MODELLI DI VITA
Paolo Luotto. Professore e storico per Gesù Re
dal Numero 20 del 17 maggio 2015
di Paolo Risso

“Studio, insegnamento e preghiera”. È l’itinerario di Paolo Luotto appena compresa la sua vocazione: divenire professore per insegnare attraverso le materie letterarie la Verità. La sua linea presto si scontra con il sistema scolastico vigente, tutt’altro che cattolico, ma il Professor Luotto non è il tipo che si arrende...

«Noi imparammo a stimare il suo ingegno lucido, solido, equilibrato... Noi amavamo e ammiravamo maggiormente il suo carattere: franco, leale, sincero, sostenuto da una coscienza pura e austera, che gli indicava subito, senza mai errare, la via da seguire». Così Gaetano Salvemini, tutt’altro che credente, tratteggiò il suo collega Paolo Luotto, uomo d’intensa fede cattolica, da stupire.
Quinto di sei figli di una famiglia di umili agricoltori, Paolo Luotto era nato il 13 novembre 1855, a Villafranca d’Asti. Alle elementari, intelligentissimo e piuttosto geniale, era il primo della classe. Avrebbe voluto continuare gli studi, ma gli mancavano i mezzi. Frequentando il suo ottimo parroco e i suoi maestri e impegnandosi per conto suo, pur lavorando con i suoi in campagna, di fatto portò a termine il ginnasio.

“La Verità è una sola”

Era un ragazzo di singolare fede, purezza e bontà. Confessione e Comunione frequentissime e regolari, il Rosario quotidiano alla Madonna, assidue visite al Santissimo Sacramento, erano la regola della sua vita: cresceva come un vero innamorato di Gesù con il desiderio di saper sempre di più servirlo meglio, per farlo conoscere e amare. A 15 anni, la sua famiglia riuscì a mandarlo a Genova a continuare gli studi. Lì frequentò il Liceo statale C. Colombo, dove si appassionò alle Lettere greche e latine, a Dante, alla filosofia. Per conto suo approfondiva sicuri studi teologici, prendendo a recarsi spesso alla chiesa e al convento dei Domenicani di Santa Maria di Castello, dove per la guida del padre Marchese cominciò a conoscere e ad apprezzare a fondo san Domenico di Guzman, san Tommaso d’Aquino e padre Girolamo da Savonarola.
«Da allora – scriverà – nel Savonarola ammirai il filosofo, il teologo, l’asceta, l’oratore cattolico, l’ottimo educatore, lo studioso e l’espositore egregio della Parola divina, il Predicatore assiduo del Verbo di Dio Gesù Cristo». Fece suo il pensiero di san Tommaso d’Aquino, che è quello della retta ragione, sempre valido – la filosofia perenne dell’essere – che conduce alla Verità tutta intera nell’adesione alla Rivelazione di Dio. San Tommaso sarà il suo maestro di pensiero; Savonarola il suo modello di educatore e di apostolo, di vita cristiana-cattolica intensamente vissuta.
Nel 1880 si iscrisse all’Università di Torino, dove dal prof. Carlo Cipolla imparò a “fare storia” in modo rigoroso, sempre sui documenti, nel modo più oggettivo possibile. Negli anni “universitari”, Paolo Luotto si legò di amicizia con Don Bosco e più ancora con don Murialdo, andando spesso a Rivoli, alla “colonia agricola” fondata da quest’ultimo, per reinserire nella società i giovani usciti dai riformatori. Gli nacque presto dentro la passione per l’insegnamento inteso come dono della Verità e del Vangelo di Cristo, con vera carità verso i giovani, come un’autentica missione: la carità più grande è sempre la Verità.
Studi, esperienze pedagogiche, preghiera... Nel 1884 si laureò in Lettere, l’anno dopo in Filosofia. Nel 1890 conseguirà anche la laurea in Legge. Nel 1886 gli fu assegnata la cattedra di filosofia al liceo di Lecce. Subito si fece apprezzare e amare dagli allievi («i miei cari leccesi»), che ne accolsero l’eccezionale cultura, la fede intensa, la bontà dolce e forte. Uno di loro, il futuro prof. Gabrieli, docente di Lingua araba all’Università di Roma, dirà di lui: «Il prof. Luotto ci insegnava l’assoluta supremazia della ragione sui sensi, la purezza del cuore, la preghiera e la pratica della vita cristiana; la semplicità. La Verità di Cristo, la felicità è tutta e soltanto nell’obbedire alla sua santa Legge».
Nel suo insegnamento della filosofia, il prof. Luotto seguiva rigorosamente san Tommaso, la qual cosa gli rese presto impossibile lavorare in quel liceo. La Massoneria imperante nell’istruzione pubblica tentò di fargli rinnegare la Verità divina. Rispose di voler essere «un libero piemontese tutto di un pezzo». Così, per punizione (si puniscono spesso i giusti!), per l’ottobre 1891 si trovò trasferito contro sua voglia al liceo di Cesena, dove tra socialisti, anarchici e simili gli sarebbero dovuti passare “i grilli” per san Tommaso. Ma non si arrese, che la Verità è una sola – stat Veritas –, quella di Gesù Cristo, a Villafranca d’Asti, suo borgo natio, a Torino, a Genova e nella “rossa” Romagna, dovunque e sempre!
Davanti alle ingiuste pretese di chiunque, il prof. Luotto rispondeva con i versi del suo “amatissimo” poeta Dante Alighieri: «Sta’ come terra ferma che non crolla / già mai la cima per soffiare di venti». Proprio a Cesena si rafforzò nella Verità, scoprendo in biblioteca le principali opere di Savonarola e riprendendo a studiarlo a fondo, in vista di un eventuale capolavoro su di lui.

