SPIRITUALITÀ
In ricordo della serva di Dio mamma Licia
dal numero 3 del 14 gennaio 2024
di Maria Teresa Brancato

Nel ventesimo anniversario della sua morte, vogliamo ricordare l’eroicità di una moglie e di una mamma santificatasi, sotto la guida di san Pio da Pietrelcina, nella fedeltà pura ai doveri del proprio stato.

In questo mondo solo l’amore deve guidare il cristiano in tutte le sue opere, proprio perché Dio è amore e chi ama trova nell’amore la guida della sua condotta. Mamma Licia con il suo amore fece fiorire nella sua numerosissima famiglia la gioia e la pace. Non si impigliò mai in affetti troppo naturali, ma visse amando Gesù, la Madonna e i santi per amare meglio, attraverso questo amore senza egoismo e impregnato di carità, i propri cari e il prossimo. Rimase sempre fedele agli impegni battesimali, secondo la parola del Signore, ma per arrivare a questo passò attraverso il “calvario della tribolazione”. D’altronde nessuno, se vuole salvarsi, è dispensato dalla croce. Nella casa e nella vita di una famiglia cristiana è fondamentale il senso della presenza di Dio in quanto dona agli sposi lo slancio vitale e creativo per adempiere i propri doveri con generosità fino al sacrificio. Solo così mamma Licia riuscì a perfezionare la sua vita cristiana, e a rimanere fedele al fine primario del matrimonio, che è la trasmissione della vita, senza scendere a compromessi. È una grave missione che comporta responsabilità e rinunce e se manca la forza che deriva dalla fede e dall’amore-carità, facilmente si soccombe e si cade nello scoraggiamento totale e “tutto va a scatafascio”, come diceva padre Pio. È ciò che sta accadendo nella società odierna, che è una società senza Dio, senza amore, senza guida e senza fede. 


Devotissima fin da bambina della Madonna, mamma Licia all’età di 19 anni conobbe san Pio da Pietrelcina e divenne sua figlia spirituale. Sotto la sua guida, attraverso le Confessioni, iniziò un cammino di gioiosa speranza e di grande fortezza progredendo senza sosta nella vita di preghiera e accettando con generosità tutti i figli che Dio volle mandarle: ventuno generati – sedici nati e tredici allevati ed educati –. Di grande insegnamento ed edificazione furono le sue innumerevoli Confessioni fatte con padre Pio, soprattutto d’estate, le quali risultarono decisive anche per la sua formazione spirituale e particolarmente per la crescita nelle virtù della pazienza e dell’umiltà con un notevole impegno della volontà ed esercizio della fede, della speranza e della carità. È in questo modo che riuscì a correggere pian piano i suoi difetti. Proprio da san Pio apprese a meditare e ad amare il mistero della Passione e Morte di Gesù tanto che alla nipote Maria che le chiedeva quale mistero del santo Rosario prediligesse rispose che amava e prediligeva molto i misteri dolorosi. Padre Pio infatti incentrava il suo programma di direzione spirituale sul mistero della Croce, Croce che per lui era il vero simbolo delle anime elette e sulla quale diceva che bisognava appoggiarsi per non cadere schiavi del demonio. 


Un giorno, durante una Confessione, mamma Licia si accusò di avere tentazioni sulla fede. San Pio le chiese: «Ma tu le vuoi?». Alla risposta negativa rispose a sua volta: «E allora non è niente. Il diavolo è come un cane tenuto alla catena, più si tiene stretto e meno si muove». E poi aggiunse: «Il Signore non manda mai prove superiori alle nostre forze». In un’altra occasione la serva di Dio riferì a padre Pio di aver provato momenti di grande solitudine, di abbandono di Dio, di aridità e lui la tranquillizzò assicurandole che l’aridità spirituale non colpevole è un mezzo potente di santificazione, e che perciò non doveva turbarsi, ma chiedere a Dio che la prova cessasse. A volte si accusava anche di fare sempre gli stessi peccati: «Padre – chiedeva –, perché non miglioro mai, ma cado sempre nelle stesse colpe? Perché non riesco a correggermi e mi ritrovo sempre uguale con i miei difetti giorno dopo giorno?». Rispose il Padre: «Perché non sei veramente pentita dei tuoi difetti, invece devi avere il coraggio di lottare contro di essi e averne orrore. Solo così potrai eliminarli, altrimenti andrai avanti in modo sempre uguale e alla fine comincerai ad andare indietro». E veramente ella dové lottare molto per ottenere la grazia del vero pentimento. 


