Le stimmate, la scrutazione delle coscienze, la profezia, i carismi, il potere dei miracoli, argomenti misteriosi che fanno la storia di questo uomo di Dio, ma non è completa la serie degli enigmi, intorno alla sua meravigliosa e sconcertante figura, si deve aggiungere un’altra incognita: la cifra dei suoi Rosari quotidiani.
Il patrimonio di ricordi personali di padre Michelangelo da Cavallana, un personaggio singolare, uno dei mille e mille satelliti che gravitavano intorno a padre Pio veramente interessante, e per noi, soprattutto, per una testimonianza sconcertante sulla cifra di Rosari quotidiani recitati, e vissuti da padre Pio, se, come sappiamo, era divenuto uomo fatto preghiera.
L’intellettualismo teologico di questo bravo francescano si intrecciava col razionalismo, mentre accanto a padre Pio emergeva il soprannaturale, lo straordinario diveniva ordinario, quindi egli venne a trovarsi subito davanti a mille interrogativi, una Messa diversa, un confessionale diverso, un francescano come lui, ma tutto nuovo.
Questo confratello tutto spiritualizzato, tutto cristificato, che lo eleva in un nuovo pianeta ha sempre la corona del Rosario, che fa scorrere tra quelle povere dita impiagate, perfino con la mano infilata nella tasca della pettorina del saio. Come mai tanti Rosari, se è sempre immerso nei suoi misteri divini? Ormai entrato in confidenza, una sera gli chiede: «Ma, padre Pio, dimmi la verità: quanti Rosari hai detto oggi?».
Risposta: «Senti, la bugia non te la posso dire: 32, 33, e forse qualcuno in più». La bugia non la dice, pensa padre Michelangelo, ma come fa, la Messa, le Confessioni, qualche parola di conversazione, la visita al Santissimo al pomeriggio... E si rivolge al padre Agostino e gli racconta dei 32/33 Rosari, ma qui il problema si complica. Il confessore e confidente di padre Pio gli risponde: «E se tu sapessi che sono Rosari interi!» e giù una risata sonora, divertito nel vedere il sapiente Michelangelo completamente confuso. Il quale però non cede e ribatte: «Ma come fa?...». «Tu vuoi sapere come fa, ma spiegami prima chi è un mistico e poi ti spiegherò come fa a dire tanti Rosari».
Un mistico non è un uomo come noi, ma è un uomo come Cristo. Padre Pio era “un 5° Vangelo di Cristo” e vivente, e copia integrale, che riproduceva pure l’invito di Gesù a divenire preghiera continua, perciò padre Pio era divenuto Rosario continuato.
Le testimonianze su queste cifre di Rosari non sono poche: padre Tarcisio da Cervinara, suo confratello; la prima, la più cara, la più intima delle sue figlie spirituali, Cleonice Morcaldi; Elena Bandini lo ha reso noto perfino al papa Pio XII; Lucia Pennelli, Tina Mori, Petruccio, fra’ Daniele Natale. Ovviamente queste confidenze erano riservate alle anime più vicine al suo cuore.
Certamente siamo davanti ad un fatto sconcertante, ma tutta la vita di padre Pio è mistero. Noi a quel tempo lo godevamo, senza studiarlo, analizzarlo, capirlo, eravamo i suoi figli, ma piccini, piccini.
Due interrogativi vien da porsi: perché tanti Rosari e come si riesca in 24 ore a recitare tante corone? Alla prima: che bisogno aveva di tanta contemplazione mariana se era con-crocifisso con Cristo? A Gesù in croce, abbandonato dal Padre celeste, non rimaneva che la Madre Addolorata, su cui posarsi con lo sguardo e col cuore di figlio di quella Madre! E padre Pio non condivideva misteriosamente la stessa condizione di Cristo sul Calvario? Si tratta di capire che significa lo stato mistico di questo serafino umano e celeste: conformazione a Cristo, e per opera di Maria. Ma che significa opera di Maria? Significa che in ogni istante il figlio mistico è appoggiato alla Madre per reggere nello stato in cui lo assorbe Gesù Cristo nella sua umanità. È condivisione parziale, ma sempre compartecipazione.
Il santo dei Rosari, il santo delle stimmate, il santo dei prodigi, il santo del secolo, il santo del sangue, il santo della Messa vissuta, è sempre padre Pio.
Ecco perché ha seminato Rosari sul cuore dei suoi figli spirituali, e a quanti lo cercano oggi si presenta col suo Rosario in mano. Ed ora lo vediamo sugli altari ancora con il Rosario in mano. Io lo ricordo negli ultimi anni, sul matroneo prospiciente il mosaico dell’altare maggiore del santuario, con il Rosario che sporgeva oltre lo steccato. Sembrava quasi ostentarlo, e lo faceva per additarcelo. Sopravanzava col braccio il bordo della balaustra di bronzo, pendeva dalle sue mani, oscillando, mentre scorreva sulle sue dita. Una scena che si stampava indelebilmente, ed ora sta impressa, direi scolpita per sempre in noi. Quella corona si identifica con lui dentro di noi suoi figli. Rosario vivente era, infatti contemplare significa vivere, e lui era un superlativo contemplativo!
Alla seconda domanda, sul tempo, sui minuti che richiedono tante corone, in una giornata: la risposta è semplice. Lui confidava che poteva fare anche tre cose insieme: pregare, confessare e andare in giro per il mondo. Quindi casca ogni difficoltà.
di Don Nello Castello,
Il Settimanale di Padre Pio N. 20/2021