RELIGIONE
Chi ha più fede? Ateo vs cattolico
dal Numero 31 del 13 agosto 2023
di Francesco Radesi

Nessun ateo è veramente tale. Anzi, chi non crede in Dio finisce per prestare una fede irrazionale a tante cose molto più incerte della verità dell’esistenza e dell’amore di Dio per noi. Come le tante ideologie moderne oggi in voga, spesso irragionevoli eppure tanto gettonate. 

Il termine “ateo” deriva dal greco ¥qeoj, che si compone di “a-” (l’alfa privativo, un prefisso avente il significato di negazione) e “qeÒj”, Dio. Letteralmente significa: che, o chi, nega l’esistenza di Dio. Negando l’esistenza di Dio, l’ateo deve attribuire ad altro tutto ciò che trascende l’uomo – in questo senso possiamo dire che un ateo “puro sangue” non esiste, avrà il suo dio in cui crede, fosse anche se stesso. Dunque non sarà Dio, non si chiamerà così, ma un principio di tutte le cose deve pur esserci, il contrario ripugna alla ragione dell’uomo in genere, e non solo a quella di chi crede in Dio. Anche i primi filosofi pagani lo hanno ammesso. Ora, una delle teorie che va per la maggiore è che ciò che è più grande dell’uomo e che l’uomo non può controllare (la natura con le sue leggi, lo scorrere inesorabile del tempo, la malattia e infine la morte) è frutto del caos – ossia si è fatto da solo – il quale, nonostante le bassissime probabilità, sarebbe riuscito a combinare particelle, atomi, cellule, energie, flussi e onde in modo tale da creare una realtà perfettamente ordinata, simmetrica, bella, lineare, semplice e complessa allo stesso tempo. E qui basta pensare alla “macchina umana” e alla sua armonia biologica per rendersi conto di quanto ciò sia impossibile. Bisogna ammettere, perciò, che questi atei di fede ne hanno tanta, molto più dei cattolici di oggi. Ci vuole molta più fede per credere che tutto ciò che ci circonda, dal granello di sabbia all’universo intero, sia frutto del caos. Ci vuole solo una fede atea, cioè irrazionale. A riguardo riportiamo un episodio, realmente accaduto e alquanto significativo, citato da padre Dragone nella sua Spiegazione del Catechismo di san Pio X.
Un giorno un ateo domandò all’astronomo Atanasio Kircher chi avesse fatto il bel mappamondo posto sul suo tavolo. «Nessuno — rispose lo studioso –, si è fatto da sé». «Che sciocchezza! Via! Non sono un bambino...», rispose l’ateo. «Tu non credi che questo mappamondo si è fatto da sé. Perché dunque dici che il mondo non è creato da Dio, ma si è fatto da solo?». Un esempio semplice, ma che ci mette di fronte alla realtà delle cose: non sono i cattolici gli irrazionali che non usano il cervello e si lasciano indottrinare dalle “favole” che racconta la Chiesa... gli irrazionali, piuttosto ed evidentemente, sono gli atei. All’esistenza di un dio ci erano arrivati, con la sola logica senza fede né Rivelazione, anche i cosiddetti filosofi della natura e i loro successori. Per ammettere che esiste Dio, basta la sola ragione. Invece, per negarne l’esistenza serve l’a-ragione, l’irrazionalità. Avete mai sentito parlare delle “cinque vie per arrivare a Dio” con cui Tommaso d’Aquino (che poi sia anche cattolico e santo, non toglie nulla alla sua autorità filosofica) prova l’esistenza di Dio? Leggete: nulla che sappia di religione, ma pura ragione e logica (tutte cose che un ateo, in teoria, dovrebbe accettare...). 
Questa fede atea ha anche un’altra proprietà. L’ateo infatti non crede in Dio, ma di solito possiede una fede granitica in tutto quello che ha un fondamento scientifico, pur non facendo alcuna ricerca per verificare se ciò che legge o gli è detto corrisponda a verità. Se la scienza parla, è vero e inconfutabile... dunque la scienza sarebbe quel “dio” in cui non credono. Di fronte a ciò che dichiara la scienza, dove sta quel suo atteggiamento critico e relativista con cui invece mette in dubbio ogni verità che la Chiesa comanda? Ma soprattutto, quanti “cattolici” ci sono oggi che ragionano allo stesso modo?
