SANTO NATALE
Gli inni di Avvento | Maria, Stella dell’Avvento e Sacrario dell’Altissimo
dal Numero 47 del 17 dicembre 2023
di Pietro Romano

L’ufficiatura divina del tempo di Avvento, introducendoci nel mistero dell’Incarnazione, fa risplendere come fulgida stella Maria Santissima, Colei che proclama il mistero della salvezza. 

Il ciclo dell’anno liturgico ci presenta una costellazione di celebrazioni splendenti di mille stelle lucenti rappresentate dalle varie parti della liturgia, sia della Messa che dell’Ufficio divino. L’Avvento è una di queste meravigliose costellazioni, non magnifica come quella della Quaresima e della Pasqua, ma particolarmente luminosa e abbagliante perché celebra la Luce che è venuta nel mondo, il Verbo di Dio fatto carne nel grembo purissimo di Maria Vergine, il Figlio di Dio fatto uomo per redimerci e aprirci le porte del Paradiso. Questi sublimi misteri la liturgia li canta solennemente in ogni sua parte, facendo risuonare tra le volte delle basiliche la voce della Sposa, la Chiesa, che prega il suo Sposo, Cristo. Accanto alla ricchezza dei formulari per le Messe di Avvento vi sono i tesori racchiusi nell’ufficiatura divina che, nei suoi inni, in particolare, risulta essere una meditazione in canto sul mistero dell’Incarnazione e della Nascita del Salvatore, dove la figura di Maria Santissima risalta in modo mirabile in forza della sua missione unica di Madre di Dio. Giustamente, infatti, questo tempo è stato sempre considerato il tempo mariano per eccellenza. Alle Ore principali dell’Ufficio divino, infatti, Ella è sempre presente non solo nelle antifone ma anche negli inni.


Inno dei Vespri

Creátor alme síderum,
Ætérna lux credéntium,
Iesu, Redémptor ómnium,
Inténde votis súpplicum.

Qui dæmonis ne fráudibus
Períret orbis, ímpetu
Amóris actus, lánguidi
Mundi medéla factus es.

Commúne qui mundi nefas
Ut expiáres, ad crucem
E Vírginis sacrário
Intácta prodis víctima.

Cuius potéstas glóriæ
Noménque cum primum sonat,
Et cælites et ínferi
Treménte curvántur genu.

Te deprecámur últimæ
Magnum diéi Iúdicem,
Armis supérnæ grátiæ
Defénde nos ab hóstibus.

Virtus, honor, laus, glória
Deo Patri cum Fílio,
Sancto simul Paráclito,
In sæculórum sæcula. 
Amen.


Munifico Creatore degli astri,
eterna luce dei credenti,
Gesù, Redentore di tutti,
ascolta i voti di chi ti supplica.

Tu, spinto dall'impeto dell'amore,
ti sei fatto rimedio al mondo infermo,
affinché l'universo non perisse
per le frodi del demonio.

Per espiare il comune peccato del mondo,
dal casto seno della Vergine
tu nasci, vittima innocente,
destinata alla croce.

Dinanzi alla tua potenza e gloria
e al primo suono del tuo nome,
i cieli e l'inferno
si prostrano tremanti.

Ti supplichiamo,
o gran Giudice dell'ultimo giorno,
di difenderci con le armi
della superna grazia.

Potenza, onore lode, e gloria
a Dio Padre e al Figlio,
e allo Spirito Paraclito,
per tutti i secoli dei secoli. 
Amen.
 


Con l’inno dei Vespri, che apre solennemente il Tempo di Avvento, la Santa Chiesa invoca il suo Salvatore che riconosce per Creatore del mondo e luce dei credenti, che si muove a compassione del genere umano non volendo che perisca negli inganni del demonio. Spinto dalla forza dell’amore verso le misere creature, Egli si fece, per mezzo dell’Incarnazione, medicina per sanare la malattia del mondo, che languiva per la corruzione e per gli errori. Al suono del suo Nome santissimo piegano le ginocchia, tremando, gli spiriti celesti e quelli infernali. Per sanare l’iniquità umana, il Verbo nacque dal sacrario della Vergine Maria, quale vittima innocente che un giorno sarebbe stata sacrificata sull’altare della Croce. La Chiesa implora che quando verrà la sua seconda venuta per il Giudizio universale ci preservi con la sua grazia dai nemici della nostra salvezza. 
Chiediamo alla Beatissima Vergine Maria di far sì che anche il nostro cuore sia un “sacrario” purissimo per poter accogliere in sé il Salvatore che nascerà.


