SPIRITUALITÀ
Dal monte della tentazione...
dal Numero 9 del 26 febbraio 2023
di Suor Ostia del Cuore Immacolato

“Dal Calvario al Tabor” recita un detto. Ed è proprio così: per giungere al “monte santo di Dio” bisogna prima superare la croce della tentazione, da cui nessun uomo è esente. Gesù, che ci ha preceduto su questa via, ci ha lasciato però anche i mezzi efficaci per uscirne vittoriosi. 

In questa prima domenica di Quaresima saliamo insieme a Gesù sul monte della tentazione. Questo monte è anche per noi inevitabile, a causa della nostra condizione umana, e Gesù ci ha ottenuto la forza necessaria per scalarlo e ci ha indicato la strategia per vincere il nemico anche nelle tentazioni più subdole e violente. La teologia ci insegna che «l’esistenza del demonio non ha bisogno di essere dimostrata per quanti si professano cristiani, dal momento che ogni giorno nella preghiera del Padre nostro essi chiedono al Padre celeste: “Liberaci dal male – ossia: dal maligno”, che è appunto satana, o il diavolo in persona, il demonio per eccellenza, vale a dire: il capo di tutti i demoni. Il male d’altronde esiste, e lo si tocca con mano quotidianamente: è una realtà di ordine sperimentabile. Ora, il male, tra le varie cause che l’originano (la cattiva volontà e l’inclinazione disordinata dell’uomo non vanno dimenticate), ha quale causa principale, esterna all’uomo, lo Spirito del male, qui in questione» [1]. La preghiera, il silenzio e la mortificazione sono le armi che l’uomo-Dio ha lasciato a nostra disposizione, Lui che era immune da ogni peccato e sempre unito al Padre suo. Il padre Royo Marín ci suggerisce consigli molto pratici da tesoreggiare: «L’orazione, l’umiltà di cuore, il disprezzo di sé, la fiducia in Dio e nella protezione di Maria, la frequenza ai sacramenti e la cieca obbedienza al direttore spirituale» [2].
Queste armi sono necessarie nella nostra quotidianità, in cui è continuo il combattimento con le tentazioni, poiché «la nostra battaglia non è con le creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti» (Ef 6,12). San Giacomo, però, ci esorta alla lotta considerando quanto sia necessario passare per la tentazione; è infatti «beato l’uomo che sopporta la tentazione, perché una volta provato, riceverà la corona della vita che Dio ha promesso a coloro che lo amano» (Gc 1,12). Ovviamente, più un’anima s’incammina verso le vette della santità, più il demonio cerca di farla cadere, accentuando il suo accanimento. Perfino Gesù ci insegna che l’angelo delle tenebre non è da sottovalutare, poiché, essendo spirito, è molto più astuto dell’uomo e conosce bene ogni nostra fragilità. Come fece con Adamo ed Eva, la sua tattica parte dalla seduzione e dal farci ragionare così da creare qualche dubbio su cui poi “lavorare” con astuzia, fino a portarci al cedimento.

Ebbene, Gesù sul monte non discute con il demonio e taglia corto di fronte ad ogni provocazione. Pertanto, se vogliamo farci santi, dobbiamo armarci, imparando da questa “scuola delle tentazioni”, perché non ci si fa santi restando “in poltrona”. 
Uno degli esempi più belli di somiglianza a Gesù nella tentazione lo riscontriamo nella vita di santa Chiara d’Assisi, durante le sue lunghe ore di preghiera contemplativa. Il beato Tommaso da Celano, suo biografo, rompe il silenzio sulle notti d’orazione della Serafina d’Assisi e descrive la delicata espressione della carità di colei che languisce d’amore, di compassione, di desiderio di condivisione. Scrive di lei: «Spessissimo prostrata in orazione col volto a terra, bagna il suolo di lacrime e lo sfiora con baci: così che pare avere sempre fra le braccia il suo Gesù, i cui piedi inondare di lacrime, su cui imprimere baci» (FF 3197). 
Sempre il Celano riporta ben tre episodi di co-me questa particolare preghiera scateni l’aggressività e perfino la violenza del demonio. Infatti, in una notte di orazione tra lacrime d’amore, il nemico appare a santa Chiara in forma di un fanciullo tutto nero e le dice con tono falsamente premuroso: «“Non piangere tanto, perché diverrai cieca”. Ma, rispondendogli lei subito: “Non sarà cieco chi vedrà Dio”» (FF 3198), questi prende e se ne va. Dopo poche ore, il nemico torna alla carica e questa volta il tono diventa più aggressivo e ironico: «“Non piangere tanto, se non vuoi che il cervello ti coli liquefatto per le narici e ti rimanga il naso storto”. Alla pronta risposta di lei: “Nessuna deformazione subisce chi serve il Signore”, tosto fuggendo svanì» (ibidem). 
Si noti la progressività con cui aumenta la provocazione e la cattiveria del demonio a causa della resistenza e della tenacia della vergine d’Assisi. Ed ecco che il terzo attacco diventa una vera e propria vendetta da parte di chi si è reso conto di non poter ottenere alcuna vittoria contro l’integrità e la determinazione della Serafica Madre. Questa volta il demonio appare nella cella della Santa, infuriato di fronte alla continua e amorosa preghiera di santa Chiara piangente sulle cinque piaghe del Crocifisso; le si avventa contro e la picchia violentemente, con colpi sul viso che le lasceranno dei lividi (cf FF 3215): è questa la firma satanica di colui che non può sopportare che si strappino anime dai suoi artigli infernali. 
Certamente, queste aggressioni avvengono agli “spiriti forti” – pensiamo a san Pio da Pietrelcina, alla beata Maria Pierina De Micheli, a santa Veronica Giuliani... –, ma anche noi dobbiamo vigilare e saper combattere. Nel caso di santa Chiara, se il demonio fosse riuscito anche solo a farle perdere la pazienza, sarebbe rimasto soddisfatto. 
Confrontando le vittorie di santa Chiara con le tante volte che noi manchiamo di pazienza per un nulla, comprendiamo bene perché non serva tanto accanimento da parte del nemico per farci cadere... basta veramente poco. Alleniamoci, dunque, perché solo attraverso la tentazione vinta riusciremo a salire sulla vetta del monte della contemplazione e solo da questo monte si può accedere alla partecipazione d’amore-dolore dell’uomo-Dio. Questa forma di orazione è tanto odiata dal demonio proprio perché gli ricorda i dolori di Gesù e di Maria sul Calvario, sul “monte della vittoria”, e per la sua fecondità nella salvezza delle anime.  

Note
1) Padre A. Royo Marín, La lotta contro il demonio, San Paolo, 2008, p. 5.
2) Ivi, p. 38.

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