Le rappresentazioni di Gesù Bambino sono conosciute e diffuse in tutto il mondo. A partire dal dolcissimo Gesù Bambino di Praga, apparso ad un semplice Frate, fino al Gesù Bambino romano dell’Aracœli, tutte ci ricordano una cosa: il divin Bambinello ha il cuore ripieno di amore.

Introduzione
L’amore di Gesù per le anime è sconfinato, anzi, infinito!
E non servono complicate riflessioni per arrivare a questa conclusione. Si è fatto piccolo e povero per noi, nascendo in una povera grotta e conducendo una vita piena di stenti e sofferenze, e come se tutto questo non bastasse, quando è iniziata la sua vita pubblica, non si è risparmiato in nulla: «Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità» (Mt 9,35).
Anche nel momento culminante della Redenzione, ossia la sua Passione e Morte, Egli subisce sofferenze disumane, che lo portano a morire da malfattore nel modo più atroce possibile. E tutto questo perché? La risposta è una sola: per amore nostro! Non dimentichiamo poi che Gesù, nel suo grande amore, ha scelto di rimanere sempre con noi nel Santissimo Sacramento, dove – anche qui purtroppo – viene spesso abbandonato dalla maggior parte degli uomini.
L’amore di Gesù sembra non conoscere limiti, perché lungo i secoli Egli non cessa di trovare modi sempre più dolci e amorevoli per cercare di attrarci a sé. Uno di questi si trova proprio nelle sue tenere immagini di bambino. In tutto il mondo, infatti, vi sono diverse rappresentazioni dell’amabile Gesù Bambino. La più conosciuta è quella del Bambin Gesù di Praga, ma ve ne sono molte altre collegate a delle apparizioni e manifestazioni del nostro amabile Redentore. Scopriamone alcune.
Gesù Bambino di Praga
Anche se la statuina di Gesù Bambino di Praga è la più famosa e conosciuta, non vogliamo trascurare di parlarne perché è senz’altro una storia d’amore reciproco tra un’anima innamorata di Dio e Dio stesso. La storia di Gesù Bambino di Praga è molto lunga ed interessa epoche diverse. Riportiamo il fulcro del racconto.
Tra Cordova e Siviglia (Spagna), sulle ridenti rive del Guadaquivir, sorgeva un monastero carmelitano che, a seguito dell’incursione dei musulmani, era stato ridotto in rovina. Tra i pochi superstiti c’era un religioso di nome fra Giuseppe, noto per il suo grande amore per Gesù Bambino. Un giorno, mentre spazzava il convento, fra Giuseppe si trovò davanti a un bellissimo bambino che gli disse: «Come spazzi bene, fra Giuseppe, e come fai brillare il pavimento! Ma saresti capace di recitare l’Ave Maria?». «Sì», rispose il pio religioso. Allora il fanciullo gli disse: «Allora, recitala!». Il Frate, lasciando in disparte la scopa, si raccolse in una profonda preghiera, giunse le mani e iniziò: «Ave, Maria, piena di grazia...». Arrivato alle parole: “E benedetto il frutto del tuo seno, Gesù”, il Bambino gli disse con impeto d’amore: «Questo sono proprio io!». Poi scomparve.
Fra Giuseppe non trovò più pace: voleva rivedere quel dolce Bambinello! Si era innamorato perdutamente di Gesù Bambino e non pensava ad altro. Dopo tante insistenti preghiere, Gesù Bambino gli apparve di nuovo con uno stuolo di angeli e gli ordinò di realizzare una statuina che lo raffigurasse esattamente come lo vedeva. Fra Giuseppe si mise subito al lavoro e in poco tempo completò l’opera. Ma l’amore per quel divin Bambinello era così grande che, una volta terminata l’opera, morì in un’estasi d’amore.
Successivamente, una duchessa spagnola che aveva sposato un nobile boemo, portò la statua a Praga e ne fece un dono di nozze a sua figlia. Fu lei, in seguito, a donare la statuetta ai Carmelitani Scalzi che vivevano presso la chiesa di Maria Vergine Vittoriosa a Praga, ove tuttora è venerata.
Il Santo Bambino di Atocha
L’immagine del Santo Niño de Atocha è di origine spagnola, e in essa Gesù viene raffigurato con un cappello a tesa e un mantello da pellegrino, un bastone in mano, un contenitore con acqua, spighe di grano nella mano sinistra e un cesto per portare il pane nella mano destra; ha anche una conchiglia sul petto e indossa dei sandali.
Si narra che nel XV secolo i musulmani invasero una parte della Spagna, compresa la città di Atocha. Molti cristiani furono imprigionati e lasciati in condizioni igieniche pietose, senza acqua né cibo. Tutti sarebbero morti di fame e di sete. Inoltre, i prigionieri non potevano ricevere visite da nessuno, tranne dai bambini piccoli, che erano gli unici che potevano portare loro dell’acqua e un po’ di cibo. Fu allora che intervenne Gesù in persona, che sotto le sembianze di un giovane pellegrino decise di unirsi a loro in quei momenti di tribolazione per portare loro conforto e cibo.