Chi ha combattuto molto questa visione atea e modernista della realtà – visione che vuole sostituire ciò che la Chiesa ha sempre insegnato in nome del progresso scientifico, ma in verità non è altro che una scusa per non dover cambiare le proprie abitudini viziose che da sempre Dio condanna – è stato il servo di Dio Dolindo Ruotolo († 1970). Sacerdote napoletano, mente brillante dalla cultura vasta, ha commentato tutta la Sacra Scrittura con meditazioni profonde ma rese semplici dai molti esempi tratti dal mondo naturale. Egli fu protagonista di un divertente episodio, che ha messo in evidenza che i “creduloni” non sono tanto i cattolici – essi infatti sono saggi, poiché credono con docilità alla verità insegnata da Cristo e dalla sua Chiesa che li salverà –, ma piuttosto i non-cattolici che criticano la fede semplice del fedele e usano la loro per dar retta a tante cose, magari anche vere e giuste (non sempre però è così), ma non essenziali e che, in ultima analisi, non li salveranno. Insomma, fanno come i farisei, puliscono l’esterno del bicchiere, ma non si preoccupano di ciò che vi sta dentro (cf Mt 23,26). 
Dicevamo di don Dolindo. Si era inaugurata a Napoli la metropolitana e grandi cartelloni raffiguranti un teschio segnalavano un “pericolo di morte”; sulla terza rotaia correva una corrente di alta tensione: vietato, dunque, attraversare i binari! Don Dolindo, interessato sempre a calarsi nella realtà della vita per orientarla al polo giusto, si affrettò a visitare la stazione di piazza Cavour e scese giù, ai treni. Si fermò un attimo ad osservare i cartelli suddetti e... incominciò ad attraversare i binari. Un urlo dalla folla che sostava in attesa: «Padre... è proibito! C’è pericolo di morte! Padre, tornate indietro!». Don Dolindo si fermò e calmo calmo disse: «Pericolo di morte? Io non ci credo». E fece per procedere oltre. Qualcuno corse a fermarlo. Tornato indietro, alla folla che si era formata intorno a lui, don Dolindo, sorridendo, cominciò a dire: «E perché quando la Chiesa vi dice: “Questo non dovete farlo, c’è pericolo per l’anima vostra”, perché voi non ci credete? E violate la Legge di Dio, e non ascoltate la voce del Signore che vi dice: “Figlio mio, tu muori se fai questo... Figlio mio non farlo! Tu puoi morirne per l’eternità!...”. Perché allora?». E la folla capì perché don Dolindo aveva finto di voler andare incontro alla terza rotaia... [1]
Purtroppo oggi sono molte le ideologie che instillano questo modo di pensare e di approcciarsi alla vita, e sono quelle che trovano più consensi in una società in cui il progresso scientifico è sempre sinonimo di miglioramento e di verità. Se non si crede in Dio – e l’unico Dio è quello cattolico – si rischia la morte: della ragione, prima, e dell’anima poi. Queste ideologie allora  sembrano più simili a corrente ad alta tensione che incrocia i binari della nostra vita e può farci morire, non tanto su questa terra, ma per l’eternità. Ricordiamoci dell’ammonimento di Gesù: «Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire [...] e l’anima e il corpo» (Mt 10,28).
Infine, vogliamo concludere cedendo la parola a una donna che, nata in una famiglia ebrea, si è dichiarata atea fino ai 21 anni. Si tratta di Edith Stein, oggi santa Teresa Benedetta della Croce, che dopo la sua conversione ha scritto così: «Ciò che non entra nelle mie vedute, entra nelle vedute di Dio. Sempre più viva diventa la mia convinzione che, visto nella luce di Dio, niente succede a caso: che tutta la mia vita, fin nei minimi particolari, è stata ordinata dalla divina Provvidenza, ed ogni avvenimento è stato disposto secondo le altissime finalità dei divini disegni».

Nota
1) Cf I fioretti di don Dolindo, Casa Mariana Editrice-Apostolato Stampa, Frigento 20223, pp. 69-70.

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