SPECIALE ASSUNTA
Una vita alla ricerca della Verità
dal Numero 30 del 3 agosto 2025
di Gaia Marano
Il Signore si fa sempre incontro a coloro che lo cercano con cuore sincero, attraverso vari avvenimenti o anche attraverso la lettura di un libro. Così fu per Edith Stein, ebrea di nascita e poi atea, che finì la sua vita col glorioso nome di Santa Teresa Benedetta della Croce.
Teresa Benedetta della Croce, nota anche come Edith Stein (nome portato prima del Battesimo), è ricordata per essere stata una Santa con una vita tutta protesa alla ricerca della verità, ricerca che – dopo la delusione delle soluzioni proposte dall’ebraismo, prima, e dell’ateismo, poi – troverà soddisfazione soltanto con la conversione al Cristianesimo, avvenuta quando aveva 30 anni. Edith Stein nasce a Breslavia nel 1891, ultima di undici figli, da genitori ebrei. Cresce orfana di padre e con una madre osservante, ma, arrivata alle scuole superiori, perde la fede. Brillante negli studi, s’iscrive alla facoltà di filosofia con l’intento di ricercare la verità; presto si avvicina alla fenomenologia: corrente filosofica fondata da Edmund Husserl, nella quale si indaga il pensiero nella sua oggettività, eliminando ogni giudizio preliminare. Edith resta affascinata da questo metodo di studio e diviene presto una collaboratrice di Husserl; nello stesso periodo (1917) consegue la laurea cum laude e decide di proseguire i suoi studi lontano dal maestro. Un incontro provvidenzialmente più significativo è quello con la vedova Reinach, da cui la futura Santa ha una rivelazione della croce. Edith si trova a riordinare le opere del marito della vedova e, aspettandosi di trovare una moglie devastata dal dolore per la perdita del marito, è sorpresa di essere accolta invece da una donna completamente abbandonata alla divina volontà. Scriverà successivamente dell’episodio: «Questo è stato il mio primo incontro con la croce e con la forza divina che trasmette ai suoi portatori... Fu il momento in cui la mia irreligiosità crollò e Cristo rifulse». Nel 1921 Edith torna nella città natale, qui scrive articoli di psicologia, mentre si avvicina alla fede cristiana con maggiore consapevolezza: legge il Nuovo Testamento, gli Esercizi di Sant’Ignazio di Loyola e gli scritti di Sant’Agostino. Nello stesso anno, andando a visitare degli amici, si ritrova tra le mani l’autobiografia di Santa Teresa d’Avila; appena inizia a leggerla ne rimane colpita, non riesce a smettere, finché, concluso il libro, esclama: «Questa è la Verità!». La mattina seguente si reca in chiesa per comprare un catechismo e un messale e chiede al Sacerdote di ricevere il Battesimo. Viene battezzata il 1° gennaio 1922, all’età di 30 anni, con il nome di Teresa (in onore della Santa che l’aveva portata alla conversione); lo stesso giorno riceve l’Eucaristia per la prima volta. Convertitasi e piena di gioia per l’accaduto, torna dalla madre e si dichiara subito cattolica, ma la madre non comprende e non accetta, scoppia in lacrime. Da questo momento Teresa continuerà a scrivere lettere alla madre per tenersi vicina alla famiglia in un momento tanto difficile (erano già iniziate le persecuzioni dei nazisti contro gli ebrei), ma non riceverà alcuna risposta. L’unica a comprendere la sua conversione e a seguirla in essa sarà la sorella Rosa, con cui manterrà un vivo rapporto. Il 2 febbraio 1934, festa della Presentazione di Gesù Bambino al Tempio, viene cresimata e conosce monsignor Schwind, che diviene il suo primo Padre spirituale. Egli la distoglie sin da subito dal progetto di consacrarsi a Dio, e la invita piuttosto a lavorare come insegnante di lingua e letteratura tedesca presso l’Istituto Santa Maddalena a Spira, diretto dalle Suore Domenicane. Qui Teresa svolge il compito egregiamente, conquistandosi l’affetto e la stima delle scolare. Nello stesso periodo viene spesso invitata a tenere conferenze sulla donna in qualità di membro del “Movimento cattolico femminile” della Germania. Siamo nel 1927 quando, in seguito all’improvvisa morte di mons. Schwind, Teresa sceglie di frequentare l’abbazia di Beuron – abbazia benedettina da cui acquisirà poi il nome di Benedetta –, e qui trova un nuovo direttore spirituale, l’abate Walzer. Di lei egli dirà: «Raramente ho incontrato un’anima che riunisse in sé tante eminenti qualità, e tuttavia era la semplicità e la naturalezza in persona... Arricchita di numerose grazie mistiche, nel vero senso della parola, non vi era in lei nemmeno l’ombra di un atteggiamento di superiorità o ricercatezza: semplice con i semplici, dotta con i dotti, ma senza nessuna presunzione...». Nel 1933, durante un viaggio, si ferma al monastero del Carmelo di Colonia per l’Ora santa, e qui ella prende consapevolezza di essere chiamata a partecipare alla Passione di Cristo, entrando nel Carmelo. Entra lo stesso anno con il nome di Teresa Benedetta della Croce, nome ispirato alla sua conversione e alla sua vocazione; qui conduce una vita monastica lontana dalle persecuzioni. Questo finché, nel 1939, tutti i cattolici di origine ebraica vengono arrestati. Al suo arresto Teresa non pronuncia più parola: appare come spiritualmente assorta. Un ebreo sfuggito alla deportazione scrive di lei: «Mi colpì Teresa Benedetta per la sua grande calma e per la pace che diffondeva intorno a sé... L’angoscia dei nuovi arrivati nel campo era indescrivibile... Molte mamme erano vicine ad impazzire... Teresa Benedetta si interessava dei loro poveri bambini, li lavava, li pettinava, cercava il cibo per loro... Durante tutto il tempo della sua permanenza nel campo si dedicò a lavare e a fare pulizia, occupandosi continuamente in opere di carità». Il 9 agosto 1942 muore Santa Teresa Benedetta della Croce, abbracciando la Croce per la conversione del popolo da cui discendeva. Muore nelle camere a gas, muore martire.
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