ANNO NUOVO
Il Natale in Benin Un Sacerdote racconta...
dal Numero 1 del 28 dicembre 2025
di Padre Jean Traorè
Paese che vai, Natale che trovi... Le tradizioni natalizie in Benin sono molto particolari, ma l’essenza di questa festa, in ogni paese del mondo, non cambia: Gesù nasce e porta in ogni famiglia la letizia di quest’avvenimento.
Tra le feste più popolari in Benin, il Natale occupa un posto di rilievo. È un momento di fervore religioso per i cattolici e un’occasione di festa familiare per tutti. La spiritualità cristiana si mescola al folclore locale. Nelle case regna un’atmosfera calorosa e conviviale. Nelle strade – soprattutto nelle campagne – si incontrano spesso gruppi di bambini mascherati e travestiti. No, non è Halloween: si chiamano Kaleta. Con tamburelli e gong in mano suonano ritmi per accompagnare canti popolari. I Kaleta danzano e compiono acrobazie. Il loro unico scopo è di attrarre gli spettatori per raccogliere qualche moneta. Lo avrete intuito: ciò che guadagnano serve spesso a comprare giocattoli o vestiti per festeggiare il Capodanno... I bambini delle famiglie cattoliche costruiscono presepi con cartoni riciclati, che incollano o cuciono con ago e filo. All’interno, sulle pareti, applicano immagini sacre: la Sacra Famiglia di Nazareth, i pastori, gli angeli o i Magi. A volte le immagini non hanno nulla a che vedere con il racconto della Natività; può trattarsi persino della scena della Crocifissione. L’importante è che siano immagini sacre. I più fortunati mettono nel loro presepe alcune statuette di Gesù e di Maria Santissima. E spesso si tratta di un Gesù adulto, come una statua del Sacro Cuore. Ricordo con quale fervore e passione, da bambino, mi dedicavo a questa impresa. Volevo che il mio presepe somigliasse il più possibile a quello della parrocchia. Con i miei piccoli risparmi avevo comprato un “Gesù addormentato nella mangiatoia” tutto di plastica. Lo avvolgevo in un batuffolo di cotone. Nella notte tra il 24 e il 25 dicembre i cattolici vanno alla Santa Messa. Ognuno indossa i suoi abiti più eleganti; spesso si tratta di un vestito nuovo, anche modesto: l’essenziale è che sia nuovo. Il giorno di Natale è segnato dal pranzo familiare: igname pestato accompagnato da una salsa fumante di montone; couscous di pollo ben speziato; cassoulet cotto a fuoco lento fin dalla vigilia in un brodo di carne; senza dimenticare l’immancabile amiwô, una sorta di polenta preparata con un brodo di pollo ben aromatizzato. La festa è ancora più bella quando in famiglia c’è un Battesimo, poiché in molte parrocchie i Sacerdoti organizzano i Battesimi dei più piccoli proprio a Natale. Bisogna ricordare anche il pellegrinaggio dei bambini dopo Natale, molto diffuso soprattutto nell’arcidiocesi di Cotonou: tre giorni di fervore spirituale per l’Infanzia Missionaria della diocesi. Talvolta fino a diecimila bambini si radunano presso il santuario mariano di Allada. Il pellegrinaggio si conclude con una Messa presieduta dal Vescovo. È sempre un’occasione di preghiera, di incontri gioiosi e di scoperte per i bambini e i loro animatori. In tutto questo contesto, anche Babbo Natale riesce a inserirsi. Non scende dal camino, ma dal “tunnel dell’occidentalizzazione dell’Africa”. Non c’è neve, quindi non può arrivare su una slitta. Talvolta scende da un elicottero nelle grandi strutture, ma più spesso arriva in automobile. Molto spesso lo si vede persino camminare per le strade della città. Ricordo che, in un villaggio lacustre, lo feci arrivare in piroga. A Natale, in Benin, ci sono tanti colori, tanti canti, danze e il profumo dei piatti della festa. Ogni famiglia accoglie a modo suo la gioia della nascita del Salvatore Gesù Cristo, che si tratti di una famiglia di pastori o di Re Magi.
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