MARIA SS.
Il dogma dell’Assunzione. Alcuni risvolti teorici e pratici
dal Numero 31 del 13 agosto 2023
di Padre Nazzareno M. Antonelli

Il dogma dell’Assunzione di Maria al Cielo in anima e corpo è stato ed è tuttora l’antidoto contro l’immoralità e la corruzione dei costumi; è inoltre costante richiamo alle realtà imperiture e pegno della nostra risurrezione con Cristo. Sarà bene dunque rispolverare l’oggetto del dogma e accogliere le sane riflessioni che ci propone.

Il 1° novembre del 1950, il venerabile Pio XII proclamò e definì solennemente il quarto dogma mariano, quello dell’Assunzione, con le seguenti parole: «Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo» (Munificentissimus Deus).

L’oggetto del dogma
L’oggetto del dogma consiste nella glorificazione anticipata del corpo della Madonna e nella sua Assunzione in Cielo in anima e corpo. Ciò significa che la Madonna si trova accanto al suo divin Figlio e alla presenza di tutta la Trinità Santissima, con tutto il suo essere, la sua persona, con tutta se stessa, proprio come Gesù. Questo è il privilegio che il Figlio di Dio ha riservato alla sua diletta Madre: «La glorificazione corporea della Vergine anticipa quella glorificazione che è destinata a tutti gli altri eletti» [1]. Ancor più incisiva e chiarificante fu l’affermazione di san Giovanni Paolo II: «Il dogma dell’Assunzione afferma che il corpo di Maria è stato glorificato dopo la morte. Infatti, mentre per gli altri uomini la risurrezione dei corpi avverrà alla fine del mondo, per Maria la glorificazione del suo corpo è stata anticipata per singolare privilegio» [2]. 
Pio XII spiegò questa eccezione nel seguente modo: «Questi due privilegi [l’Immacolata Concezione e l’Assunzione, nda] infatti sono strettamente connessi tra loro. Cristo con la sua morte ha vinto il peccato e la morte, e sull’uno e sull’altra riporta vittoria in virtù di Cristo chi è stato rigenerato soprannaturalmente col Battesimo. Ma per legge generale Dio non vuole concedere ai giusti il pieno effetto di questa vittoria sulla morte se non quando sarà giunta la fine dei tempi. Perciò anche i corpi dei giusti dopo la morte si dissolvono, e soltanto nell’ultimo giorno si ricongiungeranno ciascuno con la propria anima gloriosa. Ma da questa legge generale Dio volle esente la beata vergine Maria. Ella per privilegio del tutto singolare ha vinto il peccato con la sua concezione immacolata; perciò non fu soggetta alla legge di restare nella corruzione del sepolcro, né dovette attendere la redenzione del suo corpo solo alla fine del mondo» (Munificentissimus Deus).

