RELIGIONE
L’economia della salvezza da Mosè alla diaspora del popolo ebraico
dal Numero 43 del 12 novembre 2023
di Padre Bernardino M. Abate

La figura di Dio Buon Pastore emerge in diversi passi dell’Antico Testamento. Il Signore guida e assiste il suo popolo, castigandolo quando gli è infedele, ma non lo abbandona continuando a soccorrerlo attraverso i suoi profeti.

Mosè e la terra promessa
Dio libera il popolo d’Israele dalla schiavitù d’Egitto, e per mezzo di Mosè e di Giosuè lo guida verso la terra promessa. Il popolo peregrina per quarant’anni nel deserto, tra disagi, diffidenze, mormorazioni e ribellioni; a contatto con tribù idolatre prende coscienza di essere il popolo che Dio ha eletto per compiere il suo disegno.
Israele all’inizio non ha una fede salda come quella di Abramo; in seguito, però capirà e riconoscerà gli interventi liberatori del Signore attraverso i suoi numerosi miracoli, soprattutto quello grande del Mar Rosso, ed esploderà in cantici di gioia (cf Sal 78; 105; 106; 114; 136). La peregrinazione e la pasqua del popolo ebraico rimandano alla Pasqua del Signore che libererà l’umanità dal peccato e la guiderà attraverso la Chiesa alla patria eterna del Paradiso.
La storia dell’economia della salvezza, quindi, riguarda ciascuna persona e inizia con una chiamata alla fede e al Battesimo, continua nel deserto della vita e si conclude alla terra promessa del Paradiso.
Con i re, soprattutto con Davide e Salomone, il trono e il Tempio sono i due fulcri della teocrazia, l’unità politico-religiosa di Israele. Quando il regno si divide in due parti, lo scisma politico produce anche uno scisma religioso. Il re e il regno d’Israele, quello del nord, diverranno idolatri, mentre il regno di Giuda, quello del sud, conservando il trono, il Tempio e l’Arca dell’Alleanza, rappresenterà il vero popolo di Dio, divenendo così il regno della promessa. Nell’economia della salvezza Dio castiga e abbandona chi gli è infedele, mentre sceglie chi gli è fedele.


L’esilio e la diaspora
La presa di Gerusalemme, la distruzione del Tempio, la deportazione e l’esilio di Babilonia sono fatti storici che hanno un’importanza capitale nella storia del popolo di Dio. Innanzitutto sono un castigo di Jahvè che, attraverso la trama della politica umana, punisce il suo popolo poiché non è rimasto fedele nella prova. Il Signore però non lo abbandona, ma lo soccorre per mezzo dei profeti. Durante l’esilio in Babilonia (durato 50 anni, dal 587 al 537 a.C.) sono soprattutto i profeti Ezechiele e Daniele ad infondere nel popolo il soffio vibrante della fede e della speranza. 
I profeti nelle loro profezie presentano un quadro luminoso del futuro Messia, come Re e Figlio dell’uomo, come Sacerdote e Mediatore della nuova Alleanza, come Redentore e Vittima. Viva e presente nelle loro parole è anche la fisionomia del Messia come Pastore.
L’immagine del Messia espressa in numerosi passi (2Sam 5,2; Sal 23; Ger 23; Ez 34, ecc.), e raccolta dalla poesia del nomade pastore semita, esprime vividamente la cura amorosa di Dio e del suo Cristo per la salvezza dell’uomo, come abbiamo affermato prima. L’immagine del Buon Pastore, che Cristo riserverà a se stesso (Gv 10,11-16)
fissa meglio di tutte le altre ? anch’esse raccolte ed espresse dai profeti ? l’azione salvifica di Dio, come pastorazione, cura delle anime condotte quali pecore dal pastore al pascolo di salute eterna.