La devozione al Santo Niño de Atocha si è diffusa rapidamente anche nei paesi dell’America Centrale e del Sud. Oggi è venerato come patrono speciale dei carcerati, di chi vive sotto regimi di tortura politica e, infine, di tutti coloro che hanno problemi giudiziari di qualsiasi natura.
Il Bambino Gesù “Koleta?ski”
Nel centro di Cracovia (Polonia), in via Poselska, c’è la chiesa barocca delle Suore Bernardine intitolata a San Giuseppe. In uno dei suoi altari laterali si trova una statuetta tardobarocca del Bambino Gesù, chiamato “Koleta?ski”. La statuetta proviene dal convento di Santa Koleta, soppresso nel 1823. Con la chiusura del convento, le ultime due Suore che vi risiedevano furono trasferite nel convento di San Giuseppe e decisero di portare con sé una statuetta del Bambino Gesù.
Il Bambinello è in legno e misura 60 cm; indossa abiti regali e porta una corona in testa. La mano destra è alzata in segno di benedizione, mentre nella sinistra tiene una mela, simbolo del potere regale.
La statuetta era giunta a Cracovia trasportata dalla corrente del fiume Vistola, proveniente da un luogo sconosciuto. Si fermò sulla riva di fronte al convento delle Suore Colettine. Le Suore la recuperarono dall’acqua, la portarono al convento e la collocarono su un altarino nel refettorio. Da quel momento iniziarono a verificarsi numerosi miracoli e guarigioni straordinarie. Tutti coloro che si rivolgevano a Gesù Bambino venivano esauditi.
Anni dopo, gli svedesi invasero Cracovia (1655-1657) e devastarono le chiese, non risparmiando nessun angolo della città. Anche il convento delle Colette fu distrutto, ma incredibilmente rimasero in piedi solo le mura e l’altarino con la statuetta del Bambin Gesù. Stupiti da ciò, gli stessi svedesi non osarono collocarvi, come era loro intenzione, le stalle per i loro cavalli. Comandarono dunque a un soldato di buttare la statuetta nel fiume Vistola, lo stesso fiume in cui tempo prima le Suore avevano trovato la statuina. Tuttavia, il soldato tentò più volte di eseguire l’ordine, ma non ci riuscì perché la statuetta gli si era attaccata saldamente alla mano.
Successe che si tentò un’altra volta di sottrarre la statuina alle Suore, ma grazie a interventi miracolosi fu loro restituita. Da allora, le grazie non cessarono di verificarsi ogni giorno, anche mediante prodigi e miracoli. Gesù Bambino si prende cura di tutti coloro che lo invocava e non abbandona nessuno che lo prega.
Il Bambinello dell’Aracœli
Nella Basilica di Santa Maria in Aracœli, a Roma, si trova una bellissima statuina di Gesù Bambino, anch’essa miracolosa. La storia del Bambinello dell’Aracœli è legata a tradizioni e devozioni antichissime. La statua del Bambinello, alta 60 cm, raffigura Gesù in forma maestosa, come un re.
La statuetta fu realizzata nel V secolo utilizzando un tronco di ulivo proveniente dall’orto del Getsemani. Lo scultore era un Frate di nome Michele. Nel realizzare la statuetta, fu preso dal timore di non riuscire nell’impresa; confuso e smarrito non osò proseguire la scultura. Mentre pregava e si affidava a Dio, si assopì in uno strano sonno e, al suo risveglio, trovò che il Bambino era stato dipinto con colori vivaci, che aveva la pelle rosea, le gote rosse e le vesti luminose. Con gioia indicibile e, allo stesso tempo, grande stupore, comprese ed ebbe la certezza che erano stati gli angeli a portare a termine il suo lavoro.
In seguito, fra Michele decise di portare la preziosa statuetta qui in Italia, ma durante il viaggio fu sorpreso da una tempesta e naufragò nei pressi di Livorno. Il Bambino, però, fu ritrovato sulla spiaggia, non senza stupore e meraviglia, perfettamente protetto nella sua teca.
La crescente venerazione per il Bambinello dell’Aracœli e le numerose grazie ricevute portarono la Chiesa a riconoscerne il culto. Il 2 maggio 1895, il cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, Segretario di Stato di Papa Leone XIII e Arciprete di San Pietro, incoronò solennemente Gesù Bambino.
La devozione al Santo Bambino Gesù dell’Aracœli è davvero speciale, perché ogni cristiano è chiamato non solo a chiedere grazie per sé, ma anche a offrirgli doni, anche se Gesù non si lascerà mai superare in generosità. Infatti, ciò che rende assolutamente speciale “er Pupo” – come lo chiamano i romani – è la sua missione: il Bambinello viene portato a chi lo desidera, in particolare ai malati e a tutte le parrocchie che lo richiedono.