RELIGIONE
Il Santo Sepolcro: la Risurrezione
dal Numero 13 del 31 marzo 2024
di Pietro Romano

Eccoci giunti alla conclusione del nostro pellegrinaggio ai Luoghi Santi della Passione del Signore. La tappa finale non poteva che essere al Santo Sepolcro, il luogo più santo della terra. Anche qui, non può mancare la presenza della Madre Santissima.

La basilica del Santo Sepolcro costituisce per i cristiani il cuore della Città vecchia di Gerusalemme. Essa è conosciuta dai locali come “chiesa della Risurrezione”, sebbene al suo interno, oltre alla tomba di Cristo, si trovi anche il Calvario, luogo della crocifissione e morte di Gesù. 


Secondo scavi archeologici fatti nella seconda metà del XX secolo, al tempo della crocifissione e risurrezione di Gesù, nella zona del Calvario vi era una cava di pietra che veniva utilizzata per costruire le case. Pian piano questa area venne trasformata in piccoli orti e giardini e nelle pareti rocciose della cava furono realizzate una serie di tombe di famiglia. Questo luogo che prima era fuori le mura di Gerusalemme, entrò a far parte della città con Erode Agrippa, verso il 41-42 d.C.


Con la dominazione romana, che portò alla distruzione di Gerusalemme, la città prese il nome di Elia Capitolina, in onore dell’imperatore Adriano, il quale cancellò ogni traccia giudaica, costruendo templi e trasformando la città secondo lo stile romano. Proprio sull’area del Golgota e del Sepolcro, Adriano fece erigere un tempio pagano, dopo aver coperto con terra ogni resto precedente. 


Grazie alla pace costantiniana, verso il 324-325,su incarico dell’imperatore Costantino, si procedette alla distruzione degli edifici pagani costruiti sul Golgota, per poter individuare la tomba vuota di Cristo, trovata la quale Costantino fece costruire una grande basilica che fu inaugurata il 13 settembre del 335. Essa prevedeva al centro la tomba di Cristo. Una grande cupola con oculo aperto era al di sopra dell’Anastasis e rendeva la basilica visibile da tutta la città.


La basilica, così come la vediamo oggi, è ciò che rimane dell’imponente basilica costantiniana. Per l’invasione dei persiani del 614, prima, e per la distruzione degli edifici sacri di Gerusalemme, specialmente del Sepolcro, del 1009, poi, avvenuta ad opera del fanatico califfo fatimita d’Egitto al-Hakim bi-Amr Allah, si salvarono solo alcune strutture costantiniane dell’Anastasis solo perché sommerse dalle macerie della distruzione. La corona imperiale di Bisanzio si preoccupò della ricostruzione, che terminò nel 1048. Grazie ai crociati che si stabilirono nella Città Santa dal 15 luglio 1099 al 2 ottobre 1187, furono avviati i lavori di risistemazione di alcune parti della basilica del Santo Sepolcro. Ad essi si aggiunse la costruzione della chiesa di Sant’Elena sul luogo dove la tradizione gerosolimitana ricordava il ritrovamento della vera Croce da parte di sant’Elena, madre di Costantino. 


Ma nel 1187 Gerusalemme venne riconquistata dall’esercito di Saladino e la chiesa del Santo Sepolcro venne chiusa e messa poi sotto la gerarchia greca. I latini, riammessi per brevi tregue, furono di nuovo allontanati durante l’invasione dei carismini nel 1244, durante la quale i cristiani vennero assaliti e trucidati e la basilica ancora una volta gravemente danneggiata. 


Dopo varie vicissitudini e l’intervento di alcuni personaggi importanti, come i reali di Napoli, si ottenne nel 1333 una residenza per la comunità latina in Gerusalemme. Dalle Fonti Francescane, inoltre, si sa che dal 1217 iniziarono ad arrivare in Terra Santa i primi Frati Minori, guidati da frate Elia e che lo stesso san Francesco vi si recò in pellegrinaggio tra il 1219 e il 1220.


Con l’approvazione di papa Clemente VI, dal 1342, i Francescani, presenti in Terra Santa dal 1335, ottennero la custodia dei Luoghi Santi. Dopo altre peripezie e dominazioni di vario genere, nel 1719, a seguito di lunghe trattative, i Francescani iniziarono il restauro della cupola dell’Anastasis, mentre l’edicola fu restaurata nel 1728. Dopo l’incendio del 1808, l’edicola dei Francescani fu rimpiazzata da una nuova realizzata dai greci ortodossi. Un decreto del Sultano del 1757 attribuì ai greci la proprietà della basilica di Betlemme, della tomba della Vergine e, in comune con i latini, di alcune parti della basilica del Santo Sepolcro. Nella prima metà del XIX secolo, l’alleanza della Turchia con la Russia creò delle conseguenze dirette anche sulla questione dei Luoghi Santi, tanto che nel 1852 il Sultano definì ufficialmente lo Status Quo. Tale documento regola la convivenza tra le comunità cristiane all’interno della basilica: latini (Francescani), greci, armeni, copti, siriani, etiopi. Dal 1180 ad oggi, le chiavi della basilica del Santo Sepolcro sono custodite da una famiglia musulmana, che si è assunta questa responsabilità, tramandando l’onere di generazione in generazione.


