MARIA SS.
La visione del 13 giugno 1929 a Tuy (Spagna)
dal Numero 28 del 16 luglio 2023
di Padre Alessandro M. Apollonio

La visione avuta da suor Lucia il 13 giugno dell’anno 1929 è ricca di simbologia che rivela in sintesi la dottrina della Corredenzione mariana: la “grazia e la misericordia” sono frutto del Sacrificio di Cristo e di Maria, applicato alla Chiesa e all’umanità in ogni Santa Messa. 

La venerabile suor Lucia di Fatima era professa semplice delle Suore Dorotee e stava facendo “l’ora santa” notturna, con il permesso dei suoi superiori.
Ecco il racconto della stessa suor Lucia: «Improvvisamente tutta la cappella s’illuminò d’una luce soprannaturale e sull’altare apparve una croce di luce che arrivava fino al soffitto. In una luce più chiara si vedeva nella parte superiore della croce una faccia di uomo e il corpo fino alla cintola, sul petto una colomba pure di luce e inchiodato alla croce il corpo d’un altro uomo. Un po’ sotto la cintola, sospeso nell’aria, si vedeva un Calice e un’Ostia grande, sulla quale cadevano alcune gocce di sangue che scorrevano dalle guance del Crocifisso e da una ferita del costato. Scivolando giù dall’Ostia quelle gocce cadevano nel Calice. Sotto il braccio destro della croce c’era la Madonna (era la Madonna di Fatima... col suo Cuore Immacolato... nella mano sinistra... senza spada, né rose, ma con una corona di spine e fiamme...) col suo Cuore Immacolato nella mano... Sotto il braccio sinistro, alcune lettere grandi, come se fossero di acqua cristallina che scorresse sopra l’altare, formavano queste parole: “Grazia e misericordia”. Compresi che mi veniva mostrato il mistero della Santissima Trinità, e ricevetti luci su questo mistero che non mi è permesso rivelare» (Memorie, vol. I, Appendice II).
Con questa visione, si conclude il ciclo delle mariofanie cominciate a Fatima il 13 maggio 1917, destinate alla Chiesa Cattolica universale e, attraverso di essa, al mondo intero. 
La visione avviene sull’altare di una cappella, sul quale i sacerdoti celebrano il Santo Sacrificio della Messa. Si tratta, dunque, di una rivelazione che ha per oggetto il mistero eucaristico e, traducendo le immagini in concetti, può essere così sintetizzata: la Santa Messa è la rinnovazione del Sacrificio della nostra redenzione, offerto alla Santissima Trinità da Cristo Redentore e da Maria Corredentrice. In virtù di questo Sacrificio, la Santissima Trinità effonde sul mondo intero la grazia e la misericordia, per mezzo della rinnovazione sacramentale di quello stesso Sacrificio, che avviene in ogni Santa Messa. 
Il mistero eucaristico, dunque, è contemplato nel “cuore” della vita trinitaria. “Uno della Trinità ha sofferto nella carne” (cf Giovanni II, in Denz., n. 401, anno 534) e il suo Sacrificio offerto alla Santissima Trinità è rinnovato sacramentalmente in ogni Santa Messa, per ottenere grazia e misericordia all’umanità intera.
Suor Lucia confidò: «Compresi che mi era mostrato il mistero della Santissima Trinità e ricevetti luci su questo mistero, che non mi è permesso rivelare» (Memorie, vol. I, Appendice II).
L’adorazione trinitaria è il fine del culto eucaristico, nel quale si rinnova il Sacrificio della Redenzione e dal quale viene al mondo intero la santificazione (la grazia) e il perdono dei peccati (la misericordia). Così aveva insegnato anche l’Angelo del Portogallo nell’autunno 1916, quando, prostrato davanti al Sacramento eucaristico, pronunciava la seguente preghiera: «Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, vi adoro profondamente, e vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli del mondo, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi e indifferenze con cui Egli stesso è offeso e per i meriti infiniti del suo Sacratissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, vi domando la conversione dei poveri peccatori». 
Dal Costato di Cristo zampillano il Sangue e l’Acqua (cf Gv 19,34), che sono il simbolo del Battesimo e dell’Eucaristia (cf CCC 1125), dai quali dipendono o sono ordinati, in qualche modo, tutti gli altri sacramenti. Il Sangue di Cristo cade sull’Ostia e cola nel calice: l’Ostia e il calice del vino, consacrati nella Santa Messa, riattualizzano in modo incruento il Sacrificio di Cristo, nel quale Egli ha versato tutto il suo Sangue, per noi. Il vino consacrato nella Santa Messa diventa il vero Sangue di Cristo, e anche nell’Ostia consacrata c’è il Sangue di Cristo, assieme al suo Corpo, all’Anima e alla Divinità. 
