ALLA SCUOLA DI PADRE PIO
Intreccio di anime
dal Numero 42 del 26 ottobre 2014
di Don Nello Castello

Un filo quasi invisibile lega il Papa polacco a Padre Pio. La stima del Pontefice nei confronti del Santo del Gargano nacque da un incontro personale, crebbe sperimentando l’efficacia della sua intercessione e la fecondità del suo apostolato, per culminare infine nel giorno da tutti atteso della sua ufficiale Canonizzazione.

Padre Pio visse in filiale e amorosa sottomissione ad ognuno dei sei Papi che s’inserirono nella sua vita, ma specialissime sono le relazioni che uniscono i due santi del secolo scorso, Giovanni Paolo II e Padre Pio, legati da un meraviglioso rapporto storico e teologico.
Possiamo aggiungere che papa Wojtyla e Padre Pio sono accumunati anche da un’unica concezione teologica forte, anzi eroica, poiché li troviamo in cammino sulla strada del Calvario. Padre Pio crocifissione sanguinante per 50 anni. Karol Wojtyla in trincea, lotte e persecuzioni sin da giovane.
Tra i due non solo vi è comunanza nella linea della evangelizzazione. Il Papa nella Chiesa era la Verità. Padre Pio nella Chiesa era l’Amore: l’uno insegnava e l’altro redimeva con il suo sangue.

Primo incontro e Confessione

Nel 1948, il neo-sacerdote Karol Wojtyla, studente in filosofia a Roma all’Angelicum, insieme al prof. Medi e alla Marchesa Boschi (personaggio al quale era legata la prima bilocazione di Padre Pio), venne a San Giovanni Rotondo, ove ebbe modo di incontrare e confessarsi con Padre Pio.
Egli stesso confidenzialmente ci ha raccontato che dopo la Confessione ha posto una domanda molto intima a Padre Pio: «Qual è il dolore più grande delle sue stigmate?». E Padre Pio, con amabilità, gli ha risposto: «Il dolore della spalla».
Risposta che fa molto pensare. Sappiamo bene che il Padre era profondamente geloso del suo mondo mistico che, esclusivamente solo al suo direttore spirituale confidava. È una sorpresa per noi che a questo giovane sacerdote abbia fatto tale confidenza. Evidentemente Padre Pio conosceva bene quel penitente, come pure il suo futuro...

