SPIRITUALITÀ
Il ven. Marcello Marton | Il trionfo della Madre del Bell’Amore /1
dal Numero 19 del 14 maggio 2023
di Suor Ostia del Cuore Immacolato

Nella sua giovinezza Marcello Marton aveva raggiunto un considerevole grado di unione a Maria, che considerava la sua celeste Fidanzata. Ma l’immersione nella mondanità lo condusse poi lontano, quasi nel baratro della perdizione. Un piccolo strumento sarebbe servito poi a ricondurlo alla grazia divina e alla vicinanza dell’Immacolata...

Quando si leggono le vite dei santi, soprattutto i casi più straordinari, a volte viene il dubbio che nel racconto ci sia una punta iperbolica da parte del biografo e che certi avvenimenti siano stati appositamente esagerati al fine di colpire il lettore. La storia che stiamo per raccontare conferma, invece, che quando si entra nel campo soprannaturale, e in particolar modo quando c’è la mano materna di Maria Santissima che “guida la regia” degli eventi, tutto è possibile e anche l’inverosimile può accadere realmente. 

L’avventura del padre Marcello Marton ci dà proprio questa conferma. 

La “Fidanzata” per l’eternità

Con il passo della Sapienza 8,2: «Questa ho amato e ho ricercato fin dalla mia giovinezza [...], mi sono innamorato della sua bellezza», inizia l’autobiografia del padre Marcello, morto nel 1966 in Ungheria, scritta per obbedienza nel suo caro Carmelo ungherese. Il giovane Boldizsár Marton (questo era il suo nome civile) si innamorò dell’Immacolata quando frequentava ancora il ginnasio, e faceva parte di una congregazione mariana nella chiesa dei gesuiti. Come un novello san Bernardino da Siena, il quale da giovane si recava di nascosto a portare fiori alla sua celeste Fidanzata, il giovane Boldizsár racconta così il suo “fidanzamento” con l’Immacolata: «Il santuario allora mi sembrò essere il Paradiso: fu come se mi fossi “fidanzato” con qualcuno per l’eternità, ma chi era questo qualcuno? L’Immacolata, il Verbo Eterno, Gesù, la Sapienza, la Bellezza, lo Splendore, l’Ideale: tutto si unificava in me... Così Maria diventò mia Madre! Vale a dire diventò tutto per me: mia Madre, mia Sposa, mia Sorella, perché mi dava Gesù, la Felicità». Da quel fatidico momento, per ben quattro anni, Boldizsár ebbe esperienze mistiche mariane veramente singolari. Dopo la santa Comunione, ogni mattina, si fermava a lungo davanti al tabernacolo e lì si apriva il suo “Paradiso”, in un rapporto di intimità con Maria Santissima e Gesù Bambino che teneva in braccio. Lui stesso descrive quel periodo meraviglioso nel quale sperimentò come «la grazia divina si spandeva su di me [...]. Lasciavo che la Regina dei Cieli e il suo Bambino Gesù mi vestissero, mi immergessero nell’acqua viva della grazia che era pura come il cristallo». Anche la sua vita quotidiana era pervasa da tale presenza e da una crescita nelle virtù che gli riempiva l’anima di pace e di grazia.

Il tradimento dell’amore

L’ambiente dell’università cambiò tutto questo paradiso in un precipitoso incubo. Il problema principale, però, fu che Boldizsár non lottò controcorrente avvalendosi dell’arma della preghiera. Le ideologie del primo novecento gli riempivano il cervello ma il vero “sgambetto” che lo fece cadere lo doveva a se stesso: lo studio, la letteratura e l’arte iniziarono a riempire la sua vita a tal punto che l’orgoglio cominciò a soffiare su quelle doti naturali che egli comprendeva di possedere, e che prese a stimare in modo quasi idolatrico. Perse in fretta la vicinanza della Madonna e anche la fede: Maria Santissima, la Piena di grazia, la Purissima non poteva tollerare tanta superbia, orgoglio e vanità. Una volta professore, il Marton, accecato dal suo successo di conferenziere e scrittore, era diventato l’idolo di se stesso. 

Quando descrisse questo periodo infelice, volendo stigmatizzare in pochi versi poetici il suo radicale cambiamento di vita, scrisse: «La Stella, la Stella del mare si accese e rifulgeva nel cielo della mia giovane anima con una bellezza meravigliosa, poi si oscurò, come se fosse caduta, come se fosse scomparsa... Ma non scomparve per sempre! No! No! La Vergine Madre ha dei progetti su tutti i suoi figli. E chi una volta l’ha molto amata, anche solo una volta, sarà salvato da Lei per sempre anche se pareva perduto».

L’avventura paradossale dell’ufficiale Marton

Scoppiata la guerra, fu chiamato al fronte un suo giovane collega, da poco diventato papà di un bimbo. Il professor Boldizsár si offrì al suo posto, ma, se a spingerlo a tale gesto fu anche la sua bontà d’animo, il motivo prevalente fu l’avventura e la pazza incoscienza di chi “vuole fare nuove esperienze”. A quel tempo non era più né credente né praticante. “Giullare” dei salotti e intrattenitore degli ambienti più borghesi, si definiva “libero pensatore”. 

Nonostante tutto, la “celeste Fidanzata” non si era dimenticata di lui: un suo alunno, all’annuncio di tale pericolosa separazione, regalò al suo amato professore di letteratura una medaglia miracolosa, e, tra le lacrime, lo supplicò di tenerla sempre con sé. Inizia qui l’avventura del giovane ufficiale Marton e della sua inseparabile medaglia miracolosa. 

La guerra, per gli ungheresi, fu un massacro e l’esperienza di tale carneficina lo vide sempre in prima linea. Scrisse anche un romanzo per raccontare tale periodo, in cui visse esperienze paradossali e incredibili, nel quale si era trovato più volte faccia a faccia con la morte certa... ma la medaglia miracolosa lo protesse sempre. Poi, descrivendo quel periodo terribile in terza persona, scrisse di sé: «Pensava di avere perduto la fede, ma si sbagliava, perché c’era qualcosa in cui credeva, in cui riponeva una fiducia senza limiti: era una medaglia, una semplice piccola medaglia della Madonna». 

Tra le tante avventure che possiamo accennare, indimenticabile è quella della nave in fiamme, alla fine della guerra. La nave aveva preso fuoco e ormai le fiamme stavano arrivando alla sala dei motori facendo scoppiare tutto. I corpi carbonizzati galleggiavano sul mare, era inverno e il mare era in tempesta. La medaglia miracolosa era nella sua tasca, come le altre volte, anche se forse dimenticata. L’ufficiale Marton riuscì a salvarsi anche da questa avventura di “morte certa”, miracolosamente, all’ultimo momento... Straordinariamente, nello svolgersi degli avvenimenti, «in quel tempo la Vergine Madre vincolava il suo aiuto a quella medaglia!».

 

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