I FIORETTI
L’occhio di Giovanni Papini
dal Numero 9 del 26 febbraio 2023

Francesco Messina, il grande scultore italiano fu testimone di un importante fatto legato allo scrittore Giovanni Papini.
«Ero molto amico di Giovanni Papini, il grande scrittore morto nel 1956 – mi ha raccontato Messina, durante uno dei numerosi incontri che ho avuto con lui –. Come è noto, durante gli ultimi anni della sua vita, Papini era completamente paralizzato. Anche la sua lingua era bloccata, e comunicava con dei mugolii che solo la nipote riusciva a decifrare. L’unico contatto che lo scrittore aveva con il mondo esterno era costituito da un filino di luce che passava dal suo occhio destro. Riuscire a vedere un po’ di luce e leggere con fatica qualche parola era per lui un’immensa felicità.
Una mattina mi telefonò la moglie di Papini e mi raccontò: “Qualche tempo fa, Giovanni è caduto in bagno, ha battuto l’orbita destra e ha perduto anche quel filino di luce che possedeva. Ora è completamente cieco. L’abbiamo fatto visitare dai migliori specialisti, ma non c’è niente da fare. Il suo occhio è completamente perduto. Giovanni è molto triste. Visto che lei è molto amico di padre Pio, vorrebbe che lo raccomandasse al Frate”.
Quella telefonata mi sconvolse. Volevo un gran bene a Giovanni e per alleviare le sue sofferenze avrei affrontato qualsiasi sacrificio.
“Che possiamo fare?”, chiesi alla signora Papini.
“Penso che se le do una fotografia di Giovanni e lei la porta da padre Pio, quel santo Frate potrebbe occuparsi di questo caso”, rispose.
“Mi sembra una buona idea” dissi, e combinai il viaggio.
Andai prima a Firenze, ritirai la foto di Papini e corsi a San Giovanni Rotondo. Ero stato da padre Pio una settimana prima e, vedendomi, il Frate disse seccato: “Ma sei ancora qui?”.
“C’è un fatto doloroso che la medicina non riesce a risolvere e riguarda il mio caro amico Giovanni Papini. È un grande scrittore e certamente lo conosce anche lei”.
“Che saccio io di Giovanni Papini! [Che cosa ne so io di Giovanni Papini!]”, rispose il Padre.
“È quello che ha scritto la Storia di Cristo”, insistetti.
“Molti scrivono di queste cose”, disse lui.
Continuai: “Questo mio amico è molto malato. Poteva vedere pochissimo da un solo occhio, ma è caduto battendo la testa e ora non vede più niente”.
Tirai fuori la fotografia di Papini e gliela porsi. Padre Pio la fissò per qualche attimo, poi, riponendola nella tasca sul petto, disse con tono premuroso: “Se le cose stanno così, di’ alla famiglia che stiano tranquilli, ci penso io”.
Tornai a Firenze e riferii quanto il Padre mi aveva detto. Ero molto trepidante e avvilito. Vedevo l’immensa pena della moglie di Papini e dentro di me ero certo che non sarebbe accaduto niente. Nei giorni successivi non ebbi il coraggio di telefonare a Firenze.
Dopo una settimana, fu la signora Papini a chiamarmi: “Sa che Giovanni ha ripreso a vedere come prima della caduta?”, mi disse felice.
“Si vede che la botta non aveva leso l’occhio”, risposi.
“No, no – insistette lei –. È accaduto qualche cosa di strano. Tutti i medici che hanno visitato Giovanni hanno detto che il suo occhio era spento per sempre e non sanno spiegarsi come ora possa vedere di nuovo. Ma io e lei sappiamo come stanno le cose”.
“Beh – risposi –, forse è meglio che non diciamo niente, altrimenti ci prendono per esaltati”.
Giovanni Papini continuò a vedere fino alla fine dei suoi giorni. Come avevo raccomandato, sua moglie non raccontò mai questo episodio, ma credo sia giusto farlo conoscere. Non so per quale ragione l’occhio di Papini abbia ripreso a vedere. Sono certo, però, che padre Pio si interessò e pregò per lui».

di Renzo Allegri, I miracoli di Padre Pio, pp. 179-181

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