Al lato destro della Croce c’è la Vergine Maria di Fatima, con il suo Cuore Immacolato nella mano sinistra, fiammeggiante e circondato di spine, simbolo del suo amore sacrificale. Le spine simboleggiano i peccati degli uomini, per i quali anche Lei ha sofferto, assieme al suo divin Figlio. Il Calice con l’Ostia sta nel mezzo, tra Gesù Crocifisso e il Cuore Immacolato e addolorato di Maria, ad indicare l’unione di Lei al Sacrificio redentore del Figlio. In virtù di questa unione, l’Angelo del Portogallo ha insegnato che la preghiera di riparazione per i peccati deve essere rivolta non solo a Gesù, ma anche alla Vergine Maria. Così recita l’ultima parte della sua preghiera, sopra riportata: «[...] e per i meriti infiniti del suo Sacratissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, vi domando la conversione dei poveri peccatori». 
Papa Benedetto XV ha insegnato il valore corredentivo delle sofferenze della Vergine Maria, ai piedi della Croce: «Ella soffrì e quasi morì con il Figlio suo sofferente e morente, così rinunciò per la salvezza degli uomini ai suoi diritti di madre su questo Figlio e lo immolò per placare la divina giustizia, sicché si può dire, a ragione, che Ella abbia redento con Cristo il genere umano. Evidentemente per questa ragione tutte le diverse grazie del tesoro della Redenzione vengono anche distribuite attraverso le mani dell’Addolorata» (Lettera Apostolica Inter sodalicia, 22 marzo 1918). 
E san Giovanni Paolo II ha affermato la presenza mistica, ma reale, di Maria, in ogni rinnovazione sacramentale del Sacrificio del Calvario: «Nel “memoriale” del Calvario è presente tutto ciò che Cristo ha compiuto nella sua Passione e nella sua Morte. Pertanto non manca ciò che Cristo ha compiuto anche verso la Madre a nostro favore. A Lei infatti consegna il Discepolo prediletto e, in lui, consegna ciascuno di noi: “Ecco tuo figlio!”. Ugualmente dice anche a ciascuno di noi: “Ecco tua madre!” (cf Gv 19,26-27). Vivere nell’Eucaristia il memoriale della morte di Cristo implica anche ricevere continuamente questo dono. Significa prendere con noi – sull’esempio di Giovanni – Colei che ogni volta ci viene donata come Madre. Significa assumere al tempo stesso l’impegno di conformarci a Cristo, mettendoci alla scuola della Madre e lasciandoci accompagnare da Lei. Maria è presente, con la Chiesa e come Madre della Chiesa, in ciascuna delle nostre Celebrazioni eucaristiche. Se Chiesa ed Eucaristia sono un binomio inscindibile, altrettanto occorre dire del binomio Maria ed Eucaristia. Anche per questo il ricordo di Maria nella Celebrazione eucaristica è unanime, sin dall’antichità, nelle Chiese dell’Oriente e dell’Occidente» (san Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, n. 57).
A conferma che la dottrina della Corredenzione mariana, significata nella visione del 13 giugno 1929, è perfettamente cattolica e “prossima” alla proclamazione dogmatica, san Pio X la annovera, senza distinzione alcuna, assieme ai tre dogmi mariani già solennemente definiti al suo tempo: «Vergine benedetta, Madre di Dio, volgete benigna lo sguardo dal Cielo, ove sedete Regina, su questo misero peccatore, vostro servo. Esso, benché consapevole della sua indegnità, a risarcimento delle offese a voi fatte da lingue empie e blasfeme, dall’intimo del suo cuore vi benedice ed esalta come la più pura, la più bella e la più santa di tutte le creature. Benedice il vostro santo nome, benedice le vostre sublimi prerogative di vera Madre di Dio, sempre Vergine, Concepita senza macchia di peccato, di Corredentrice del genere umano. [...] O Vergine santa e misericordiosa, impetrate il ravvedimento ai vostri offensori e gradite questo piccolo ossequio dal vostro servo, ottenendo anche a lui, dal vostro divin Figlio, il perdono dei propri peccati. Amen» [1].
La “grazia e la misericordia” che “scorrono sopra l’altare” sono il frutto del Sacrificio di Cristo e di Maria, applicato alla Chiesa e all’umanità intera, in ogni Santa Messa.
Poi la Madonna diede a suor Lucia un messaggio destinato principalmente al Santo Padre. In questo messaggio c’era una richiesta importantissima, perché dal suo compimento dipendevano le sorti della Chiesa e dell’umanità, ma di questo si parlerà in un prossimo articolo.

Nota
1) AAS 5 (1913) 364. Si veda anche: ASS 41 (1908) 409; AAS 6 (1914) 108.

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