Dal presepe apprendiamo tanti insegnamenti e virtù per la nostra vita cristiana. Gesù, la Madonna, San Giuseppe, gli angeli, i pastori... Ogni personaggio ha qualcosa da insegnarci. Spetta poi a noi mettere in pratica.

Il Santo Natale è la festa della letizia perché ci ricorda la Nascita del nostro Redentore. Questa letizia si manifesta nelle maestose e commoventi celebrazioni con cui la Santa Madre Chiesa commemora questa solennità dopo un breve tempo di preparazione spirituale, l’Avvento. Ma l’aspetto più bello e più suggestivo in questa solennità è la rappresentazione dei presepi. Queste costruzioni piccole o grandi, fatte di carta o di legno, che possiamo vedere in chiesa o in casa nelle famiglie cristiane, ci rappresentano la scena della Natività. È commovente vedere le persone devote raccogliersi in preghiera davanti ai presepi, contemplando in quei personaggi in miniatura la Sacra Famiglia.
Innanzitutto ciò che attira di più la nostra attenzione, e particolarmente riempie il cuore di santi affetti, è il mistero di un Dio fattosi Bambino unicamente per amore. Contemplando la grotta in miniatura del presepe noi ricordiamo la fredda grotta di Betlemme e la stalla dove Gesù nacque bambino per nostro amore, riscaldato da soli due animali. Quante cose ci insegna Gesù Bambino dalla sua mangiatoia! Quante virtù possiamo noi contemplare e imitare nel presepe!
Andiamo anche noi davanti al nostro presepe o a quello in chiesa, con lo sguardo contemplativo dei Santi, o meglio, con il Cuore della Madonna che custodiva e meditava ogni cosa, per scoprire le virtù che vi si nascondono e per innamorarci di più di Gesù Bambino.
La carità e l’umiltà di Gesù Bambino
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito» (Gv 3,14). Il primo personaggio del presepe, ed è il principale che dovrebbe attirare subito la nostra attenzione, è sicuramente Gesù Bambino. È il più importante, il più grande e nello stesso tempo è il più piccolo, il più bisognoso di cura, di difesa e di aiuto. Ammiriamo l’umiltà e la carità del nostro Dio fattosi bambino per la nostra Redenzione. Il Figlio dell’Onnipotente si è fatto piccolo nel seno verginale della Madonna nascendo in una stalla, nel silenzio della notte, come l’ultimo di tutte le creature. O ammirabile umiltà di un Dio! O eccelsa carità del Figlio di Dio! Il Re Creatore dell’universo, adagiato in una mangiatoia su un poco di fieno, non poteva scegliere un luogo più umile per nascere e per meritarsi il nostro affetto.
Il Natale ci fa toccare la realtà dell’amore di Dio per noi, ci fa contemplare da vicino l’umiltà di Dio e ci insegna la necessità della virtù dell’umiltà nella vita del cristiano. Dio resiste ai superbi, dice la Sacra Scrittura, ma dà la sua grazia agli umili. Guardando Gesù Bambino nella sua mangiatoia, chiediamogli la grazia dell’umiltà e della carità, ma prima di tutto la grazia di amarlo con tutto il nostro cuore in ricambio di tutte le ingratitudini e freddezze con cui viene accolto dagli uomini.
La povertà della Madonna
Subito dopo Gesù Bambino, spostiamo lo sguardo sulla Santissima Vergine Maria, la sua dolce Madre che vediamo inginocchiata accanto alla mangiatoia. Come sappiamo bene, tutte le mamme preparano la nascita dei loro bimbi con tanta cura scegliendo le cose più belle per il corredo. Sicuramente, la Madonna avrebbe voluto anche Lei allestire, per la nascita del suo divino Figlio, una bella culla e tante altre belle cose nella sua casetta di Nazareth. Ma il decreto divino aveva disposto diversamente per la nostra Salvezza e anche per il compimento delle Scritture. Vedendo nascere il suo Gesù in quella grotta fredda, Ella doveva partecipare con il suo dolore di Madre all’opera della nostra Redenzione – iniziata già da Gesù Bambino con i suoi vagiti e il suo pianto –, divenendo in tal modo la «nostra sì cara Corredentrice», come la chiamava San Pio da Pietrelcina. Tenendo fra le sue braccia purissime il Santo Pargoletto, non aveva altro da offrirgli se non l’amore verginale e materno del suo Cuore Immacolato. L’unico tesoro che possedeva in quella grotta scura e fredda era proprio Gesù Bambino, suo Figlio e suo Dio. Ed Egli solo le bastava!
Impariamo dalla Madonna, contemplando il nostro presepe, la santa povertà e il distacco del cuore da ogni cosa che non ci porta a Dio. Chiediamo a Lei, in questo Tempo natalizio, un grande amore per Gesù Bambino e la virtù della povertà spirituale che fa ritenere “cenere” tutto ciò che non è per il Paradiso e che ci fa gridare, come San Francesco d’Assisi: «Mio Dio e mio Tutto!».