La Pietra dell’Unzione
All’ingresso della basilica del Santo Sepolcro, la prima cosa che appare dinanzi agli occhi del pellegrino è la Pietra dell’Unzione, citata per la prima volta dal pellegrino Ricoldo da Montecroce nel 1388. Essa – sebbene non sia la pietra originaria ma un simbolo di devozione – ricorda il rito dell’unzione del corpo di Gesù prima di essere deposto nella tomba. I greci ortodossi, in particolare, la venerano con speciale onore, ungendola ogni giorno con nardo e aromi profumatissimi. Anche i pellegrini si prostrano su di essa, la baciano e vi pongono sopra anche i loro bambini, come segno di affidamento e di benedizione.


La tomba
Una volta avvolto il corpo di Gesù in una sindone, dopo averlo unto e profumato, fu messo in un sepolcro che Giuseppe di Arimatea cedette a tale alto scopo. Essa si trovava in un giardino ai piedi del Golgota, scavata nella roccia (cf Mc 15,46), con la disposizione interna tipica delle tombe giudaiche: prima un atrio poi la camera funeraria con il loculo, e all’esterno una grossa pietra circolare che ne impediva l’accesso. 

Giuseppe di Arimatea, assistito sicuramente da san Giovanni e da altri, portò a termine il seppellimento di Gesù prima del tramonto. Verso le ore 6.00 del pomeriggio, dunque, tutto era compiuto e la grande pietra fu rotolata all’entrata del sepolcro (cf Mt 27,60). Intanto anche le donne si premunirono di preparare aromi e unguenti per tornare al sepolcro dopo il sabato che prevedeva il riposo legale (cf Lc 23,55-56).


La Risurrezione
«Nell’atto del risorgere Gesù non fu visto da alcuno. Nessun Evangelista riferisce in qual maniera Egli uscisse dal sepolcro; uno di essi fa conoscere implicitamente che l’uscita dal sepolcro avvenne rimanendo intatta a suo posto la pietra circolare che sbarrava l’apertura, pur essendo la risurrezione accompagnata da segni straordinari. Ecco avvenne un gran terremoto: infatti un angelo del Signore, disceso dal cielo ed avvicinatosi, rotolò via la pietra e si sedette su di essa; era poi il suo aspetto (abbagliante) come lampo, e il suo indumento bianco come neve (cf Mt 28,2-3). La pietra dunque fu rotolata via dall’angelo, ma il sepolcro era già vuoto e appunto per questo fu rimossa come oggetto ormai inutile».


Tutti gli Evangelisti narrano come il ritrovamento del sepolcro vuoto avvenisse alle primissime ore della domenica. I soldati, messi dai sinedriti a guardia dal giorno precedente, al tremore del terremoto, alla vista dell’angelo e del sepolcro spalancato, si spaventarono a tal punto da fuggire verso la vicina porta della città e, onde evitare la pena stabilita dalla disciplina romana per coloro che abbandonavano il loro posto di guardia, si recarono ad avvisare i sommi sacerdoti, sicuramente interessati a questo affare. 


Nel frattempo il sepolcro fu visitato dalle pie donne, tra le quali Maria di Magdala, l’altra Maria, madre di Giacomo, Salome, Giovanna, e le altre insieme con esse (cf Lc 24,10; Mc 16,1-2). 


La Madre del Risorto
La basilica del Santo Sepolcro è il luogo più santo della terra, perché ivi sono racchiusi i due luoghi santissimi della Passione e Morte di Cristo e della sua Risurrezione.


Ma il nostro pellegrinaggio nei luoghi della Passione di Cristo non può terminare se non in questa basilica stessa, nella Cappella del Santissimo Sacramento, dove un tondo mosaicato posto nel pavimento dinanzi all’altare, indica il posto in cui Gesù Risorto apparve, prima di chiunque altro, alla sua Madre carissima. I Frati Francescani che dimorano nella basilica, ne fanno memoria ogni giorno, nella processione quotidiana. 

Cosa sarà avvenuto in quell’incontro tra Madre e Figlio? Cosa Gesù avrà detto alla sua Mamma, compagna fedelissima in tutto il corso della sua vita? Solo in Paradiso lo sapremo. Ma certamente con questo pellegrinaggio spirituale a Gerusalemme Gesù e Maria ci hanno voluto insegnare nuovamente la gratuità della Redenzione donata all’umanità e la necessità di meditare ogni giorno sull’amore infinito e senza prezzo che abbiamo ricevuto dai loro Sacratissimi Cuori.   
 

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