
Pietrelcina è un paesino della provincia di Benevento, fra i colli del lembo meridionale del Sannio. Un paesello agreste, dolce e forte nella sua piccolezza e povertà. Il popolo pietrelcinese ha l’animo ardente, ama la musica, è attaccatissimo alle feste religiose ricche di devozione e di folklore, soprattutto alla festa della Madonna della Libera, la bella e miracolosa Patrona del paese.
Oggi Pietrelcina è conosciuto come il paese che ha dato i natali a un grande Santo (forse il più grande) del XX secolo, San Pio da Pietrelcina. Padre Pio amava tanto il suo paese e a San Giovanni Rotondo non era raro sentirlo dire a quelli che si recavano a Pietrelcina o ai pietrelcinesi che facevano ritorno al paese: «Salutatemi la Morgia!»; la Morgia era un piccolo castello del Medioevo costruito su di una roccia, tanto caro ai pietrelcinesi.
Padre Pio nacque sotto lo sguardo della Madonna della Libera, quello sguardo che lo avrebbe seguito per tutta la vita fino all’ultimo respiro, nel bel mese a Lei dedicato. Nacque in Vico Storto Valle, n. 27 (oggi n. 32), nel pomeriggio del mercoledì 25 maggio 1887 alle ore 17.00. Il giorno dopo, 26 maggio, alle ore 6.00, il neonato fu portato nella vicina chiesa di Sant’Anna per ricevere il santo Battesimo (più tardi padre Pio piangerà per tutta la vita per essere stato qualche ora nel peccato originale). Al fonte battesimale ricevette il nome di Francesco, per la devozione che la mamma nutriva per il santo Poverello d’Assisi. In seguito la conoscenza della vita del Serafino d’Assisi eserciterà su di lui un grande influsso e una potente attrattiva per la scelta della vocazione religiosa.
Prima di lui, il Signore aveva già graziato i pii genitori, Grazio Forgione (zì Razio) e Maria Giuseppa Di Nunzio (mamma Peppa), di tre figli: Michele, Francesco e Amalia, questi due ultimi andarono presto a popolare le dimore eterne; il primo a diciannove giorni e l’altra a 2 anni. Al nostro Francesco, nato tre mesi dopo la morte della sorellina Amalia, seguiranno altre tre sorelline: Felicita, Pellegrina e Grazia che divenne suor Pia nell’Istituto delle Brigidine.
L’eccelsa santità e la purezza angelica che contrassegnarono tutta la vita di padre Pio apparvero già da allora dalla bellezza poco comune di quel bimbo. «Era tanto bello – dirà qualcuno – da sembrare un angelo». E Grazia Forgione, una cugina del piccolo Francesco, attestò: «Era bello, bello di faccia. Pieno. Pulito. Era bello in tutto».
I primi mesi di Francesco furono più o meno difficili: piangeva sempre di notte e di giorno e nessuno sapeva il perché. I suoi vagiti e strilli misero a dura prova la pazienza del papà, che tornava stanco dal lavoro e non poteva neppure dormire in pace. Qualche volta si lamentava: «Ma questo non la finisce mai di piangere?». Una volta non ce la fece più e lo scaraventò ai piedi del letto esclamando: «Ma a casa mia è nato un diavolo!». Quando, più tardi, padre Pio raccontava l’episodio, concludeva sempre: «Da quel giorno però non piansi più!». Da allora, come lo testimoniano i familiari, crebbe sempre buono e quieto respirando l’aria pura della vita familiare così semplice e impregnata di religiosità. La preghiera in casa Forgione era lo spirito della religione, la linfa dalla quale si attingeva sin dal levare del sole nell’offrire la giornata a Dio e implorare l’aiuto per superare le difficoltà. E ogni sera c’era la recita del santo Rosario per terminare la giornata con la “Mamma celeste”. Lavoro e preghiera, erano questi gli impegni che scandivano il ritmo nella vita di questa famiglia che non conosceva né l’odio né la maldicenza e viveva in pace e in armonia con tutti.
In questo clima il piccolo Francesco cresceva buono e pio, rispettoso, gentile e vivace, ma aveva qualcosa che lo distingueva dagli altri bambini: un trasporto speciale per la preghiera e un profondo amore per Gesù Crocifisso. Stava spesso con sua nonna, nonna Giovanna, donna molto devota e pia, che lo portava con sé in chiesa da quando era ancora in fasce. Nella casa della nonna capitò un evento che merita di essere riportato nella sua integrità, ove traspare la sensibilità per le bestemmie e lo spirito di riparazione delle offese recate a Gesù che avrebbero caratterizzato tutta la vita di padre Pio. Un giorno corse piangendo dalla nonna e le disse: «Nonna, nonna mi fa male il cuore!». «E come ti fa male il cuore? – rispose allarmata nonna Giovanna –
Fammi vedere dove sta il cuore che ti fa male». «Sta ccà», rispose il bambino, toccandosi la fronte. La nonna rise e replicò: «Ma vedi che non sai neanche dove sta il cuore? Come può farti male?». Francesco le afferrò un lembo della gonna per farsi ascoltare meglio e replicò: «Nonna, ho sentito Carmelo bestemmiare a Gesù Cristo, perciò mi fa male il cuore!». La nonna divenne subito seria e, mettendogli la mano sulla testa, proprio nel punto in cui egli credeva di avere il cuore, gli disse: «Carmelo ha messo un’altra spina sulla fronte di Gesù. Ecco perché ti fa male proprio qua, ma tu hai un modo per togliere quella spina dalla sua fronte». «E che devo fare, nonna?». Rispose la nonna: «Di’ una preghiera per riparare a quella bestemmia e vedrai che la spina andrà via dalla fronte di Gesù». Un’altra volta a Piana Romana, con tutta la famiglia, non trovandolo mamma Peppa per il pranzo, la nonna lo trovò in preghiera nell’ovile. Pregava, come disse, per togliere dalla fronte di Gesù le spine che vi aveva messo l’amico Carmelo con le bestemmie.
Fin da allora Francesco rivelava quell’assoluta intransigenza contro il male che caratterizzerà la sua azione sacerdotale svolta per circa cinquant’anni di apostolato nel confessionale. Preghiamo San Pio che ottenga per i genitori, in questa nostra società corrotta, la grazia di saper educare i loro figli infondendo in loro l’amore alla preghiera e l’odio al peccato, soprattutto alla bestemmia, divenuta oggi “del tutto normale”.
di Reine Akeke