San Giuseppe, giglio di purezza
San Giuseppe è il padre verginale di Gesù Bambino, prescelto da Dio Padre per fare le sue veci in terra presso il suo Figlio. Lo vediamo nella grotta accanto alla mangiatoia, contemplando Gesù, il Dio divenuto bambino. Portando lo sguardo su di lui, pensiamo alla purezza di quest’uomo, definito dal Santo Vangelo come «uomo giusto», ovvero “uomo santo”, alla cui custodia vengono affidati questi due purissimi tesori. Certo, possiamo pensare alla sofferenza del santo Patriarca nell’incapacità di provvedere ad un alloggio degno di Gesù Bambino e della divina Madre, ma immaginiamo la purissima gioia di cui fu inondato il suo cuore verginale, quando per primo, dopo la Madonna, poteva prendere nelle sue braccia il divin Bambino, adorarlo, baciarlo e manifestargli tutto il suo affetto paterno. A ragione San Bartolo Longo, per elogiare la purezza verginale di San Giuseppe, faceva dire a Gesù Bambino queste parole: «Non ci sono che due vergini al mondo, ai quali io sono debitore della mia vita umana: Maria, da cui nacqui in maniera tutta pura e divina; e Giuseppe, che si è conservato sempre vergine per non impedire quel nuovo miracolo di grazia».
Preghiamo San Giuseppe in questo Tempo di Natale perché ci ottenga un cuore puro e innocente per ricevere sempre degnamente Gesù nella Santissima Eucaristia.
La letizia degli angeli
L’evangelista San Luca ci narra l’annuncio dell’angelo ai pastori: «Vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore» (Lc 2,10-11), e subito dopo il canto delle schiere di angeli che glorificano Dio: «Gloria a Dio nell’alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà» (Lc 2,14). Il Santo Natale è la festa della letizia più grande per il Cielo e per la terra. Gli angeli nel presepe rappresentano gli spiriti celesti che rendono i loro profondi omaggi al Creatore in quel momento del suo ingresso nel mondo. Cantano esultanti la gloria di Dio e la nostra felicità. Questi spiriti celesti sono felici per noi perché è nato il nostro Redentore, Colui che ci può riaprire le porte del Paradiso. Chiediamo ai santi angeli, soprattutto al nostro Angelo custode, la grazia della letizia spirituale che è il solo vero distintivo dei figli di Dio.
La semplicità dei pastori
I primi adoratori di Gesù Bambino dopo la Madonna e San Giuseppe furono gli umili pastori. Subito dopo l’annuncio degli angeli si misero in cammino verso Betlemme per andare alla grotta benedetta e dal neonato Salvatore. Osservando il nostro presepe, cerchiamo di imitare anche noi la sollecitudine e la semplicità di quei pastori che, appena udito le parole dell’angelo, senza frapporre indugi si recarono alla stalla ove trovarono Gesù Bambino con sua Madre e San Giuseppe. Le anime semplici sono sempre le più pronte alla chiamata di Dio e le più adatte a comprendere le meraviglie della sua misericordia. Quei pastori divennero per la loro semplicità i primi apostoli di Gesù Bambino.
La fede dei Magi
Dopo l’adorazione dei pastori segue la visita dei Magi, che vediamo “spuntare” nel presepe pochi giorni dopo il giorno di Natale. Questi uomini venuti dall’Oriente e guidati dalla stella della fede erano dei scienziati pagani, eppure riconobbero la stella che indicava loro la nascita del Re dei giudei, e giunsero fino a Betlemme per adorare e offrire i loro doni al nato Re. Lo videro con Maria Santissima, sua Madre e lo adorarono, perché la fede li aveva illuminati e quindi riconobbero tutta la grandezza del mistero di umiliazione e di amore che avevano davanti.
Imitiamo anche noi l’itinerario di fede dei Re Magi che simboleggia bene il cammino di fede di ogni cristiano che è diretto verso il Regno dei cieli, passando faticosamente attraverso questa terra d’esilio così ricca di triboli e spine.
Nel presepe vediamo pure l’asino e il bue che rappresentano il regno animale che rende omaggio al suo Creatore, perché Gesù Bambino è il Signore di tutto il creato e tutte le creature gli devono adorazione e ossequio.
Al termine del nostro percorso meditativo sul presepe ci rendiamo conto di quante virtù il presepe sia maestro! È davvero una scuola di virtù cristiane che i sacri personaggi che lo compongono ci insegnano, e si potrebbero citarne tante altre che vi scorgiamo. Chiediamo alla dolce Mamma di Gesù la grazia di praticarne qualcuna per fare un fioretto a Gesù Bambino. La Madonna ci aiuti a penetrare un po’ l’amore che Dio ci ha portato fino a volere nascere in una stalla per la nostra salvezza, per poter dirgli con Santa Veronica Giuliani: «Sì, mio Signore, darò vita e sangue affinché tutti vi amano. E se non trovate chi vi voglia amare, io vi amerò per tutti».