I FIORETTI
Mi ha salvato la vocazione e la vita Testimonianza di padre Rodolfo Saltarin
dal Numero 42 del 9 novembre 2025
Oggi celebriamo la festa della dedicazione della Basilica Lateranense, capo e madre di tutte le chiese del mondo. È, infatti, la chiesa del Papa, la basilica in cui il Sommo Pontefice prende ufficialmente possesso dell’alta carica di Vescovo di Roma e Capo della cristianità. Cominciatane la costruzione nel 315 d.C., quando le grandi persecuzioni contro i cristiani, che tanto sangue avevano versato, erano finalmente terminate, venne conclusa nel 324 per opera dell’imperatore Costantino. Il 9 novembre di quello stesso anno veniva solennemente consacrata da Papa Silvestro I e dedicata al divino Salvatore. Ancora oggi si può venerare la miracolosa immagine del Salvatore che venne mostrata ai fedeli in quel giorno augusto e solenne. In seguito a due incendi e allo stato di abbandono in cui la Basilica venne lasciata durante il trasferimento dei Papi ad Avignone, si trovò in uno stato di tale rovina che fu necessaria ricostruirla quasi per intero. Riconsacrata, fu dedicata ai Santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista. Sul mosaico dell’abside si legge l’invocazione: “Ti attendiamo, Salvatore e Signore, Gesù Cristo. Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Tu sei il nostro Maestro, o Cristo!”. La festa di oggi vuole celebrare anzitutto la verità di Cristo unico Salvatore del mondo, che ha posto la sua tenda tra i figli degli uomini, e in pari tempo ricordare che è nella sua Chiesa edificata su Pietro che Egli continua la sua opera di salvezza. Nella prima lettura abbiamo ascoltato la celebre visione di Ezechiele in cui il Profeta vede dal lato destro del Tempio uscire un fiume d’acqua che dove giunge rigenera e dona vita. Il Tempio è figura di Cristo dal cui fianco squarciato è fuoriuscita una sorgente per lavare i peccati del mondo e donare al genere umano la Vita eterna. Il sangue e l’acqua fuoriusciti dal costato aperto di Cristo sono simbolo dei sacramenti che rigenerano le anime e apportano salvezza. Tale sorgente di grazia, scaturita sul Calvario, ha raggiunto tutto il mondo per mezzo della predicazione e dell’amministrazione dei sacramenti, raggiungendo in breve tempo tutto il mondo conosciuto. Da Gerusalemme a Roma, da Roma in tutte le sue province, questo fiume di grazia, ovunque è giunto, ha operato grazie di conversioni e di rinnovamento. Le chiese, con i loro battisteri moltiplicatisi in tutto il mondo, manifestano la presenza di questo fiume invisibile della grazia che lungo i secoli è andato sempre più crescendo. Tuttavia, a poco servirebbero le belle architetture con i loro magnifici monumenti, se la presenza di questo fiume non operasse nelle anime frutti di vita e di santità, se non trovasse cuori aperti che accolgono il dono di Dio abbeverandosi a questa sorgente. Per questo nella Colletta abbiamo pregato: «O Dio, che con pietre vive e scelte prepari una dimora eterna per la tua gloria, continua a effondere sulla Chiesa la grazia che le hai donato, perché il popolo dei credenti progredisca sempre nell’edificazione della Gerusalemme del cielo». Il Vangelo ci ha riportato l’episodio della cacciata dei venditori dal Tempio da parte di Gesù. Si rimane impressionati nel vedere l’umile e mite figura di Gesù agire con tanta forza, sferzando i venditori con i loro animali per allontanarli dal Tempio, gettando a terra il denaro dei cambiamonete e rovesciandone i banchi. Gesù, in tutto questo, non ha commesso alcun difetto, nessun eccesso, nessun disordine passionale, perché in Lui tutto è ordine e santità. Egli ha agito mosso unicamente dallo zelo per la casa di Dio e per la gloria del Padre. I peccati contro l’onore e il culto di Dio, infatti, non possono restare impuniti. Cosa dobbiamo dire oggi? Quanti entrano nelle chiese con abbigliamenti indecenti; quanti se ne stanno alla presenza di Dio senza alcun rispetto o riguardo verso il Signore, senza porgere un segno di riverenza e di saluto, di preghiera e adorazione verso Gesù presente nel Tabernacolo; quanti lo ricevono senza essere in grazia di Dio e con il cuore pieno di vizi e peccati... Benedetto XVI, nella Via Crucis che precedette la sua chiamata al soglio pontificio, aveva ragione a dire con rammarico: «Quante volte si abusa del santo sacramento della sua presenza, in quale vuoto e cattiveria del cuore spesso egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di Lui! Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui! Quanta superbia! [...] Il tradimento dei discepoli, la ricezione indegna del suo Corpo e del suo Sangue, è certamente il più grande dolore del Redentore».  San Paolo, nella seconda lettura, ci ha ricordato: «Fratelli, voi siete edificio di Dio… Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi» (1Cor 3,16-17). Che cosa dunque facciamo di quella bocca che ha assaporato le carni immacolate di Gesù eucaristico? Non è forse vero che molti cristiani la usano poi per bestemmiarlo, per insultarlo, per fare discorsi lascivi e peccaminosi, per spargere veleno e odio contro il prossimo? Che cosa facciamo, ancora, con quel corpo che ha ricevuto e si è nutrito di Gesù stesso, vivo e vero, presente in Corpo, Sangue, Anima e Divinità nell’Ostia consacrata? Sono interrogativi che “come cordicelle” devono spingerci a scacciare dalla nostra mente, dal nostro cuore e dalla nostra vita tutti quei buoi e quegli animali che vi hanno preso dimora, tutti quei vizi e peccati che hanno ridotto la nostra anima a un mercato, per trasformarci, invece, in templi viventi e santi della presenza di Dio. Chiediamo alla Madonna, Tabernacolo dell’Altissimo, Arca Santa di Dio, di aiutarci ad adorare, amare, lodare il Signore per la sua presenza in noi con la sua grazia, e nelle nostre chiese con la sua presenza eucaristica; per essere davvero pietre vive e sante del Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa. di Roberto Allegri
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