Tra i vari scritti di padre Pio vi è una bellissima meditazione che ci aiuta a prendere sul serio l’inizio del nuovo anno, soprattutto in considerazione di quello passato, ricordandoci che dovremo rendere conto a Dio di come impieghiamo il nostro tempo.

In un componimento poco conosciuto di San Pio da Pietrelcina, il Santo cappuccino ci ha lasciato una breve meditazione su come affrontare il nuovo anno che ci sta dinnanzi.
Infatti, quando inizia un nuovo anno, solitamente, è bene guardare al tempo che ci viene donato con serietà, considerando bene che ogni giorno non è scontato ma va utilizzato nel miglior modo possibile per la gloria di Dio e la nostra santificazione personale. Un’esortazione, quindi, che non è valida solamente per i religiosi ma per ogni battezzato, per ogni cristiano che vuole vivere in modo impegnato.
In tale scritto – che risale ancora al 1905 – San Pio inizia la sua meditazione con le parole di San Francesco d’Assisi e le consiglia, appunto, quale proposito per il nuovo anno. Famosa è l’ammonizione del Poverello di Assisi quando dice: «Incominciamo oggi, o fratelli, a fare il bene, che nulla fin qui abbiamo fatto». Ancor più, quest’anno celebreremo l’ottocentesimo anniversario della morte di San Francesco ed è bello, quindi, prendere questa sua esortazione riportata da San Pio come il “proposito dell’anno”, per vivere in modo consapevole ogni attimo che passa quale dono di Dio per noi.
Gli atteggiamenti che si possono assumere davanti a tale esortazione possono comunque cadere nel rischio di generalizzare tale proposito e svuotarlo così del suo contenuto. “Fare il bene” è un impegno che perfino i non credenti potrebbero abbracciare con facilità e perfino con serietà, e anche per tutto l’anno: bisogna allora valutare cosa si intenda per “bene”... Se pensiamo alla santità di coloro che ci stanno invitando a “fare il bene” diventa allora molto più seria la questione... San Francesco e San Pio da Pietrelcina, due giganti forse senza pari, ci invitano ad iniziare a fare “il bene”, considerando che fino ad oggi “non abbiamo fatto nulla”.
In verità, qui inizia il proprio esame di coscienza poiché difficilmente si trova un cristiano impegnato che sia veramente convinto di non aver fatto nulla, che non attribuisca a sé un qualcosa di meritorio che lo differenzi dagli altri. La superbia spirituale è sempre un pericolo che si insinua anche nelle cose più sante e tende a rovinarle. La sottigliezza di coloro che hanno lo sguardo soprannaturale più sviluppato, come appunto i Santi, ci mette in guardia anche da questo pericolo. L’atteggiamento dei Santi, infatti, davanti alla grandezza di Dio, al bisogno delle anime e alla consapevolezza della propria miseria, è quello di non attribuire nulla a sé medesimi, ma tutto a Dio e alla sua grazia.
Non a caso, San Pio, attraverso questa sua meditazione, consiglia di iniziare l’anno nuovo immaginandosi di trovarsi davanti al tribunale di Dio e alla severità del suo giudizio. Dopo aver ampiamente presentato quel terribile momento – a cui oggi nessuno pensa più ma che tutti prima o poi dovremo affrontare –, scrive: «O Dio dell’anima mia, qual triste sorte mi aspetta, se io non mi decido a mutar vita, a tesoreggiare il tempo che la vostra bontà mi concede! Chi ha tempo, non aspetti tempo; non rimandiamo al domani, ciò che oggi possiamo fare. Del bene di poi, son riboccanti le fosse… Eppoi chi dice a noi che domani vivremo? Sorgiamo e tesoreggiamo, ché il solo istante che fugge è in nostro dominio. Non frapponiamo tempo fra istante e istante». Sì, “il solo istante che fugge è in nostro dominio”, e questa ammonizione ci sollecita a considerare il vero valore di un solo “attimo fuggente”, un attimo che non torna più ma che ritroveremo al giudizio di Dio, con un valore ormai rivestito di eternità. “Fare il bene”, pertanto, equivale a saper tesoreggiare il brevissimo istante che ci viene donato e questo è possibile anche quando le distrazioni si affacciano a tentarci: la volontà è sempre nelle nostre mani e la tensione del cuore verso la volontà di Dio deve diventare costante; questo può essere un esercizio che trasforma ogni proposito per il nuovo anno in realtà concreta.
Come possiamo allora arrivare a fare questo “tipo di bene”? Sembra infatti difficile per coloro che non si esercitano, ma per coloro che amano la preghiera niente è vuoto, niente è perso, tutto è fatto alla presenza di Dio, poiché il cuore corre laddove è il suo tesoro. Ci sta dinnanzi un nuovo anno, una continuità di istanti da donare a Dio attraverso l’Immacolata, a imitazione dei Santi e attraverso il loro aiuto. Facciamo dunque i nostri buoni propositi, consapevoli che «la palma della gloria non è serbata se non a chi combatte da prode fino alla fine. Incominci dunque quest’anno il nostro santo combattimento. Dio ci assisterà e ci coronerà di un eterno trionfo»!