Una delle convinzioni tipiche del neomodernismo è quella di affermare che l’Incarnazione salverebbe automaticamente tutti. Da qui anche il cosiddetto “cristianesimo anonimo” di Karl Rahner. Una precisazione: un conto è dire che Dio vuole tutti salvi, il che è verissimo e autenticamente cattolico, altro è dire che tutti si salvano…
Una delle convinzioni tipiche del neomodernismo è quella di affermare che l’Incarnazione salverebbe automaticamente tutti. Da qui anche il cosiddetto “cristianesimo anonimo” di Karl Rahner. Una precisazione: un conto è dire che Dio vuole tutti salvi, il che è verissimo e autenticamente cattolico, altro è dire che tutti si salvano.
La convinzione neomodernista ha però una grande contraddizione. Se Dio ha già salvato tutti, perché permette la sofferenza? Perché permette che soffra un bambino? Perché permette che avvengano catastrofi o epidemie in cui a morire sono peccatori ma anche tanti innocenti? A cosa serve questa sofferenza? È mai possibile che un Dio a cui non serve la nostra libertà, possa poi permettere la sofferenza per provare la nostra libertà? Se Dio salva tutti, vuol dire che è un Dio a cui non serve la nostra libertà. Se a Dio non serve compensare il peccato, perché poi permette la sofferenza degli innocenti se questa non compenserebbe nulla?
Ed ecco la grave contraddizione. Da una parte, ci si concentra sul mondo per rendere Dio troppo amico del mondo; dall’altra, è proprio ciò che accade nel mondo a dimostrare la “spietatezza” di Dio. Infatti, che senso avrebbe la salvezza ultraterrena di tutti, se poi su questa terra permanesse la più grande ingiustizia: il dolore ripartito in parti non uguali, l’innocente che può soccombere e il malvagio che può prosperare?
La verità autenticamente cattolica dice invece che Dio vuole sì tutti salvi, ma vuole anche che si corrisponda liberamente. La verità autenticamente cattolica dice che esiste il peccato e che questo debba essere compensato. Spiega la permissione della sofferenza degli innocenti come compensazione, cioè come “completamento” delle sofferenze redentive di Cristo, secondo la nota espressione paolina (Col 1,24).
Da qui la soluzione di ogni contraddizione.
Da qui anche la bellezza di capire come ogni sofferenza, per quanto dura da accettare e da vivere, possa essere “risolta” nell’ordine sapiente e amorevole di Dio.