Visse giorno dopo giorno immersa tra i mille affanni della famiglia e una volta sentendosi sconfortata, perché la sua vita era senza soste, senza respiro, trovandosi a San Giovanni Rotondo, in Confessione si lamentò con il Padre per l’assillo quotidiano nella cura della numerosa famiglia (aveva già otto figli e il più grande aveva 9 anni). Il Padre l’ascoltò, poi con tono forte e affabile le disse: «Ma tu che vuoi? Lo sai che madre è sinonimo di martire?». Queste parole furono per lei di grande consolazione perché da allora comprese che la missione di madre richiede eroicità e ciò le infuse quel coraggio e quella fede che la sostennero sempre nel compimento dei doveri materni. Basti pensare che, dopo una giornata di continue fatiche, tutte le sere teneva riuniti i figli per la recita del santo Rosario. Col tempo, poiché i figli più grandi cominciavano ad addurre scuse per non recitarlo, nel dubbio su come comportarsi, se essere indulgente o continuare a usare una mano ferma, chiese consiglio a padre Pio per potersi regolare secondo la sua direttiva. Il Padre le disse: «Tienili stretti, tienili stretti. Non cedere né lasciar correre, serve tenerli a freno con la disciplina se non vuoi che seguano strade sbagliate». È vero, responsabili della buona condotta dei figli sono proprio i genitori a cui tocca lo sforzo di vigilare su di loro prevenendone i pericoli. Compito duro, ma doveroso perché si tratta della salute primaria dei figli e mamma Licia non cedette mai, ma ebbe la forza di seguire il consiglio di padre Pio. 


Nella sua vita ci fu un periodo in cui si sentiva così stanca, così oberata di lavoro che volle andare dal Padre per avere una sua parola di conforto. «Padre – gli disse –, io mi sento così stremata, così stanca e spaventata da tutto quello che c’è da fare che temo di diventare pazza». Il Padre sorridendo le rispose: «Non temere che né io né te diventeremo mai pazzi». Infatti in tutta la sua vita non ebbe mai una crisi di nervi o depressioni, ma andò avanti sempre con coraggio e serenità. 
Veramente la sua esistenza fu un continuo atto di amore: curò e amò tutti i figli che Dio le donò; si prese cura del marito con attenzione e affetto incredibili sostenendolo nelle persecuzioni dei fascisti e dei massoni. Fu eroica nelle fatiche e nelle tribolazioni, specialmente durante la seconda Guerra mondiale, quando la famiglia si trovò senza sostentamento perché lo Stato non pagava più gli stipendi. La situazione era gravissima, perché pur avendo il pane quotidiano servivano i soldi per tutte le altre necessità: scarpe, vestiti, medicine, viaggi a San Giovanni Rotondo. Anche in questo frangente non si perse d’animo, ma confidando nell’aiuto della Madonna, si mise ad allevare galline e a venderne le uova riuscendo così a mandare avanti la famiglia con dignità. 


Per non parlare poi dell’eroicità dimostrata nell’affrontare le malattie gravi di una figlia e la perdita di tre figli in tenera età e di altri tre nella vecchiaia. Straordinarie furono anche la pazienza e le fatiche sostenute per far studiare i figli, causate dai disagi e dai continui trasferimenti. Non si può veramente fare a meno di dire con ammirazione che passò attraverso le sventure della vita senza perdere la speranza, che affrontò le amarezze dovute alle persecuzioni subite dal marito senza perdere la carità, che lottò e pregò per la sistemazione di tutti i figli senza perdere la pazienza, che visse il doloroso momento della morte senza perdere la fede.
Mamma Licia con il suo esempio è per tutte le mamme una vera guida, una sorgente di luce nella via dell’amore cristiano.  

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