MARIA SS.
I figli di “Santa Maria” San Francesco e la Porziuncola
dal Numero 30 del 30 luglio 2023
di Padre Stefano M. Manelli

La Porziuncola di Santa Maria degli Angeli è il grembo tutto mariano nel quale è stato concepito ed è nato il francescanesimo più genuino. Il francescanesimo può dirsi dunque figlio di “Santa Maria”, ed ogni vero francescano dev’essere quindi figlio di “Santa Maria”.

Nella piana di Assisi, tra il folto degli alberi, ai tempi di san Francesco d’Assisi, si trovava la minuscola chiesa chiamata, con parola latina, “Portiuncula”. La chiesetta era collocata in una piccola porzione di terra denominata, appunto, “Portiuncula” (in italiano, “Porziuncola”, come dice la Leggenda Perugina, chiamata anche, oggi, Compilatio Assisiensis, in FF 1552).
Il nome Porziuncola era ben significativo della piccolezza e della povertà della chiesetta, che era proprietà dei Benedettini del monte Subasio. Il nome Porziuncola, per quel che sarebbe avvenuto in futuro, bisogna dire che era un nome realmente profetico della realtà nuova che sarebbe sorta in quella piccola chiesa, della realtà francescana che sarebbe nata, appunto, da quella minuscola Porziuncola dedicata a Santa Maria degli Angeli.   
In essa, infatti, sono racchiuse le radici dei due tesori sublimi che sono la Madonna e la povertà, ossia i due tesori più cari al cuore di san Francesco, innamorato della Madonna e della povertà, come è scritto ancora nella Leggenda perugina: «Fu molto felice il Santo che ai frati fosse donato quel luogo, soprattutto perché la chiesa portava il nome della Madre di Dio, perché era così povera» (ibidem).   
Il primo dei biografi di san Francesco d’Assisi, infatti, il beato Tommaso da Celano, così parla di quella Porziuncola dedicata a Santa Maria degli Angeli, mettendo in chiaro risalto il significato profetico del termine Porziuncola.   
«Il servo di Dio, Francesco, piccolo di statura, umile di spirito e minore di professione, mentre viveva qui sulla terra scelse per sé e per i suoi una piccola porzione di mondo: altrimenti, senza usare nulla di questo mondo, non avrebbe potuto servire Cristo. E furono certo ispirati da Dio quelli che, anticamente, chiamarono Porziuncola il luogo che toccò in sorte a coloro che non volevano assolutamente possedere nulla su questa terra.   
Sorgeva in questo luogo una chiesa dedicata alla Vergine Madre, che, per la sua particolare umiltà, meritò, dopo il Figlio, di essere Sovrana di tutti i santi. Qui ebbe inizio l’Ordine dei Minori, e s’innalzò ampia e armoniosa, come poggiata su fondamento solido, la loro nobile costruzione. Il Santo amò questo luogo più di ogni altro, e comandò ai frati di venerarlo con particolare devozione. Volle che fosse sempre custodito come specchio dell’Ordine in umiltà e altissima povertà, riservandone ad altri la proprietà e ritenendone per sé ed i suoi soltanto l’uso» (FF 604).   
Questa è realmente una magnifica pagina di storia profetica. Il piano di Dio, infatti, ha preso corpo e si è sviluppato in questa umile Porziuncola nel modo più inaspettato e sorprendente. La Porziuncola è stato il piccolo seme di un albero gigante che ha esteso i suoi rami su tutto il pianeta Terra; è stato il piccolo grembo da cui è germinata, lungo i secoli, una discendenza di figli e figlie senza numero.   
La Porziuncola, dedicata a Santa Maria degli Angeli, può essere considerata realmente come il grembo di “Santa Maria”, e i suoi figli e figlie, perciò, sono i figli di Santa Maria, di cui il Primogenito è frate Francesco di Assisi, e la primogenita è sorella Chiara di Assisi: «Questo è quel famoso luogo – è scritto nella Leggenda di Santa Chiara vergine – nel quale ebbe inizio la nuova schiera dei poveri, guidata da Francesco: così che appare chiaramente che fu la Madre della misericordia a partorire nella sua dimora l’uno e l’altro Ordine» (FF 3171).

