SPIRITUALITÀ
“Polvere che diventa Cristo”
dal Numero 8 del 14 febbraio 2023
di Paolo Risso

Se la Quaresima vuol farci ripartire dalle nostre umili origini, non dobbiamo però dimenticare che il Verbo è venuto ad elevare ad altezze divine la nostra “cenere”. Nostro impegno sarà dunque quello di sempre più liberarci da vizi e difetti per trasfigurarci in Cristo. 

Il 22 febbraio 2023, con il Mercoledì delle Ceneri, inizia la Quaresima. Non ho mai avuto simpatia per questo tempo che dovrebbe essere di penitenza, di rinuncia, di austerità, che spesso però sono soltanto verbali. Non mi piace, per istinto di sopravvivenza, la formula con cui si impongono le ceneri sul capo, anche se purtroppo è tragicamente vera: «Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai». Da alcuni anni, da quando c’è il Novus Ordo Missæ (1969), si può anche dire: «Convertiti e credi al Vangelo». Al che una brava vecchietta di una casa di riposo rispose al parroco: «Pensa a te!».


“Se fossi papa...”
Da diversi anni, per conto mio, ho fatto una “pensata”: se io fossi papa, farei accompagnare l’imposizione delle ceneri con questa formula vera e bellissima, che mi rappacificherebbe con la Quaresima: «Ricordati, uomo, che sei cenere, e ti trasformerai in Cristo».
“Sei cenere, sei polvere”. Chi mai lo può negare? Già il poeta Orazio, pagano ed epicureo, ben lo sapeva, e “piangeva” nelle sue odi: «Ruit hora [Precipita l’ora]». Ogni ora passa. E ancora: «Fugaces labuntur anni [Fugaci fuggono, scivolano, gli anni]». Il salmista, realista e pure ispirato da Dio, al Salmo 90, con mestizia canta: «Summa annorum nostrorum sunt septuaginta anni, et, si validi sumus, octoginta [...]. Cito transeunt et nos avolamus [La somma dei nostri anni è 70, e, se siamo forti, 80; passano presto e noi voliamo via]» (Sal 90,10).
«Così è, se vi pare», direbbe Pirandello, e se non vi pare, è così lo stesso. Ma Dio non ha creato la morte così come la viviamo oggi, con tutta la sua devastazione. L’uomo uscito bello dalle mani di Dio era stato fatto partecipe della sua vita divina, a sua immagine (cf Gn 1,26) e sarebbe passato a Lui, Dio, in modo dolcissimo, come in un abbraccio del papà al proprio bambino. Ma l’uomo ha peccato, provando a farsi dio al posto di Dio, stabilendo da se stesso ciò che è bene e male. Il “neoumanesimo” del mondo d’oggi sgorga tragicamente dalla colpa originale, “la colpa prima” del primo uomo. Tutto il male, senza limiti, dell’umanità viene da questo. Lo constatava persino Baudelaire, ebbro e peccatore, nei suoi Fiori del male. Ma Dio non si è arreso davanti alla sua creatura ribelle fino a diventare sfrenata nella carne e folle nello spirito. 