Inno del Mattutino

Verbum supérnum, pródiens
E Patris ætérni sinu,
Qui natus orbi súbvenis,
Labénte cursu témporis:

Illúmina nunc péctora,
Tuóque amóre cóncrema;
Ut cor cadúca déserens
Cæli volúptas ímpleat.

Ut, cum tribúnal Júdicis
Damnábit igni nóxios,
Et vox amíca débitum
Vocábit ad cælum pios;

Non esca flammárum nigros
Volvámur inter túrbines,
Vultu Dei sed cómpotes
Cæli fruámur gáudiis.

Patri, simulque Fílio,
Tibíque, Sancte Spíritus,
Sicut fuit, sit júgiter
Sæclum per omne glória. 
Amen.


Verbo eterno,
generato dal seno dell'eterno Padre,
che nascesti nel tempo stabilito
per salvare il mondo,

illumina ora le anime,
infiammale del tuo amore,
affinché, staccato il cuore dalle cose caduche,
si riempiano delle delizie celesti.

Così, quando al tribunale il Giudice
condannerà i colpevoli al fuoco,
e con voce amica inviterà
i giusti al cielo meritato,

fa' che non siamo preda delle fiamme,
avvolti nei vortici neri,
ma che, degni della visione di Dio,
gustiamo le gioie del cielo.

Al Padre, e insieme al Figlio
e a te, o Spirito Santo,
come fu, così ancora
sia gloria per, tutti i secoli. 
Amen.



Un tempo il Mattutino si celebrava verso la mezzanotte, per questo nell’inno vi sono dei richiami alla luce che dissipa le tenebre e illumina con la grazia divina le anime dei fedeli affinché, purificato il cuore dall’affetto alle cose transitorie, esso si trovi disposto ad essere riempito del gusto per le cose celesti. Si cantano le due Natività di Cristo: quella eterna dal Padre e quella temporale da Maria Vergine. Si chiede, inoltre, la purificazione dei cuori perché quando, alla seconda venuta di Cristo come Giudice, possiamo essere sottratti alla sentenza di dannazione e aver parte con i beati in Cielo.
Chiediamo alla Vergine Santissima, che ci ha donato il Salvatore, di poterci distaccare dall’affetto alle cose caduche, ricercando solo i beni celesti che conserveremo per l’eternità. 


Inno delle Lodi
En clara vox redárguit
Obscúra quæque, pérsonans:
Procul fugéntur sómnia,
Ab alto Iesus prómicat.

Mens iam resúrgat, tórpida,
Non ámplius iacens humi:
Sidus refúlget iam novum,
Ut tollat omne nóxium.

En Agnus ad nos míttitur
Laxáre gratis débitum:
Omnes simul cum lácrimis
Precémur indulgéntiam.

Ut cum secúndo fúlserit,
Metúque mundum cínxerit,
Non pro reátu púniat,
Sed nos pius tunc prótegat.

Virtus, honor, laus, glória
Deo Patri cum Fílio,
Sancto simul Paráclito,
In sæculórum sæcula. Amen.

 

Ecco, una voce chiara
risuona in mezzo alle tenebre:
fuggano lontano i sogni:
dall'alto spunta Gesù.

Si svegli l'anima addormentata
e non aderisca più alla terra:
già risplende il nuovo astro
per togliere ogni cosa nociva.

Ecco: ci è mandato l'Agnello
a rimetterci gratuitamente il debito:
tutti insieme con lacrime
imploriamo pietà,

affinché, quando apparirà di nuovo
e riempirà il mondo di terrore,
non ci punisca come rei,
ma pietosamente ci protegga.

Potenza, onore, lode e gloria
a Dio Padre e al Figlio,
e allo Spirito Paraclito,
per tutti i secoli dei secoli.
Amen.

