I FIORETTI
“Temo più la misericordia che la giustizia”
dal Numero 17 del 2 maggio 2021

La differenza che passa tra noi, comuni mortali, e le anime mistiche consiste nel fatto che noi la croce la vediamo solo sotto l’aspetto del dolore ed essi come mistero pasquale, passione e risurrezione: «Soffro e soffro assai [...]. Io non bramo punto di essere alleggerita la croce, perché soffrire con Gesù mi è caro; nel contemplare la croce sulle spalle di Gesù mi sento sempre più fortificato ed esulto di una santa gioia» (Epistolario I, p. 303). Per padre Pio la croce diventa un gesto di predilezione del Signore ed un segno certo dell’assimilazione a Cristo morto e risorto [...].

Tra due figli spirituali di padre Pio, l’ingegner Cremonini e il notaio Cuoghi di Cremona, vi era stata una discussione talmente accesa che per ore non si erano rivolti la parola, pur stando gomito a gomito in macchina.

Due brave persone — con loro ho avuto rapporti di sincera amicizia — che addirittura si erano irrigidite su di un argomento di natura spirituale! Il dottor Cuoghi affermava, e con insistenza, che quando si ha una croce bisogna accettarla, chiedere l’aiuto al Signore, offrirgliela e poi anche ringraziarlo. L’ingegner Cremonini concordava in parte con il suo amico, ma proprio non gli scendeva giù che, mentre si sta sotto la sferza del dolore, si debba anche baciare la mano che ci fa soffrire.

Come arbitro della discussione fu invitato padre Pio, il quale con un indefinibile sorriso argomentò: «Senti, ingegnere, facciamo un paragone umano ed immaginiamo che tu nei miei riguardi sei molto debitore e me ne hai combinate di tutti i colori; meriteresti la galera. Io, però, nella mia bontà ti do due schiaffoni che ti procurano dolore ed umiliazione e poi ti dico che fra noi due non c’è più alcun debito; tutto è alla pari. Tu cosa diresti?». E l’ingegnere: «Padre, meglio due schiaffi che la galera». «Ed allora — soggiunge padre Pio —, non vuoi ringraziare Dio che mediante una piccola sofferenza ti libera da una maggiore?». A questo punto del discorso padre Pio, rivolgendosi a tutti i presenti, afferma: «Io ho più paura della misericordia di Dio che della sua giustizia».

Dato che tutti rimasero sconcertati ed ammutoliti, il Padre soggiunse: «Credete che abbia detto una cosa non giusta? Ve lo dimostro subito: con la giustizia del Signore, per mezzo di una penitenza, di una sofferenza accettata, di un atto di dolore, di una contrizione sentita, io sono alla pari. Dovrei vivere, invece, settantamila anni per rendergli una minima parte della misericordia che Lui usa con noi».


Marciano Morra,
Il mistero del dolore in Padre Pio e gli angeli del conforto,
pp. 379-380

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