Da tutta l’eternità...
...Dio ha pensato l’uomo, ogni uomo, ogni realtà umana nel Figlio suo fatto uomo, Gesù Cristo, mai fuori del Figlio suo, mai contro il Figlio suo. Noi, uomini proprio perché peccatori, siamo stati pensati e voluti da Dio nostro Padre “in Cristo”. Non siamo stati lasciati erranti, in libera uscita senza sapere né chi siamo né da dove veniamo né dove andiamo, ma siamo voluti “in Cristo”. La divina Rivelazione ce lo scopre in modo sempre più chiaro.
«In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Tutto è stato fatto per mezzo di Lui e senza di Lui niente è stato fatto di quanto esiste» (Gv 1,1-2). Ecco, siamo stati fatti in vista del Verbo, il Figlio di Dio. Ma dobbiamo conoscerlo, accoglierlo, viverlo, farlo nostro, fino a fare la mirabile esperienza: «Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia» (Gv 1,16).
«Benedetto Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale in Cristo [...]. Egli [il Padre] ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà [...] per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno di ricapitolare in Cristo tutte le cose» (Ef 1,3.10). Stando così le cose nel piano di Dio, noi dobbiamo lasciarci riepilogare, compendiare, incorporare in Cristo. Solo questo è il vero culto, la vera Religione, la Religione assoluta, l’obbedienza più piena: che noi, che tutti, siamo in Cristo. Questa dev’essere la nostra passione.
Questo annuncio si fa ancor più chiaro. «Noi sappiamo – scrive san Paolo ai Romani – che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che Egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, affinché Egli sia il primogenito tra molti fratelli» (Rm 8,28-29). 
«Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza» (Gn 1,26), dice Dio prima di creare l’uomo e la donna. I quali sono usciti dalle mani di Dio, vestiti della sua vita divina – elevati all’ordine soprannaturale –, raggianti della sua immagine divina. Ma essi hanno voluto deificarsi da soli, fuori di Dio e contro Dio. E sono finiti, per loro tragica scelta di ribelli, come dei “disgraziati”. Ecco, l’uomo ribelle a Dio è un “disgraziato”: privo della grazia di Dio, spoglio della Sua immagine. 
Ma Dio Padre non si è arreso. Ha mandato suo Figlio a rivestirsi della nostra umanità, Lui che è l’immagine del Dio invisibile (cf Col 1,15), per restituire a noi uomini peccatori l’immagine e la somiglianza con Dio. Il Figlio di Dio fatto uomo, Gesù, ha espiato con il suo Sangue sulla Croce il nostro peccato e ci ha meritato di nuovo la vita divina, per farci conformi così alla sua immagine e renderci fratelli di Lui, il Primogenito.
Nel Battesimo, questa immagine del Figlio di Dio, Gesù, è stata stampata nella nostra anima. Ogni volta che gli chiediamo perdono dei nostri peccati con il pentimento e la Confessione, Gesù ripristina o rende più bella questa sua immagine in noi. Quando ci accostiamo alla Comunione cresciamo sempre di più in Lui, fino a raggiungere la sua statura, la sua pienezza (cf Ef 4,13). Tutta la nostra lotta contro il peccato, tutto l’impegno che, con la grazia di Dio, mettiamo per amarlo sempre di più ci configura sempre di più a Lui.


La nostra trasfigurazione
Dobbiamo accogliere in noi Gesù vivo, sempre di più. Egli, dal nostro Battesimo, vive in noi con il Padre e lo Spirito Santo. «Non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me» (Gal 2,20). Questa non è una mia idea, non è neppure un mio sentimento, ma è “realtà ontologica”. È il suo Essere divino che viene ad abitare in noi, il quale, pur continuando ad essere distinto da noi (non siamo panteisti!), prende possesso e occupa il nostro essere. 
Farsi santi non è solo seguire Gesù Cristo (co­­me si può seguire un capo di questo mondo), ma passare dalla sequela Christi all’intimità con Lui. Farsi santi è trasfigurarci in Cristo; è lasciarci trasfigurare dallo Spirito Santo in Cristo stesso. Corrispondere all’amore di Dio, accogliere il progetto di Dio sulla nostra vita non è avere la pretesa che faccia tutto Dio in modo che, se anche persevero nel peccato, Lui mi salva lo stesso, come si insegna ora con un’insipiente teoria della sua misericordia.
Siamo graditi a Dio e corrispondiamo al suo progetto, siamo salvi se Dio al termine della nostra esistenza terrena potrà vedere in ciascuno di noi un’immagine sempre più bella di Gesù, Figlio suo. Allora vivere diventa vivere Cristo (cf Fil 1,21), crescere in Cristo, trasfigurarci in Cristo. Ho letto sotto ad una bellissima immagine del Volto di Gesù: «Promitto me non solum emendari, sed transfigurari in te, mi Jesu [Prometto che non solo mi correggerò, ma mi trasfigurerò in te, mio Gesù!]».
Ecco, sono polvere, ma mi trasfigurerò in Cristo. La Quaresima, ogni anno, ritorna, perché noi ci impegniamo sempre di più in questa trasfigurazione, perché ci proviamo sempre di più. Per questo, se fossi papa, con Motu proprio stabilirei che, al Mercoledì delle Ceneri, ogni prete dica: «Ricordati che sei polvere, ma ti trasformerai in Cristo». 
Più bello, sì o no? Bellissimo!  

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