 

La Chiesa in questo inno sembra rivolgersi ai fedeli con la voce del precursore di Cristo che predica la penitenza e con le sue parole li spinge a lasciare i sogni falsi degli errori e delle vanità che sin d’ora hanno seguito, e a prepararsi a ricevere Gesù, che viene come Agnello a scontare per amore i nostri debiti mediante la sua morte. Li esorta a chiedere a Lui perdono con lacrime di penitenza, affinché egli sia propizio quando verrà la seconda volta come Giudice.
Chiediamo alla Madonna di ascoltare sempre la voce di Dio che ci parla attraverso i confessori, i direttori spirituali, i genitori, i superiori, e imploriamo, con umiltà e amore, Gesù divino Infante che si degni di volgere su di noi il suo sguardo pieno di misericordia.


Inno dei Vespri e del Mattutino di Natale 

Iesu, Redémptor ómnium,
Quem lucis ante oríginem
Parem patérnæ glóriæ
Pater suprémus édidit.

Tu lumen, et splendor Patris,
Tu spes perénnis ómnium,
Inténde quas fundunt preces
Tui per orbem sérvuli.

Meménto, rerum Cónditor,
Nostri quod olim córporis,
Sacráta ab alvo Vírginis
Nascéndo, formam súmpseris.

Testátur hoc præsens dies,
Currens per anni círculum,
Quod solus e sinu Patris
Mundi salus advéneris.

Hunc astra, tellus, æquora,
Hunc omne, quod cælo subest,
Salútis auctórem novæ
Novo salútat cántico.

Et nos, beáta quos sacri
Rigávit unda sánguinis,
Natális ob diem tui
Hymni tribútum sólvimus.

Iesu, tibi sit glória,
Qui natus es de Vírgine,
Cum Patre et almo Spíritu,
In sempitérna sæcula. 
Amen.



Gesù Redentore di tutti,
che, prima che fosse fatta la luce
il Padre supremo generò
pari a sé: nella gloria.

Tu luce e splendore del Padre,
tu eterna speranza di tutti,
ascolta le preghiere che per tutto il mondo
t'innalzano i servi tuoi.

Ricordati, Creatore delle cose,
che un giorno nascendo
dal seno purissimo d'una Vergine
prendesti un corpo simile al nostro.

Questo attesta il presente giorno,
che ricorre nel giro d'un anno,
che solo dal seno del Padre
sei venuto salute del mondo.

Questo giorno gli astri, la terra, il mare,
questo tutto ch'è sotto i cieli,
autore di nuova salute
salutano con nuovo cantico.

Anche noi, che siamo stati lavati
nell'onda beata del sangue divino,
nel giorno del tuo Natale
sciogliamo il tributo di quest'inno.

O Gesù, sia gloria a te,
che sei nato dalla Vergine,
insieme col Padre e collo Spirito Santo,
per i secoli eterni.
Amen.
 


Dal 24 dicembre, Vigilia del Santo Natale, la Chiesa invoca con giubilo il Verbo Incarnato che si adora come generato eternamente dal Padre e nato dal grembo purissimo della Vergine. La terra, il cielo, il mare, tutto esulta di gioia per la nascita dell’Autore della salvezza. Ogni creatura gli tributa lode e nuovi cantici, e insieme alle schiere celesti, anche noi, lavati dal suo Sangue divino, gli tributiamo un nuovo inno di lode col cantare Jesu tibi sit gloria, qui natus es de Virgine, espressione che non gli si poteva rivolgere prima dell’Incarnazione.
Chiediamo alla Madre del divino Infante di fare della nostra vita un perenne cantico di amore e di lode a Colui che, fattosi uomo per la nostra salvezza, ci aspetta in Cielo nella gloria eterna.
Accompagnati da Maria, Stella dell’Avvento e Sacrario dell’Altissimo, uniamoci alla Chiesa nei suoi inni solenni e nei suoi cantici di lode al Bambinello che, dalla mangiatoia, tende le sue divine manine verso ogni uomo di buona volontà 
(cf Lc 2,14) e ad essi vuole donarsi, ogni anno, come Salvatore e Redentore, l’Emmanuele, il Dio con noi (cf Mt 1,22-23).  

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