SPIRITUALITÀ
Fra le braccia della divina Provvidenza
dal Numero 32 del 27 agosto 2023
di Aurora De Victoria /12

Abbandonarsi alla divina Provvidenza, impregnare la nostra vita di una fiducia senza limiti nell’Immacolata, nostra Madre e Mediatrice potente.

L’anima “piccola” ha una splendida qualità che intenerisce il Cuore di Dio: l’abbandono completo di sé e di tutti i propri interessi nelle mani di Dio e di coloro i quali ne fanno le veci, con una perfetta indifferenza, pronta a fare e sopportare qualsiasi cosa, secondo la disposizione della santa volontà di Dio e l’ordine della sua divina Provvidenza, senza attaccarsi a nulla, senza preoccupazione spropositata rispetto a ciò che potrebbe accadere. 
Lo stesso Gesù nel Vangelo raccomanda questo abbandono nelle mani del Padre celeste quando dice: “Non preoccupatevi del domani, di quello che mangerete o di ciò di cui vi vestirete...” (cf Mt 6,31.34). E il salmo recita: «Getta nel Signore il tuo affanno ed egli ti sosterrà» (Sal 55,23).
Questo abbandono è il fondamento di una profonda pace per l’anima cristiana. Le “piccole anime” che vivono nello spirito d’infanzia s’impegnano a comprendere sempre più in profondità il significato di essere figlie di Dio e il senso reale e profondo dell’amorevole Paternità di Dio nei nostri confronti. Egli ci ha creati e continua a provvedere a noi. Tutto ciò che Egli vuole o permette per noi è finalizzato unicamente al bene, al bene supremo della salvezza della nostra anima e della nostra santificazione. Per questo l’anima che si riconosce “figlia” di Dio non si turba, non si inquieta, persino di fronte agli avvenimenti più tortuosi o spiacevoli: ella sa di avere un Padre onnipotente e onnisciente, che provvederà ad ogni cosa, che le darà la grazia di superare qualsiasi avvenimento, che saprà ricavare dal suo dolore come dalla sua gioia questo bene supremo.
Riguardo a questo aspetto della virtù di santa Teresina, Celina così afferma: «La sua fiducia era invincibile [...]. Perciò, le speranze anche più elevate non le sembravano temerarie» (CR 57) [1]. 
Oltre alla nostra amata Teresa, fra le molteplici anime sante che hanno vissuto eroicamente questo spirito di abbandono filiale e confidenza nella grazia divina, ci piace qui ricordare quella di un grande francescano del XX secolo: san Massimiliano M. Kolbe. Egli, apostolo instancabile, aveva edificato in Polonia una comunità che era il centro di un apostolato intensissimo, incentrato soprattutto sull’attività editoriale. L’anima di questo apostolato, però, era una vita francescana eroica e fedele, incentrata sulla preghiera, sulla povertà e sulla penitenza, il tutto alla luce della consacrazione all’Immacolata. 
Un giorno fra Zeno, un suo confratello, preso da un po’ di scoraggiamento – ciò che può capitare – disse a san Massimiliano: «Da me non si potrà ricavare più niente di buono... sono la superbia in persona, non mi va di pregare, non mi va di fare niente». San Massimiliano lo guardò con il suo solito volto spirante fiducia: «Ma... hai voglia di mangiare?». Sorpreso da quella domanda inaspettata, fra Zeno rispose: «Beh... questo sì, certamente!». «Bene! – rispose il Santo – Allora va tutto bene, sei un ottimo candidato alla santità! Però, ad una condizione: fai tutto l’opposto di quello che vorresti. Se non ti va di pregare, suscita in te la preghiera per amore dell’Immacolata. Cerca di trasformare i tuoi vizi e difetti nelle virtù opposte. Non dire mai “non posso”, perché l’Immacolata è qui per questo, perché tu ce la possa fare».
In questa fiducia nella divina Provvidenza sapeva essere riposta la potenza di Dio, per la mediazione della Madonna, e in questa sorgente trovava sempre la forza di affrontare ogni cosa. Tutta la sua vita era impregnata di fede e fiducia irremovibili nell’onnipotenza di Dio e nella materna mediazione dell’Immacolata. Egli viveva proprio come un bambino fra le braccia della Mamma celeste, abbandonato alla divina volontà e sicuro di poter corrispondere sempre ad essa, sebbene con sacrificio, sorretto dalla grazia di Dio.
Chi si abbandona nelle mani dell’Immacolata, che il Signore ci ha donato come Madre provvida, può guardare con serenità al futuro. La condizione è fidarsi di Lei, abbandonarsi nelle sue mani immacolate. Basti pensare che all’età di 23 anni san Massimiliano ebbe la prima emottisi e da allora seppe di essere quasi un “condannato a morte”. Da allora molte volte i medici gli avevano detto che aveva i giorni contati, eppure non fece che affidare la faccenda all’Immacolata, continuando a servirla come poteva. Non guarì mai del tutto, ma neanche morì... si riprese e cominciò a spendersi per la causa dell’Immacolata con tutte le sue forze, con una generosità sorprendente. Il suo segreto? La fede, la confidenza, la fiducia illimitata nell’Immacolata.
La pace, la serenità, la tranquillità del suo sguardo facevano capire a chi lo osservava che egli credeva fermamente e confidava «perché il buon Dio c’è in ogni luogo e con grande amore pensa a tutti e a tutto» (SK 961).
È bello sapere che san Massimiliano aveva una particolare devozione per santa Teresa di Gesù Bambino, la quale, al suo tempo, non era ancora stata beatificata, ma il suo nome faceva già il giro del mondo. Si affidava molto alla sua intercessione, sia per il suo lavoro apostolico, sia, probabilmente, per la sua vita spirituale, attratto com’era anche lui dalla via dell’infanzia spirituale. 
La sua fiducia nella divina Provvidenza era tale, da non scoraggiarsi nemmeno di fronte alle cadute. «In caso di caduta – affermava – non rattristiamoci, perché ciò è puzzolente di superbia, al contrario, rialziamoci subito e andiamo avanti con grande amore e con gioia di spirito, riparando la caduta con un atto d’amore perfetto. Dobbiamo sforzarci sempre, sempre! Salire continuamente il primo gradino, come diceva santa Teresa del Bambino Gesù, fino ad accattivare il buon Dio, perché venga a prenderci in braccio e portarci fin su. Così saremo raggianti della luce dell’Immacolata e spanderemo il suo profumo intorno a noi» (CK 35). Tale era la sua immensa fiducia in Dio, nell’Immacolata!

Nota
1) Le sigle utilizzate in questo articolo sono le seguenti. CR: Consigli e ricordi (Editrice Àncora, Milano 19634), seguita dalla pagina.

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