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Ma che cosa spinse san Francesco d’Assisi a riparare la piccola chiesa di Santa Maria degli Angeli? Il beato Tommaso da Celano risponde ancora fornendo qualche altro particolare storico significativo: san Francesco «si trasferì nella località chiamata la Porziuncola, dove c’era un’antica chiesa in onore della Beata Vergine Madre di Dio, ormai abbandonata e negletta. Vedendola in quel misero stato, mosso a compassione, anche perché aveva grande devozione per la Madre di ogni bontà, il beato vi stabilì la sua dimora e terminò di ripararla nel terzo anno della sua conversione» (FF 355).   
Con la conversione, dunque, san Francesco si mise all’opera, dietro l’invito del Crocifisso di san Damiano, come ci fa sapere il Celano (cf FF 593), e lavorava perciò come muratore a riparare l’antica chiesetta mariana. Egli è già convertito, è vero, ma deve ancora trovare la sua forma vitæ, secondo i disegni di Dio su di lui. Egli è alla ricerca di questa nuova luce. Ed è proprio al termine del suo lavoro di riparazione della chiesetta mariana nella piana di Assisi che egli riceve l’illuminazione definitiva sulla evangelica forma vitæ da intraprendere per se stesso e per i suoi seguaci.   
Viene da riflettere e da pensare, qui, che, come sempre, l’amore alla Madonna non può non essere fecondo di grazie particolari; e la prima delle grazie che Ella ci vuole donare è sempre quella di farci incontrare Gesù, il Salvatore, di metterci sulla sua via salvifica, di facilitare il nostro seguire Colui che, solo, è «la Via, la Verità e la Vita» (Gv 14,6).
Nella chiesetta di Santa Maria degli Angeli avvenne, infatti, che, un giorno – molto probabilmente il 24 febbraio 1209ca. –, san Francesco, partecipando alla celebrazione della Santa Messa per la festa di san Mattia apostolo, ascoltò la pagina del Vangelo di san Matteo 10,7-13, che allora si leggeva e nella quale Gesù manda i suoi Apostoli in missione dicendo loro: «Predicate che il regno dei cieli è vicino. [...] Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l’operaio ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi».
All’ascolto di quelle parole di Gesù, san Francesco si sentì sussultare nel più intimo; quella pagina del Vangelo fu come un torrente di luce nella sua anima in ricerca; la forma di vita evangelica si stagliò nitida nel suo spirito in attesa, ed egli pregustò tutta l’unzione di grazia di quelle parole di Gesù. Quando al termine della Santa Messa san Francesco si accostò al celebrante e lo pregò di rileggergli e spiegargli quella pagina del Vangelo, all’udirne il commento semplice e chiaro fatto dal sacerdote, non soltanto non ebbe più dubbi, ma esultò nel suo spirito ed esclamò d’impulso, con determinazione e con gaudio indicibile: «Questo voglio, questo chiedo, questo bramo di fare con tutto il cuore!» (FF 356).
E da quel punto, con rapidità di risposta immediata, scrive ancora il Celano, «s’affretta allora il padre santo, tutto pieno di gioia, a realizzare il salutare ammonimento; non sopporta indugio alcuno a mettere in pratica fedelmente quanto ha sentito: si scioglie dai piedi i calzari, abbandona il suo bastone, si accontenta di una sola tunica, sostituisce la sua cintura con una corda. Da quell’istante confeziona per sé una veste che riproduce l’immagine della croce, per tenere lontane tutte le seduzioni del demonio; la fa ruvidissima, per crocifiggere la carne e tutti i suoi vizi e peccati, e talmente povera e grossolana da rendere impossibile al mondo invidiargliela!».

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E così, in questa Porziuncola, è nato san Francesco d’Assisi, e con lui ha inizio l’Ordine Serafico con la triplice milizia dei francescani, delle clarisse e dei terziari. Per questo, la chiesetta della Porziuncola è diventata, emblematicamente, il grembo di Santa Maria degli Angeli, e sarà la culla di quell’Ordine Serafico che crescerà come «una immensa moltitudine» e «si propagherà fino ai confini del mondo» (FF 364), come ebbe a dire lo stesso san Francesco, in uno dei primi giorni, al gruppetto dei primi compagni che si erano uniti a lui per ispirazione divina.
In questo grembo di Santa Maria, dunque, è stata concepita la novella progenie dei frati di Santa Maria, che da san Francesco si chiamano frati francescani. È proprio qui, infatti, in questa Porziuncola tutta mariana, che san Francesco, come scrive san Bonaventura, fu ispirato a collocare e fissare la sua dimora, e con la sua «fervente devozione per la Regina del mondo» e con il suo «speciale amore per la Madre di Cristo» (FF 1048), non cessava di supplicare «con gemiti continui Colei che concepì il Verbo pieno di grazia e di verità, perché si degnasse di farsi sua avvocata. E la Madre della misericordia ottenne con i suoi meriti che lui stesso concepisse e partorisse lo spirito della verità evangelica» (FF 1051).
È in questa Porziuncola tutta mariana, di fatto, che san Francesco, ispirato, scelse di collocare e di tenere la residenza stabile per la sua prima comunità di frati, come scrive ancora san Bonaventura: «Francesco, pastore del piccolo gregge, ispirato dalla grazia divina, condusse i suoi dodici frati a Santa Maria della Porziuncola, perché voleva che l’Ordine dei minori crescesse e si sviluppasse sotto la protezione della Madre di Dio, là dove, per i meriti di Lei, aveva avuto inizio» (FF 1072).
“Per i meriti di Lei”, quindi, l’Ordine Serafico ha avuto inizio, ossia è stato concepito nella Porziuncola di Santa Maria degli Angeli. Nei “meriti di Lei”, ossia nei meriti della divina Madre, è la radice da cui ha avuto origine e nascita l’Ordine Serafico: si tratta, dunque, di una radice, di un’origine, di una nascita interamente mariane. E lo Specchio di perfezione assimila espressamente Santa Maria degli Angeli della Porziuncola alla divina Madre, chiamandola “Sacra Madre”, perché «Essa diede alla luce Fratelli e Sorelle e per loro mezzo partorì Cristo rinnovando il mondo» (FF 1781).   
Forse qui un accostamento in analogia potrebbe sembrare ardito, ma non lo è: come Gesù è stato fatto ed è nato da Maria Vergine con la sua discendenza, che è il Cristianesimo, così san Francesco d’Assisi, novello Gesù, è stato fatto da Maria Santissima con l’intera sua discendenza che è l’Ordine Serafico. Unica è la radice, dunque, unico il grembo vergine, unica la culla: Maria, la Madre Semprevergine, è sempre all’origine dei figli.   
Bellissima, per questo, è l’intuizione di san Bonaventura il quale presenta la chiesa di Santa Maria degli Angeli della Porziuncola come la terza chiesa riparata da san Francesco, la quale, in riferimento al De triplici via (cf Prologo e c. I), rappresenta il raggiungimento della via della perfezione spirituale attraverso la via della purificazione (simboleggiata dalla chiesa di San Damiano) e della illuminazione (simboleggiata dalla chiesa di San Pietro). Perciò san Francesco, a Santa Maria degli Angeli, afferma ancora san Bonaventura, «raggiunse felicemente la meta» della perfezione serafica (FF 1048).  

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