Una Lettera urgente: novembre 1962

Wanda Poltawska è un personaggio che fa storia nella vita di Karol Wojtyla. Ha conosciuto il martirio di Dachau per cinque anni, con maltrattamenti che rabbrividiscono al solo leggerne il racconto che lei ha lasciato. Questa signora, insieme al marito medico Andrzen Poltasky, madre di quattro bambine, aveva un ruolo particolare nella sua diocesi, quale collaboratrice del Vescovo nel suo compito di “Vescovo responsabile della pastorale della famiglia” nella Polonia comunista.
Anni difficili con quel regime al potere: esporsi nella Chiesa, richiedeva coraggio eroico per i cattolici, coscienti dei rischi che comportava.
Siamo nel 1962. Il vescovo polacco Karol Wojtyla, Vicario capitolare di Cracovia, è a Roma per il Concilio Vaticano II, gli arriva una comunicazione urgente: la professoressa Wanda Poltawska è in fin di vita per un cancro alla gola. I medici non le danno più nessuna speranza, in dubbio se intervenire con una operazione chirurgica inutile.
Il vescovo Wojtyla, il 17 novembre, dal Vaticano, scrive una lettera urgente in latino a Padre Pio che Egli aveva conosciuto. Gli scrive: «Venerabile Padre, vi chiedo di pregare per una madre di quattro ragazze, che ha quarant’anni e vive a Cracovia, in Polonia. Durante l’ultima Guerra fu per cinque anni nei campi di concentramento in Germania e adesso si trova in gravissimo pericolo di salute, anzi di vita, a causa di un cancro. Pregate affinché Dio, con l’intervento della Beatissima Vergine, mostri misericordia a lei e alla sua famiglia».
La lettera, da un Cardinale italiano, viene affidata al commendatore Angelo Battisti, impiegato in Segreteria di Stato, figlio spirituale di Padre Pio e amministratore della Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo. Sollecitato a far presto, il Battisti scrive: «Salii sulla mia automobile e partii immediatamente». Da precisare che il Battisti era una delle pochissime persone che poteva avvicinare il Padre in qualsiasi momento.
Scrive lui: «Appena arrivato in Convento, incontrai il Padre che mi disse di leggergli la lettera. Ascoltò in silenzio il breve messaggio latino, poi disse: “Angiolì, a questo non si può dire di no”. Padre Pio chinò la testa e pregò». Il Battisti, anche se lavorava in Vaticano, non aveva mai sentito parlare del Vescovo polacco, e si meravigliò delle parole di Padre Pio.
Il 28 novembre, ancora in Vaticano, undici giorni dopo, gli venne consegnata una nuova lettera del Vescovo polacco, da recapitare a Padre Pio con la solita urgenza.
«Apri e leggi», ripeté il Padre.
Lesse: «Venerabile Padre, la donna abitante a Cracovia, in Polonia, madre di quattro ragazze, il giorno 21 novembre, prima dell’operazione chirurgica, è guarita all’improvviso. Rendiamo grazie a Dio, e anche a te Padre venerabile porgo i più grandi ringraziamenti a nome della stessa donna, di suo marito e di tutta la sua famiglia».
Padre Pio ascoltò, poi aggiunse solo: «Angiolì, conserva queste lettere. Un giorno diverranno importanti».
Padre Pio ancora una volta evidenzia la conoscenza del futuro dell’Autore della lettera.
Sosta a San Giovanni Rotondo

Il cardinale Karol Wojtyla visitò il Santuario, la Casa Sollievo della Sofferenza e la Basilica di San Michele Arcangelo, vicina San Giovanni Rotondo.
 In quei giorni, celebrando nella chiesetta vecchia del convento, durante l’omelia – con quel suo tipico italiano – ha ricordato il suo primo incontro con Padre Pio, con queste memorande parole, cariche di ammirazione per colui che egli poi avrebbe elevato agli onori degli altari: «In questa vecchia chiesa è rimasta la sua persona, la sua presenza, le sue parole, la Santa Messa celebrata da lui all’altare laterale, e poi questo confessionale, dove andava a confessare le donne, la sacrestia, l’altare centrale dove adesso siamo noi, e dove, dopo la sua Messa, lui ha distribuito la Santa Comunione. E tutto questo ci fa riflettere, e anche meglio comprendere la frase che è quasi pensiero centrale della Liturgia odierna: “Gloria di Dio è l’uomo vivente”. Dopo quasi 27 anni, io vedo come questa verità si è incarnata in un uomo, in questa vecchia chiesa ancora piena della presenza di Padre Pio».

I primi furono i vescovi polacchi

Un altro elemento che fa la storia nei rapporti di papa Wojtyla col nostro Padre Pio: a quattro anni dalla di lui morte, dall’Episcopato polacco viene fatta una petizione ufficiale a Paolo VI per la canonizzazione di Padre Pio, firmata dai 45 vescovi di quella terra di martirio.
Al secondo posto, dopo la firma del primate card. Stefan Wjszjnski, quella del card. Karol Wojtyla. Nel documento, inoltre, si fa riferimento alla visita di lui, giovane sacerdote, nel 1948: «Alcuni di noi hanno visto coi propri occhi Padre Pio ed il suo apostolato».

Casa Mariana Editrice
Sede Legale
Via dell'Immacolata, 4
83040 Frigento (AV)
Proprietario: Associazione CME Il Settimanale di Padre Pio. Tutti i diritti sono riservati. Credits