i miei connazionali. Vivendo il mistero dell’Ascensione del Signore, prego il Padre Celeste di donare la ricompensa eterna all’infaticabile pastore e intrepido testimone del Vangelo di Cristo. Confido che la Signora di Jasna Gora, la Madre della Chiesa, a cui si affidò senza limiti, gli mostri il Suo Figlio!». 

Il Papa mandò un nuovo messaggio il giorno dei funerali del Primate: «Il Signore lo ha chiamato a sé lo scorso giovedì, nella solennità dell’Ascensione. I suoi resti mortali saranno tumulati oggi, ultimo giorno del mese di maggio, mese dedicato particolarmente a Maria, tanto venerata dal cardinal Wyszynski col titolo di Regina della Polonia e Madre della Chiesa. Se ne va colui che per oltre 30 anni è stato la chiave di volta dell’unità della Chiesa in Polonia. Questo evento ha risvegliato nel mio cuore – come potete ben immaginare – un’ondata di ricordi e sentimenti che fanno sì che mi senta unito a voi, che oggi gli prestate l’ultimo omaggio [...]. A lui, buon e fervoroso pastore, a lui difensore dei diritti dell’uomo e della Chiesa, eroe di tante pagine di storia della sua e mia patria, a lui che amò la Chiesa e la Polonia con incomparabile dedizione e con indomito coraggio attinti con ferma fede e ardente amore da Cristo e Maria, il Signore conceda il premio riservato ai suoi servi fedeli».

E di nuovo il 7 luglio 1981, ancora dal Policlinico Gemelli, scrisse una “Lettera alla Nazione”, in cui mise in evidenza l’opera del Primate a favore della Chiesa e della Nazione: «Egli è diventato nei nostri tempi, durante i trent’anni del suo servizio pastorale, un autentico testimone di Cristo tra gli uomini, è divenuto il maestro e l’educatore nello spirito di tutta la verità sull’uomo e – mentre ci ammaestrava e compiva il suo servizio pastorale – egli ha cercato, a somiglianza di Cristo e della sua Madre, di servire gli uomini e la Nazione che il Buon Dio aveva posto sulla via della sua missione. Come intrepido portavoce della dignità dell’uomo e dei suoi inviolabili diritti nella vita personale, familiare, sociale e nazionale, il defunto Primate è divenuto un singolare esempio di vivo amore per la Patria e deve essere considerato come uno dei più grandi uomini della sua storia».  

 

 

Note

1) Si tratta di una comunità di laiche consacrate che inizialmente era denominata “Istituto delle aiutanti laiche della Madonna di Jasna Gora, Madre della Chiesa”. Poiché, però, tutta la loro attività era svolta a favore del Primate, come sostegno sia materiale che spirituale alle sue attività, Giovanni Paolo II propose il nome nuovo di “Istituto del Primate Wyszynski”. La Congregazione per gli Istituti di vita consacrata approvò tale denominazione con il decreto del 1° gennaio 2006.

2) Ricordiamo che Karol Wojtyla, negli anni vissuti come seminarista clandestino, fu sostenuto e accompagnato dalla Madonna grazie alla lettura del libretto del Trattato della vera devozione alla Vergine Maria del Montfort, che portava con sé anche al lavoro in fabbrica e che leggeva ogniqualvolta trovava un po’ di tempo libero. Furono queste pagine a ispirargli il motto “totus tuus”. 

3) Così era chiamato il card. Wyszynski dopo aver presieduto le solenni celebrazioni del millennio del Battesimo della Polonia.

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