Morta o dormiente?
Il Papa non volle risolvere il dibattito, sorto alcuni anni prima della definizione, circa la morte della Madonna: alcuni iniziarono a sostenere che la Madonna, poiché Immacolata, non poteva morire e di fatto non morì. Dobbiamo comunque dire che quest’ultima tesi stride contro le autorevoli testimonianze dei Padri e dei Dottori della Chiesa, della liturgia e dei papi: di questi ultimi, la maggioranza dei papi successivi al dogma hanno affermato e insegnato la dottrina della morte della Madonna, mentre gli altri non hanno affrontato la questione. A parere di chi scrive è sufficiente citare un testo che lo stesso Pio XII inserì nella Munificentissimus Deus: «Degna di venerazione è per noi, o Signore, la festività di questo giorno, in cui la santa Madre di Dio subì la morte temporale, ma non poté essere umiliata dai vincoli della morte colei che generò il tuo Figlio, nostro Signore, incarnato da lei». Si tratta della famosa orazione del primo formulario della Messa dell’Assunzione che fu introdotta nella liturgia romana da papa Sergio I. Fu lo stesso Sergio I a scrivere questa preghiera, la quale fu inserita nel Sacramentario gregoriano. Questa preghiera testimonia indiscutibilmente la fede della Chiesa nella morte e risurrezione della Madonna.
Per vari motivi abbiamo voluto accennare a questo “problema” posto dai teologi nell’ultimo secolo e anche tentare di risolverlo, poiché è per mezzo di una retta comprensione delle verità di fede che noi possiamo ricavare preziosi insegnamenti per la nostra vita pratica. Difatti Paolo VI si serve di queste verità per confermare la nostra fede e per non far vacillare la nostra speranza al riguardo: «La festa dell’Assunta squarcia ogni velo umano e ci dice che Maria è risorta e che, come Lei, tutti risorgeremo, anche se Lei è risorta per divino privilegio subito dopo la morte, mentre noi risorgeremo negli ultimi giorni della terra; ma che comunque, risorgeremo per una vita che non è più nel tempo ma nell’eternità e in Dio» [3].
Alcuni potranno dire che per il cristiano è sufficiente credere nella Risurrezione di Cristo, difatti san Paolo scrive: «Se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede» (1Cor 15,17). La Risurrezione di Cristo è sì sufficiente a confermare la fede di tutti, ma il buon Dio – conoscendo e compatendo le nostre umane debolezze – ha voluto concederci un aiuto supplementare, poiché qualcuno avrebbe potuto ancora dubitare e dire: “L’umanità di Cristo è risorta perché congiunta alla divinità, ma noi siamo pure creature per cui chi ci assicura che anche noi risorgeremo?”. A questa domanda ipotetica, Dio ha risposto anticipatamente con la risurrezione e assunzione della Madonna: queste pongono fine ad ogni minimo dubbio. Oltre all’umanità sacrosanta di Gesù, è dogma di fede che anche l’umanità della Beata Vergine Maria si trova in Cielo, ossia l’umanità di una pura creatura. Questa verità è per tutti noi consolante e fonte di viva e incrollabile speranza: dove è la nostra cara Mamma, ivi saremo anche noi se corrisponderemo fedelmente al volere divino, poiché l’eternità beata è la ricompensa per tutti gli uomini fedeli alla volontà di Dio. Ogni uomo salvato, alla fine del mondo anche con il suo corpo parteciperà eternamente alla gloria di Dio.
Non mancarono allora e anche oggi non mancano voci di prelati dissenzienti circa la definizione degli ultimi due dogmi mariani. Costoro, mossi da una distorta mentalità “ecumenica”, affermano che sia Pio IX che Pio XII sbagliarono a proclamarli: secondo costoro essi lo fecero per fini devozionali, ma in tal modo crearono una maggior frattura con i cristiani ortodossi e anche con i protestanti. Questi critici dei dogmi mariani non comprendono quanto già abbiamo accennato, ossia che nessuna verità di fede è inutile nella vita pratica: se la provvidenza divina ha stabilito che questi due dogmi fossero definiti nel XIX secolo – quello dell’Immacolata Concezione – e nel XX secolo – quello dell’Assunzione – è per validi motivi.

Antidoto ai mali del tempo
Molti studiosi hanno infatti provato che il dogma dell’Immacolata Concezione servì grandemente per contrastare i peggiori errori del secolo XIX: il naturalismo, che negava il dogma del peccato originale, la giustificazione e in definitiva tutto l’ordine soprannaturale; l’ideologia positivista che portava con sé anche il mito dell’uomo “buon selvaggio”; il razionalismo deista che negava la Rivelazione soprannaturale, la fede teologale e, in ultima istanza, la possibilità di conoscere Dio.
Similmente Pio XII, auspicò che il dogma dell’Assunzione servisse per sconfiggere i maggiori errori del suo tempo: «Vi è da sperare inoltre che tutti coloro che mediteranno i gloriosi esempi di Maria abbiano a persuadersi sempre meglio del valore della vita umana, se è dedita totalmente all’esercizio della volontà del Padre celeste e al bene degli altri; che, mentre il materialismo e la corruzione dei costumi da esso derivata minacciano di sommergere ogni virtù e di fare scempio di vite umane, suscitando guerre, sia posto dinanzi agli occhi di tutti in modo luminosissimo a quale eccelso fine le anime e i corpi siano destinati; che infine la fede nella corporea assunzione di Maria al cielo renda più ferma e più operosa la fede nella nostra risurrezione» (Munificentissimus Deus).
Materialismo e corruzione dei costumi: ecco i due gravi mali esplicitamente menzionati dal Papa. Riguardo al primo dobbiamo dire che si trattava del materialismo ateo di stampo comunista, che di per sé già causava la corruzione morale e negava l’esistenza dell’anima immortale e della Vita eterna, come pure negava l’esistenza di Dio e asseriva che la religione è l’oppio dei popoli. Riguardo al secondo punto occorre precisare che già ai tempi della definizione dogmatica erano presenti i prodromi del benessere sociale, del consumismo e della vita mondana, i quali saranno forieri e concause di maggior corruzione morale. Oltre a ciò, in campo morale erano sorte dottrine gravemente eterodosse, poi nominate come l’etica della situazione, che lo stesso Pio XII inizierà a condannare pubblicamente a partire dal 1952. Infine, nei paesi cristiani occidentali, nel XX secolo iniziarono a diffondersi sempre più le religioni e le filosofie orientali intrise essenzialmente di panteismo (tutto è Dio) e, necessariamente, anche di immanentismo (non esiste un essere trascendente – Dio – separato dal mondo, ma, appunto, Dio coincide con il mondo, è consustanziale all’universo). Ovviamente si tratta di un Dio impersonale, ossia di una cosa. Ecco perché il fine dell’uomo – il quale secondo queste credenze è uno spirito decaduto e incarcerato nel corpo – è quello di liberarsi definitivamente dal corpo, dalla materia, per riunirsi al “Tutto cosmico”. Ciò significa che il fine dell’uomo sarebbe quello di perdere il suo essere personale e divenire un essere indefinito, privo dunque di intelletto e di volontà, privo di consapevolezza, privo, in ultima istanza, di felicità: anziché sublimare la persona e la natura umana, queste dottrine le degradano fino al punto di annichilirle totalmente. Infine, tali teorie rigettano completamente anche la risurrezione e parlano di reincarnazione, necessaria per chi non è riuscito a liberarsi definitivamente dal corpo.

