SPIRITUALITÀ
21 agosto | San Pio X: difensore della fede
dal Numero 31 del 13 agosto 2023
di Paolo Risso

«Siate forti! Non si deve cedere dove non bisogna cedere. Si deve combattere, non con mezzi termini, ma con coraggio; non di nascosto ma in pubblico; non a porte chiuse ma a cielo aperto» (san Pio X). 

Davvero il 4 agosto 1903, in cui il card. Giuseppe Sarto, accettando il pontificato come un croce, salì alla cattedra di san Pietro con il nome di Pio X, fu un giorno splendido per la Chiesa. Sono trascorsi 130 anni da quel giorno, ma la sua luce è più viva che mai, al punto che abbiamo bisogno di esserne ancora illuminati e riscaldati, per ritrovare, dopo tante tenebre e tanta confusione, la retta via.

Gli anni di un uomo
Figlio di umile famiglia, era nato a Riese (Treviso) il 2 giugno 1835. Era stato ordinato sacerdote il 18 settembre 1858 e aveva esercitato il ministero di parroco a Tombolo e a Salzano, nella sua diocesi di origine, per circa diciotto anni. Nel 1884 era stato eletto vescovo di Mantova, quindi patriarca di Venezia (1894) e cardinale. Ovunque si era distinto per la sua fede luminosa e forte, il suo impegno nella catechesi ai piccoli e agli umili, la cura attenta per la formazione dei sacerdoti e di laici cattolici autentici, di umili e grandi apostoli della verità.
Dovunque fosse passato, da piccole parrocchie di campagna al patriarcato di Venezia, Giuseppe Sarto aveva lasciato il segno della sua santità e della luce che discende direttamente da Gesù Cristo, Via, Verità e Vita. 
Elevato al papato romano, iniziò subito quella difesa della fede cattolica che avrà il suo culmine nell’Enciclica Pascendi Dominici gregis dell’8 settembre 1907, preceduta dal decreto Lamentabili del 3 luglio dello stesso anno, con cui condannava 65 proposizioni dell’eresia corrente – il modernismo – che aveva preso a diffondersi in quegli anni, promossa dal protestantesimo, dal razionalismo e dalla Massoneria, condannata più volte dai papi, da Pio X fino a Pio XII, in nome della verità e del credo cattolico, ma mai estinta.
Gli autori di questa eresia, tedeschi, francesi, inglesi, italiani e altri ancora, sapevano dissimulare “a meraviglia” le loro opere sotto forma di “rispetto”: pretendendo di “modernizzare” la Chiesa, per il suo stesso bene, in realtà la demolivano nella sua autorità, nel suo dogma e nella sua morale.

