La virtù della purezza, che in Maria Santissima rifulge in maniera divina, è necessaria a tutti gli uomini e in qualunque stato di vita. Tutti i Santi, piccoli e grandi, l’hanno praticata in vita con la preghiera e la fuga dalle numerose occasioni di pericolo.

Fra le virtù dei Santi e delle Sante rifulge di particolare splendore la virtù della purezza. Candore, castità e verginità donano luminosità alle anime scelte da Dio per essere “sante e immacolate al suo cospetto nell’amore” (cf Ef 1,4). «Chi salirà il monte del Signore, chi starà nel suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro» (Sal 23,3-4). La sesta beatitudine espressa da Gesù nel discorso della montagna afferma: «Beati i puri di cuore perché vedranno Dio» (Mt 5,8).
Maria Santissima non solo vide Dio, ma divenne Madre di Dio rimanendo vergine prima, durante e dopo il parto. Il dogma della Verginità perpetua, la concezione verginale di Gesù per opera dello Spirito Santo e la Maternità verginale rivestono di uno splendore verginale Colei che nelle litanie viene invocata con i titoli di “Madre purissima” e “Madre Castissima”. La sua purezza può essere definita celestiale, liliale, verginale, angelica, immacolata, divina. Santa Geltrude definisce la Vergine Maria “Giglio bianco della Trinità splendente”. Padre Idelfonso Villar descrive la purezza della Madonna in questi termini: «È certamente la più amata, la più ricercata e la meglio custodita dalla SS. Vergine. Maria è tutta candore, senza macchia alcuna, [...] concepita bianca, candida, persiste nella sua bianchezza immacolata sino alla fine della sua vita. Maria è la Regina della luce che non ha diminuzioni [...]. Tutte le anime, anche le più sante, ebbero qualche macchia, Maria è l’unico specchio purissimo della luce indefettibile ed eterna di Dio». Come esortazione a praticare questa virtù, il padre Villar così prosegue: «La castità è obbligatoria in tutti gli stati di vita che scegliamo... Dobbiamo essere casti necessariamente nei pensieri, desideri, parole e azioni; a questo si riduce la fedele ed esatta osservanza del sesto Comandamento della legge di Dio. Ma la verginità è una virtù volontaria [...]. È questa una grazia molto grande di Dio, che suppone una speciale luce perché con essa si conosca la bellezza divina della verginità».
Nonostante l’eredità del peccato originale, ossia «la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita» (1Gv 2,16), ogni uomo e donna è chiamato a vivere di questa virtù per entrare in Paradiso. Dopo essere fuggito dalle vanità del mondo ed essere entrato tra i Passionisti, San Gabriele dell’Addolorata nella sua incantevole purezza scriveva: «Quei miseri e fugaci piaceri che il mondo concede sono intossicati da veleno infernale. Alcuni compagni colle belle maniere ci conducono diritti all’inferno. In quali abissi sarei andato a cadere se Maria non fosse venuta in aiuto!». Queste parole, come anche altre scritte da questo Santo giovane morto all’età di 24 anni, fanno da eco potente alle parole del Salmista che dicono: «Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi, non indugia nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli stolti» (Sal 1,1). La Vergine Maria rivelò alla piccola Giacinta di Fatima, nella sua innocenza e semplicità, che «i peccati che mandano più anime all’inferno sono i peccati della carne». Luminoso è l’esempio di San Domenico Savio: quando gli veniva chiesto perché camminava per la strada modesto e raccolto senza guardare le giostre e i divertimenti mondani, egli rispondeva che voleva custodire gli occhi per poter contemplare meglio in Paradiso il volto della divina Mamma. San Luigi Gonzaga custodì illibato il giglio della castità pur vivendo nel lusso di una corte principesca, praticando le virtù della temperanza e mortificazione nel custodire le orecchie da discorsi sconvenienti.
La custodia della castità è fondamentale per presentarsi casti e puri nel corpo e nello spirito al cospetto di Dio. In questo mondo, «posto tutto sotto il potere delle tenebre» (1Gv 5,19), non è difficile scorgere attacchi alla nobile virtù della purezza in ogni dove: nell’arte, nella musica, nel cinema, nelle immagini... occasioni che passano attraverso la vista con le trasmissioni televisive, sguardi liberi, curiosità, immodestie; colpiscono l’udito con canzonacce e conversazioni; toccano la sensualità nella cura eccessiva del corpo, comodità, morbosità. Solitamente si manifestano nella maniera più subdola e subliminale a questa generazione ormai dimentica del peccato e sommersa nell’“egolatria”. L’impurità è cecità e oscurità di spirito che priva l’uomo della sua dignità, lo rende “uomo-animale” lontano dalle “cose di lassù”; lo priva della conoscenza del peccato che commette, perdendo timore e vergogna e arrivando allo scandalo; lo priva della conoscenza di Dio, visto come qualcosa che turba il suo piacere, e per meglio darsi al peccato, l’uomo rinnega Dio sprofondando nell’ego. A questo proposito, risuonano forti le parole del Principe degli Apostoli: «Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede» (1Pt 5,8-9).
Le virtù che permettono di vivere la purezza in modo più perfetto sono la temperanza e la prudenza. Sant’Alfonso M. de’ Liguori fornisce dei mezzi per custodire la virtù della castità: «Secondo i maestri di vita spirituale, essi sono tre: la mortificazione, la fuga dalle occasioni e dai pericoli di peccato, la preghiera. San Giovanni Damasceno dice che Maria “è pura e ama la purezza”, perciò non può sopportare gli impuri. Ma chi ricorre a Lei e invoca con fiducia il suo nome sarà liberato da questo vizio».
Cuore Immacolato di Maria, scrigno di purezza che risplendi in Paradiso, distacca i nostri cuori dalle impurità e colmali di anelito ardente ai beni celesti, perché possiamo ereditare il Regno dei cieli e ricevere la corona di gloria che spetta ai Santi!