Gaudio e speranza per noi
È sotto gli occhi di tutti quanto queste nefaste dottrine orientali imperversino sempre più in tutto il mondo occidentale: non solo laici ma, molto spesso, anche religiosi e sacerdoti sono imbevuti di questi errori. Ciò prova quanto è stata importante la proclamazione del quarto dogma mariano: esso è il vero antidoto contro tutti questi errori. La Madonna assunta in Cielo con il corpo e l’anima gloriosi ci ricorda sia che l’essere umano non si riduce al mero corpo umano (materialismo) e che quindi dopo la morte del corpo non finisce tutto ma si entra nella Vita eterna, sia che il corpo umano non è un qualcosa di estraneo all’essere umano (filosofie orientali), ma che è parte essenziale della natura umana: ogni essere umano ha il proprio corpo e questo risorgerà alla fine del mondo. Anche il corpo umano parteciperà alla sorte dell’anima umana: o eterna beatitudine o eterna dannazione. Il destino eterno dell’uomo creato da Dio è quello di unirsi a Dio, suo Creatore, ma questa unione è mistica, spirituale, non sostanziale: ciò significa che ogni uomo conserverà la propria identità, il proprio essere personale, e dunque tramite l’intelletto potrà contemplare direttamente tutta l’essenza divina, con la volontà potrà amare perfettamente e possedere in se stesso questo sommo Bene che è Dio; infine gli occhi corporei potranno contemplare la presenza corporale di Gesù, della Madonna e di tutti gli altri santi. Dio rimarrà Dio, distinto da noi, ma «noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è» (1Gv 3,3), ossia diverremo «partecipi della natura divina, essendo sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della concupiscenza» (2Pt 1,4). Sfuggiti cioè a quella corruzione che tramite il comunismo, il consumismo, i media e la rivoluzione sessuale ha invaso il mondo asservendolo quasi completamente.
È vero che il corpo umano, a causa del peccato originale e dunque della concupiscenza che è presente in esso, è divenuto per noi un peso in quanto spesso esso si contrappone allo spirito e facilmente prende il sopravvento su quest’ultimo, ma proprio qui si concentra il nostro combattimento quotidiano per mezzo del quale possiamo giungere meritoriamente alla completa redenzione e glorificazione del nostro essere. Per tale motivo san Paolo scrisse: «Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dalla impudicizia, che ciascuno sappia mantenere il proprio corpo con santità e rispetto, non come oggetto di passioni e libidine, come i pagani che non conoscono Dio» (1Ts 4,3-5). Se ci preserveremo dalla corruzione morale, benché i nostri corpi saranno soggetti alla corruzione del sepolcro, alla fine del mondo li riavremo splendenti, gloriosi, spiritualizzati, immortali e incorruttibili, in tutto simili all’attuale corpo della Beata Vergine Maria che siede alla destra del Figlio di Dio.

Note
1) Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera su alcune questioni concernenti l’escatologia, 17 maggio 1979.
2) San Giovanni Paolo II, Udienza generale, 2 luglio 1997, L’Assunzione di Maria, verità di fede.
3) Omelia del 15 agosto 1972 per la festa dell’Assunta.
 

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