MARIA SS.
Fatima: altare del mondo
dal Numero 27 del 9 luglio 2023
di Padre Alessandro M. Apollonio

Prima che la Bianca Signora apparisse in questo luogo a tre pastorelli, Fatima non era un luogo di attrazione sotto alcun aspetto. Dio sceglie le cose semplici e spesso ignorate, capace di trasformarle in capolavori di grazia. Questo è Fatima oggi: “L’altare del mondo”.

Fatima è stata definita“altare del mondo”, perché qui, nelle apparizioni del 1917, la Madonna è venuta a insegnare a tre pastorelli e all’umanità intera l’arte del sacrificio. È un “altare” non solo perché vi si offre il Sacrificio di Cristo nella Santa Messa, ma anche perché a questo Sacrificio sacramentale, i fedeli che si recano in questo luogo uniscono i sacrifici della loro vita, “per completare ciò che manca ai patimenti di Cristo, a favore della Chiesa” (cf Col 1,24).
È un luogo dove si respira un’atmosfera soprannaturale.
Parlando con vari pellegrini, portoghesi e non, si può constatare facilmente che qui si percepisce in modo particolarmente intenso la presenza di Dio, della sua Santissima Madre e dei suoi santi angeli, tanto che Fatima è un luogo che attira sia persone pie e devote, sia persone piuttosto “tiepide”, magari un po’ scettiche e critiche nei confronti della Chiesa, che però sono attratte quasi irresistibilmente da Fatima, proprio per questa esperienza del soprannaturale, che dispone alla conversione e alla ricezione dei santi sacramenti, soprattutto della Confessione.
Nel momento in cui si entra nel “sacro recinto”, nonostante attualmente, purtroppo, ci siano pochi controlli per quanto riguarda la modestia nel vestire e il silenzio – cose che dovrebbero essere imposte a tutti in questi luoghi sacri –, qui, in questa Cova da Iria, si entra in una dimensione trascendente, dove il fluire vorticoso dei pensieri e degli affetti si arresta sulla soglia dell’immobile mistero della vita trinitaria, che trabocca dal Cuore Immacolato di Maria e tocca il nostro cuore.
La Cova è un ampio avvallamento del terreno, una dolina carsica dal punto di vista geologico. Ce ne sono tante in Portogallo, prodotte dallo stillicidio dell’acqua che scioglie la pietra calcarea producendo prima queste depressioni e poi, con il passare dei secoli, delle cavità ipogee, ossia, delle grotte vere e proprie, più o meno profonde, simili alle grotte del Carso triestino e Sloveno (la grotta di Postumia, la grotta Gigante, la grotta di San Canziano), dell’Appennino fabrianese (grotta di Frasassi), ecc.
Visto che l’ordine della natura riflette visibilmente l’ordine invisibile della soprannatura, è lecito proporre la seguente analogia: come l’acqua scioglie la roccia e produce delle cavità sotterranee, così la grazia scioglie la durezza del cuore, lo purifica in profondità, e produce in esso lo spazio vitale dove abita Dio: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23).
La condizione è chiara: “Se uno mi ama”; e Fatima ci insegna la via più perfetta, rapida e sicura per realizzare in noi questo amore: il Cuore Immacolato di Maria. Per questo, tutto il messaggio di Fatima si riassume in questa misteriosa e consolante determinazione divina: “Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Cuore Immacolato di Maria” (apparizione del 13 giugno e 13 luglio 1917).
Ritornando all’analogia: come l’acqua produce prima la depressione e poi la grotta, così la grazia produce prima l’umile pentimento, la tristezza e il dolore per i peccati commessi, e poi, tramite la Confessione sacramentale, produce l’inabitazione trinitaria nell’anima.
La Madonna segue sin dall’inizio questo processo di conversione-santificazione, perché ogni grazia scorre dal Cuore di Gesù, attraverso il Cuore Immacolato di Maria, fino a noi (come afferma san Massimiliano M. Kolbe nel suo Atto di consacrazione). Forse per questo a Fatima la Santissima Vergine ha scelto il fondo di una dolina, a Lourdes e alle Tre Fontane il fondo di una grotta... Quando tocchiamo il fondo della nostra nullità, sperimentiamo la misericordia di Dio che si china su di noi. Allora, Dio ci chiama a gettare via la maschera della falsità mondana, con la sua illusoria supponenza, e a rinascere come figli di Dio, come bambini affidati dal Padre alle cure premurose della più amorevole e ammirevole tra le madri: la Santissima Vergine Maria.
Da un punto di vista paesaggistico ed economico, Fatima non presentava, a quel tempo, grandi attrattive. Al contrario, il direttore del Messaggero di Leiria, il padre Giuseppe Ferreira Lacerda, descriveva la Cova da Iria come un «luogo orribilmente brutto» (Documentazione Critica di Fatima, pp. 252-253). Espressione certamente esagerata, ma che dice in modo inequivocabile la predilezione divina per i luoghi poveri e umanamente desolati: così fu la stalla di Betlemme, “il più piccolo capoluogo della Giudea” (cf Mic 5,1); così fu la casetta di Nazareth in Galilea, dalla quale città non sarebbe potuto venire nulla di buono (cf Gv 1,46); così fu ed è sempre la predilezione di Dio, il quale “ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzare per confondere i sapienti” (cf 1Cor 1,27).
Non ci sono grandi attrattive, non ci sono le belle montagne della Val Badia, non c’è il bel lago di Garda, non c’è il bel fiume Adige... non c’erano né alberghi né fabbriche. Niente di tutto questo. Non c’è neanche una bella terra, perché è una terra piuttosto argillosa, sassosa e di per sé poco produttiva.
Che cosa c’era di bello qui, tanto da farne un luogo prediletto da Dio? C’era di bello il soprannaturale. «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei cieli» (Mt 5,3). Al tempo delle apparizioni, nel 1917, davvero erano beati questi Pastorelli, «poveri di cose, ma ricchi di virtù» (come direbbe san Francesco d’Assisi), soprattutto ricchi di amore verso la Santissima Vergine Maria, che veneravano ogni giorno con la recita del santo Rosario.
Anche questo è un insegnamento per noi, abituati a valutare le cose secondo un criterio di efficienza e utilità: Dio non guarda ciò che guarda l’uomo. L’uomo è sempre alla ricerca di maggior benessere materiale, Dio guarda al cuore, e ci ammonisce: “A che giova guadagnare il mondo intero, se poi perdi la tua anima?” (Mc 8,36). Anche la nostra società sarà prediletta da Dio e otterrà la pace in una giusta prosperità, se torneremo ad osservare i suoi Comandamenti e a venerare la sua e nostra Santissima Madre, con la recita quotidiana del santo Rosario. Quando metti Dio al primo posto, tutte le altre cose stanno al loro posto.

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