Dio, il Buon Pastore
Tra i numerosi passi dell’Antico Testamento che definiscono Dio quale Buon Pastore prendiamo in esame il capitolo 34 del profeta Ezechiele. In questa pericope possiamo notare che:  
- descritta l’indegna condotta dei pastori d’Israele (cf Ez 34,1-10), il Profeta annuncia che Dio assumerà personalmente la cura del suo gregge. 
«Perché così parla il Signore: Ecco che io stesso mi interesserò del mio gregge e ne avrò cura. Nel modo in cui il pastore si interessa del gregge quando si trova tra le sue pecore disperse così avrò cura delle mie pecore, salvandole da ogni luogo dove si erano disperse in tempo di nembi e di caligine. Trattele, infatti, dai popoli e raccoltele dalle regioni le addurrò nella loro terra; le pascerò sui monti d’Israele; per le valli irrigue e per tutte le praterie del paese. Le guiderò per ottimi pascoli e la loro dimora sarà sui monti più elevati d’Israele; quivi riposeranno in buon ovile e avranno pingue pastura sui monti d’Israele. Io personalmente pascerò le mie pecore ed io le farò riposare ? dichiara il Signore ?. Cercherò la perduta, ricondurrò la smarrita, fascerò quella che è ferita, fortificherò la debole, custodirò la grassa e la forte, le pascerò come è giusto» (Ez 34,11-16);
- Dio eliminerà dalle pecore la prepotenza e l’egoismo sfrenati, frutto dello sbandamento e del cattivo governo del passato: il regno teocratico è regno pastorale, governo o cura di Dio per il suo popolo. 
«Quanto a voi, o mie pecore, così parla il Signore: Ecco che io giudico tra pecora e pecora, tra montoni e becchi. È forse cosa da nulla, per voi, nutrirvi d’ottimo pascolo e calpestar quel che rimane della vostra pastura, bere l’acqua limpidissima e intorbidare il resto coi piedi? E il mio gregge deve pascersi di quel che i vostri piedi han calpestato e bere l’acqua da essi intorbidata! Perciò così dice il Signore alle pecore: Ecco che io stesso giudico tra la grassa e la magra. Poiché avete sospinto col fianco e con la spalla e avete cozzato con le corna tutte le più deboli finché non le avete cacciate fuori, io soccorrerò le mie pecore e non serviranno più da preda... Giudicherò tra pecora e pecora!» (Ez 34,17-22);
- alle pecore così preparate, Dio darà un Pastore ideale, il Buon Pastore, sua immagine perfetta.
«Susciterò loro un pastore che le pascerà; il mio servo David, egli le pascerà, egli sarà il loro pastore. Io, il Signore, sarò il loro Dio e David, mio servo principe in mezzo ad esse. Io, il Signore, l’ho detto. E farò con essi un’alleanza di pace: farò sparire dal paese le bestie nocive; abiteranno sicure nel deserto, dormiranno nelle selve. Benedirò essi e le regioni intorno al mio colle, mandando a suo tempo la pioggia, acque apportatrici di ogni bene, perché l’albero dei campi darà il suo frutto e la terra i suoi prodotti. Staranno nel loro paese in tutta sicurezza. Conosceranno allora che io sono il Signore, quando spezzerò le spranghe del loro giogo liberandoli dai loro padroni. Non serviranno più di preda alle genti, né più li divoreranno le fiere campestri, ma abiteranno in tutta sicurezza, senza alcun disturbo. Susciterò loro una florida vegetazione e più non saranno consumati dalla fame nel paese né più saranno l’abominio delle genti. Conosceranno allora che io sono il Signore loro Dio, con loro, ed essi ? la gente d’Israele ? il mio popolo, oracolo del Signore. Voi, o mie pecore, [siete] il gregge del mio pascolo ed io sono il vostro Dio, dichiara il Signore» (Ez 34,23-31).
La legge poi verrà meditata e praticata dal popolo nella purezza e nell’interiorità. L’Editto di Ciro (538 a.C.) autorizza il ritorno degli ebrei a Gerusalemme e la ricostruzione del Tempio.   n

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