Due grandi apostoli che seppero sfruttare i mezzi più moderni per il Regno di Dio, due grandi anime che partirono con ispirazioni diverse ma per raggiungere il medesimo fine: San Massimiliano M. Kolbe e il Beato Giacomo Alberione sono un modello quanto mai luminoso per il nostro tempo.

Dal secolo XX, precisamente dagli anni ’80,fino ad oggi la stampa e il progresso tecnico hanno avuto grande influenza sul modo di vivere, sulle abitudini, sulla moralità e persino sulla fede degli uomini, più in senso negativo che positivo. In questa situazione tragica e inquietante, la Massoneria, il socialismo marxista e il modernismo hanno invaso come peste il popolo cristiano attraverso i mass media diffondendo i loro errori. Il Signore, nella sua misericordia, ha suscitato nella Santa Chiesa due grandi Fondatori: San Massimiliano M. Kolbe, Sacerdote francescano conventuale e martire nel campo di Auschwitz in Polonia, e il Beato Giacomo Alberione, Sacerdote italiano e istitutore della Famiglia paolina.
L’apostolato di San Massimiliano e del Beato Alberione sono nati da illuminazioni interiori diverse quantunque i mezzi scelti per raggiungere il fine sono gli stessi.
San Massimiliano durante gli studi a Roma vide le processioni sacrileghe organizzate dai massoni contro il Papa, mentre ricorreva il secondo centenario della Massoneria (1717-1917). Questo spettacolo suscitò in lui il desiderio di combattere, e con santa indignazione disse: «È possibile che i nostri nemici debbano tanto adoperarsi sino ad avere la prevalenza, e noi rimanere oziosi, o al più pregare, senza però adoperarsi con l’azione? Non abbiamo forse armi più potenti: la protezione del Cielo e della Vergine Immacolata? La “senza macchia”, vincitrice e debellatrice di tutte le eresie, non cederà campo al nemico che rialza la cervice: se troverà dei servi fedeli, docili al suo comando, riporterà nuove vittorie, maggiori di quelle che non si arrivi ad immaginare». Dal quel momento decise di combattere, non con le armi materiali, ma attraverso Colei che dal primo istante schiacciò la testa orgogliosa di satana, e da questa ispirazione nacque la “Milizia dell’Immacolata” il 16 ottobre 1917. San Massimiliano ebbe l’ispirazione di difendere la fede con gli stessi mezzi che usano i nemici contro la Chiesa (la stampa e i mass media), in modo da opporre la buona stampa a quella cattiva, le organizzazioni sante e cristiane alle organizzazioni empie e sacrileghe, come il Santo Padre Leone XIII esortò nell’Enciclica Rerum Novarum (1891).
San Massimiliano voleva che la Milizia dell’Immacolata fosse un movimento che trascinasse le masse e le strappasse dalle mani di satana attraverso la buona stampa mariana, la radio, il cinema usando i mezzi di trasporto più all’avanguardia e più rapidi (treni, aerei) per portare il Regno di Dio alle anime. Con questo suo metodo, infatti, egli ha avvicinato tanti ebrei, infedeli e miscredenti.
Il Beato Giacomo Alberione, prima della sua donazione definitiva al Signore, ebbe una chiara visione del suo futuro davanti al Santissimo Sacramento esposto, nella notte che separava il 31 dicembre 1899 dal 1° gennaio 1900. «La notte – disse – che divise il secolo scorso dal corrente fu decisiva per la specifica missione e spirito particolare in cui sarebbe nata e vissuta la famiglia paolina [...]. Mi parve chiaro quanto diceva Toniolo [sociologo e pensatore cattolico] sul dovere di essere gli apostoli di oggi adoperando i mezzi sfruttati dagli avversari [riferendosi all’Enciclica di Papa Leone XIII]». Da questo lume Don Giacomo sentì una forza invincibile e un obbligo a fare qualcosa per il Signore e per gli uomini del nuovo secolo in cui sarebbe vissuto. Per corrispondere all’appello di Leone XIII, egli ha voluto fondare il suo apostolato principalmente sull’insegnamento di Gesù trasmessoci da San Paolo apostolo. Tutta la spiritualità della sua opera era “Gesù Maestro, Via, Verità e Vita”: «Una luce che fu il fondamento della sua spiritualità e di tutta la sua opera: vivere il Cristo che si è definito Via, Verità e Vita che San Paolo visse in maniera totale». Don Alberione ha vissuto e insegnato con particolare zelo questa devozione per lui fondamentale, e tutta la sua attività paolina si è eretta su di essa. Scrive, infatti, con chiarezza: «Il Divino Maestro è la Verità che dobbiamo conoscere; la Via che dobbiamo tenere per andare a Dio; la Vita che dobbiamo vivere per essere in eterno felici». Inoltre, con lo spirito apostolico di San Paolo, il Beato Giacomo Alberione ha sfruttato, come San Massimiliano, la stampa, la radio e il cinema per diffondere il Vangelo.
San Massimiliano ebbe l’intuizione di non andare a Gesù direttamente ma attraverso Maria Santissima, Colei che ha generato il Verbo e che sola può darci e farci conoscere la verità; la devozione a Lei in questa vita è una garanzia dell’eterna felicità ed Ella è la via che porta a Dio, come afferma anche Sant’Alfonso M. de’ Liguori: «Se Dio ha voluto venire a noi attraverso la Madonna, saremmo noi a trovare una via migliore per andare a Dio?».
Insomma vediamo come questi due grandi Santi, con una maniera diversa ma col medesimo mezzo, spesero la loro vita per un medesimo fine, ossia annunciare la Buona Novella e procurare la massima gloria di Dio.