“Il vero Savonarola”

Il 23 gennaio 1892 sposò Eugenia Brezzi, di Alessandria: un Matrimonio felice, allietato da quattro figli. Nel 1894 gli fu assegnata la cattedra di filosofia al liceo di Faenza: ancora una volta stupì colleghi e allievi per la sua superiore preparazione, la singolare generosità d’anima, la coerenza assoluta con la Fede cattolica apertamente professata. È meglio lasciarlo dire al suo collega “di altra sponda”, Gaetano Salvemini: «Paolo Luotto aveva l’istinto della Verità e della giustizia. E con questo, una dolcezza di modi che incantava, un candore d’anima che rendevano rispettabili le sue idee da chi era ben lungi dal condividerle; una modestia insuperabile, un’inconsapevolezza dei propri meriti che obbligavano all’amicizia e all’ammirazione».
Senza trascurare, anzi dedicandosi tutto alla sua famiglia con le premure di un padre dolcissimo, e alla scuola come alla sua seconda famiglia, vero educatore cattolico, nel 1896 pubblicò il primo libro sul suo “Profeta” prediletto, allora più discusso di oggi: Dello studio della Sacra Scrittura, secondo Savonarola e Leone XIII (Artigianelli, Torino), in cui analizzando scritti e prediche del “gran Frate” di Firenze, ne dimostrava l’enorme competenza biblica e teologica, il perfetto accordo con i grandi Dottori e Padri della Chiesa, con il Magistero del Papa, da san Pietro a san Leone XIII, che aveva appena pubblicato l’enciclica Providentissimus Deus, sulla Sacra Scrittura. In una parola: era certa e sicura la rettitudine cattolica di Savonarola!
Il libro ebbe notevole diffusione e suscitò l’ammirazione di storici e teologi illustri, di uomini di Chiesa come il padre Giacinto Cormier († 1916, oggi beato), procuratore generale dei Domenicani, il quale ai primi di agosto 1896 lo offrì in lettura al padre Ludovico Ferretti che ne rimase avvinto. La sera stessa padre Ferretti riceveva una lettera da Paolo Luotto che gli esprimeva la sua venerazione per padre Savonarola e gli diceva delle sue intenzioni di dedicargli altri studi, già quasi pronti. «Avevo trovato quel giorno – scriverà padre Ferretti – un tesoro di amico». Nella risposta gli disse del Pastor, che avendo pubblicato in quell’anno 1896 il terzo volume della sua Storia dei Papi, presentava Savonarola come un ribelle alla Chiesa, rivelando in fondo di non conoscerlo affatto. Sarebbe stato necessario che il prof. Luotto confutasse a fondo il Pastor, senza alcuna soggezione del suo nome illustre.
Paolo accettò la “sfida” e dal novembre 1896 prese a frequentare il convento di San Marco a Firenze e a soggiornare in quello di Fiesole, legandosi in amicizia con padre Ferretti e padre Lottini, uomini di eccezionale valore e santità, con i Padri Domenicani, prediligendo novizi e studenti come la “delizia del suo cuore”. Lo videro passare lunghe ore davanti al Tabernacolo, sgranando il Santo Rosario e meditando la Summa di san Tommaso con l’ardore di un consacrato.
D’accordo con i suoi amici Domenicani, con il Maestro generale dell’Ordine padre Andrea Fruhwirt (1845-1933) e il suo procuratore padre Cormier, il card. Bausa (1821-1899), Domenicano e arcivescovo di Firenze, studiando in modo tenace confutò punto per punto il Pastor, al fine di far conoscere “il vero Savonarola”, obbediente al Papa e alla Chiesa, anche quando denunciava i peccati degli uomini di Chiesa, compreso Alessandro VI come uomo Rodrigo Borgia, il Savonarola apostolo della Verità e riformatore dei corrotti costumi per una società alla luce del primato di Cristo in ogni cosa. Fu un lavoro immane, sostenuto dalla necessità di non lasciare il Savonarola alla discrezione dei nemici della Chiesa, perché egli è cattolico, apostolico e romano, anzi martire della Verità e candidato alla gloria degli altari.
Con l’approvazione del padre Fruhwirt e la revisione del padre Lottini, nel maggio 1897 uscì a Firenze, presso Le Monnier, il capolavoro del prof. Luotto: Il vero Savonarola e il Savonarola del Pastor, un volume di 620 pagine che non solo sgretolava il testo del Pastor, ma apriva la via per l’autentica conoscenza del grande Predicatore auspicandone la pubblicazione integrale delle opere, risolvendo il problema della scomunica ingiustamente e invalidamente comminatagli, indicando in lui un grandissimo maestro di vita per una vera riforma della vita cristiana e della società.
Ormai la sua salute non reggeva più: a 42 anni, nell’ottobre 1897, non poté riprendere la scuola e si ritirò nella sua casa di Villafranca d’Asti, spendendo gli ultimi giorni per la sposa e i bambini, per l’anziana mamma, riempiendo le giornate di preghiera, accostandosi più sovente che mai alla Confessione e alla Comunione, come del resto aveva sempre fatto. Diceva dolcemente: «Ora desidero vedere Dio. Vado in Paradiso. Vi sarò sempre vicino, non vi abbandonerò mai».
La mattina del 19 dicembre 1897, IV domenica di Avvento, domandò: «Che giorno è oggi?». Gli risposero: «È domenica, è festa». Ed egli: «È da tanto tempo che desideravo questa festa». Alle 11:30 iniziava la sua domenica eterna. Aveva scritto tra i suoi ultimi pensieri: «La Verità sul Savonarola per la storia civile e per la Chiesa, sarà come una rivoluzione, il trionfo di Cristo Re, un mondo a sua immagine, in Lui».

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