I FIORETTI
La prima bilocazione di padre Pio
dal Numero 39 del 23 ottobre 2022

In quel tempo [in cui il neoprofesso san Pio si trovava studente a Sant’Elia] viene affidato ai padri cappuccini il Santuario di Maria Santissima del Monte in Campobasso. La consegna, avvenuta il 25 maggio del 1905, viene solennizzata con un triduo in preparazione alla chiusura del mese di maggio. In tale occasione, il Padre provinciale invia al santuario, per le necessità delle funzioni religiose, i chierici di Sant’Elia e, con essi, fra Pio.
Gherardo Leone ci tramanda alcune notizie al riguardo. «La salita che dalla città porta al convento era erta e tutta a scalini. Fra Pio, estenuato com’era, doveva fermarsi ogni tanto e riposare. L’immagine di quel fraticello che procedeva faticosamente, sostando e appoggiandosi al muro, rimase impressa a una ragazza che abitava nella zona... Nei pochi giorni in cui rimase a Campobasso, aiutava in chiesa nelle funzioni religiose. I fedeli che vi assistevano guardavano con commiserazione quel giovane smunto. Si vociferava che fosse tisico, e nessuno voleva mettersi vicino alla balaustra per timore di essere contagiato. Doveva essere davvero impressionante la vista di quel povero fraticello, se si aveva tanta paura di lui!...».
Tornato dopo qualche giorno a Sant’Elia, egli, nonostante l’estrema prostrazione, non manca mai alla vita comune, alle preghiere del coro e alla correttezza e delicatezza verso gli altri studenti. Se costoro, non tanto per trasgredire le regole francescane, ma per dare sfogo all’esuberanza giovanile, ne commettono qualcuna, non troppo ortodossa, lui non partecipa, ma si sottrae con garbo, senza apparire gretto; viceversa, quando si tratta di adempiere ai doveri comunitari, è lui che si rende promotore.
Quando c’è un lavoro da fare (e per gli studenti non manca mai: in cucina, nell’orto o in altre attività), egli esegue con puntualità e dando più che può. Una volta occorre trasportare delle pietre per una costruzione nel convento. I più robusti scelgono la più piccola; lui, il più malandato, sceglie la più grossa. Non ce la fa a sollevarla, ma non desiste; si fa aiutare a metterla in spalla e poi, tra gli altri che scherzano e ridono, lui, in silenzio, porta il suo grave peso sulle spalle. A che penserà?
Sia pure continuando il suo normale tran-tran quotidiano, egli opera, all’insaputa di tutti, in una seconda dimensione, della quale soltanto per rari casi fortuiti siamo venuti a conoscenza. Eccone una. La sera del 18 gennaio 1905 fra Pio sta pregando in coro. Sono le ore 23 e accanto a lui, anch’egli in preghiera, è fra Anastasio. D’un tratto fra Pio si ritrova lontano, in una casa del Veneto. Ma ecco come egli narra l’avvenimento: «Giorni fa mi è capitato un fatto insolito; mentre mi trovavo in coro con fra Anastasio, erano circa le 23 del 18 m.s., quando mi ritrovai lontano in una casa signorile, dove il padre moriva, mentre una bimba nasceva. Mi apparve allora Maria Santissima che mi disse: “Affido a te questa creatura. È una pietra preziosa allo stato grezzo: lavorala, levigala, rendila il più lucente possibile, perché un giorno voglio adornarmene...’’. A queste parole fra Pio risponde: “Come sarà possibile, se io sono ancora un povero chierico e non so se un giorno avrò la fortuna e la gioia di essere sacerdote? Ed anche se sarò sacerdote come potrò pensare a questa bimba, essendo io molto lontano da qui?”. La Madonna soggiunse: “Non dubitare, sarà lei che verrà da te, ma prima la incontrerai in San Pietro!...”. Dopo di ciò mi sono ritrovato nuovamente in coro».


Da Luigi Peroni, Padre Pio da Pietrelcina, pp. 99-100

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