I FIORETTI
“Tutto devo pagare”
dal Numero 17 del 1 maggio 2022

Luigi Antonelli (1882-1942) è un commediografo che conta nella storia del Teatro. Con i suoi lavori ha certamente lasciato un segno, soprattutto negli anni Venti. Con Rosso di San Secondo, Luigi Chiarelli ed Enrico Cavacchioli aderì ai principi del «teatro grottesco» che si opponeva allo psicologismo borghese del teatro italiano dell’epoca. Le sue commedie erano fiabesche e sottilmente ironiche. Le più note restano: L’uomo che incontrò se stesso L’isola delle scimmie.

Antonelli fu miracolato da padre Pio. Lo raccontò lui stesso all’amico Pitigrilli, scrittore torinese (convertito da padre Pio), che così riportò il racconto nel suo libro Pitigrilli parla con Pitigrilli.

«“I medici – mi disse Antonelli – mi hanno trovato qui, fra l’orecchio e le spalle, un male e volevano operarmi. Mi dissero le solite parole. In materia di cancro la scienza moderna è rimasta quella di duemila anni fa, quando si diceva opium et mentiri: oppio e nascondere la verità all’ammalato. Oggi mentono con parole più erudite e invece di oppio in bevanda iniettano fiale di pantopon. 

Io ho detto al chirurgo Donati: ‘Ormai ho passato la media della vita umana: tutto ciò che potrei avere in più è un supplemento e non sono disposto a rinunciarvi. Mi dica la verità. Per quanto tempo ne avrò ancora?’. ‘Con l’operazione sei mesi, senza l’operazione tre’. ‘Operatemi, tre mesi di vita non si buttano via’. Stavo per essere operato, quando qualcuno mi suggerì: ‘Perché non vai da padre Pio?’.

Mi informai, seppi da fonti diverse e concordi che nel convento dei Cappuccini a San Giovanni Rotondo, a quaranta chilometri da Foggia, viveva questo frate che operava miracoli.

Non so se la parola miracolo sia giusta da un punto di vista teologico. Andai da padre Pio, assistetti alla Messa celebrata da lui, ebbi un lungo colloquio con lui al confessionale. Che cosa mi disse non lo saprei ripetere, perché mentre mi parlava mi pareva di vivere in un mondo ultraterreno. Il mio cancro si arrestò. Ora scrivo. Ogni domenica c’è un mio articolo sul giornale, vado a caccia, lavoro da un mese a una commedia che fra qualche settimana si reciterà al Teatro Manzoni di Milano.

Non so che cosa ne pensino i medici, non so che cosa rivelerebbero le radiografie e gli esami istologici, che io d’altra parte non mi lascio fare, ma oggi mi sento miracolosamente guarito”».

Raccontare le guarigioni di padre Pio sarebbe un’impresa impossibile. Forse nessuno potrà mai tentare una catalogazione. Anche perché quelle di cui si è avuto notizia sono una minima parte. Pochi si sono avvicinati a lui senza ottenere qualche grazia.

Padre Pio era di una bontà incredibile. Le scene strazianti che ogni giorno si ripetevano intorno a lui lo sconvolgevano e spesso scoppiava a piangere abbracciando gli ammalati che supplicavano la guarigione.

A volte aveva modi bruschi, perfino con i bambini. Un suo confratello, padre Pellegrino, se ne lamentò. Il Padre gli rispose: «Mi comporto così per non lasciarmi sopraffare dalla commozione. Vedendo le persone che soffrono mi viene da piangere, e allora non posso più continuare nel mio ministero».

Angelo Battisti mi lasciò scritto: «Il Padre non era padrone del suo tempo. Ovunque era assediato da ammalati che invocavano il suo aiuto. Osservandoli, il suo viso impallidiva. Mi diceva che quelle implorazioni gli laceravano il cuore». 

Per ottenere la guarigione degli ammalati che lo invocavano, il Padre offriva a Dio le proprie sofferenze. Me lo ha testimoniato Angelo Battisti. «Una sera trovai il Padre in condizioni pietose per le sue sofferenze. Non aveva neppure fiato per parlare. Allora gli dissi: “Lei pensa a tutti, ma non pensa mai a se stesso. Dovrebbe farsi ricoverare nella Casa Sollievo della Sofferenza e farsi curare. Domani torno a Roma e parlerò con il professor Valdoni e gli altri medici che lei conosce perché vengano a visitarla”. 

Lui mi disse che non dovevo fare niente. “Non sono cose umane queste, figlio mio”. E poi aggiunse: “Tutto si paga. Tutto devo pagare per ottenere quanto i miei figli mi chiedono”». 

 

Renzo Allegri, I miracoli di Padre Pio, pp. 153-155

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