La coscienza come regola?
Il principio dell’eresia modernista si trova nella proposizione n. 20, condannata nel citato decreto, secondo la quale «la Rivelazione non è altro che la coscienza, acquisita dall’uomo, dei suoi rapporti tra lui e Dio». Dunque la coscienza dell’uomo – la soggettività – elevata a norma, a regola di fede; non più la verità oggettiva, così come Dio l’ha rivelata e affidata all’autorità infallibile della Chiesa docente: è il principio di immanenza per cui non più Dio, ma l’uomo stesso si fa legge all’uomo.
È ovvio che, partendo di lì, tutte le negazioni ne sono la logica conseguenza. Gesù Cristo Figlio di Dio è negato. La dottrina della Passione e Morte espiatoria del Cristo è ritenuta non più evangelica, ma dottrina dell’apostolo Paolo, insomma un’invenzione. Il Credo di Nicea (quello che recitiamo e professiamo nella Messa), la dottrina cristologica e trinitaria degli antichi Concili di Efeso e di Calcedonia non sarebbero quelli che Gesù ha insegnato. I sacramenti non sono più i sacramenti intesi quali “azioni di Cristo oggi”, portatrici della grazia santificante, ma hanno solo un compito di richiamo della benevolenza di Dio all’uomo.
Per i modernisti non c’è più Religione divina; non c’è più il Redentore né alla salvezza abbisogna il Redentore. Non c’è più necessità della Chiesa stabile e autorevole, la quale diventa continuamente soggetta al cambiamento e all’“aggiornamento” secondo il mutevole sentire degli uomini e dei tempi. La verità per i modernisti non è più immutabile, ma mutevole come l’uomo che cambia, e si evolve con l’uomo, nell’uomo, per mezzo dell’uomo. Ad ogni uomo, ad ogni tempo e luogo la “sua” verità, così che l’uomo diventa onnipotente: egli crea la verità!
Contro questo ammasso di eresie e di negazioni si erge Pio X con un formidabile atto di denuncia e di condanna, con la riaffermazione della verità integrale del Cattolicesimo – l’Enciclica Pascendi appunto –. In essa, vero trattato dottrinale, è definita la posizione dei modernisti: non si tratta più, come è avvenuto in passato, di uomini che dichiarano di rompere con la Chiesa, ma di uomini che agiscono all’interno della Chiesa con la pretesa di rinnovarla e di riconciliarla con i tempi moderni, come se si trattasse di un progresso.
«Nemici della Chiesa certamente lo sono – dichiara il santo Pontefice – e dire che non ce n’è di peggiori, non si allontana dal vero. Non è dal di fuori, ma dal di dentro che essi tramano la sua rovina. Il pericolo è oggi nelle viscere e nelle vene della Chiesa. Amalgamando il razionalismo con il Cattolicesimo, lo fanno con tanta raffinata abilità che facilmente colpiscono gli spiriti più semplici». Ancora Pio X afferma: «È la Religione cattolica medesima, la sua solidità e sicurezza ad essere in gioco. Basta pertanto con il silenzio, che ormai sarebbe un crimine. È tempo di levare la maschera a questi uomini e di mostrarli alla Chiesa universale tali quali essi sono».

Tre idee dominanti
Il Pontefice passa ad analizzare le 3 idee dominanti del modernismo: l’agnosticismo, l’immanentismo e l’evoluzionismo.
1) Dichiarare Dio inconoscibile – ecco l’agnosticismo – è ignorare l’uomo e la sua ragione. La Chiesa ha sempre insegnato con il Concilio Vaticano I: «Se qualcuno afferma che la luce naturale dell’umana ragione è incapace di far conoscere, attraverso le cose create, l’unico e vero Dio nostro Creatore e Signore, sia anatema».
Per i modernisti dovrebbe essere almeno riconosciuta l’ipotesi di Dio, ma essi affermano che la scienza dev’essere atea, così come la storia: nessuno spazio, nell’una e nell’altra, se non per ciò che appare sotto gli occhi, mentre ne sono esclusi Dio e il Divino.
2) Ma come si spiega l’esistenza della Religione? I modernisti ne cercano la spiegazione nella vita dell’uomo. «Ogni fenomeno vitale [...] ha come prima origine, una necessità, un bisogno; come prima manifestazione questo movimento del cuore che è il sentimento. Ne segue, secondo loro, che la fede, principio e fondamento di ogni religione, risiede in un certo sentimento, generato esso stesso dal bisogno del Divino».
A questo punto, Pio X evidenzia come i modernisti, dando l’impressione di costruire un Cristianesimo modernizzato ai tempi, in realtà distruggono il Cristianesimo e ogni religione. Per loro, è il bisogno del Divino che fa sorgere le religioni, Cristianesimo compreso, il quale è nato dalla coscienza di Gesù, uomo di natura superiore, ma non il Figlio di Dio fatto uomo.
L’immanenza vitale diventa il principio del Cristianesimo. Pio X denuncia: «Non sono gli increduli che affermano queste idee, ma sono dei cattolici, anche numerosi preti, che le pubblicano con ostentazione». Sappiamo bene a chi si riferiva. Così i dogmi in fondo nascono solo dalla coscienza del “credente”, in continua evoluzione, per cui anch’essi sono soggetti a cambiare.
3) Pio X conclude: «È aperta così la porta alla variazione sostanziale dei dogmi». «L’evoluzione religiosa deve coordinarsi all’evoluzione intellettuale e morale, anzi esservi subordinata». È il terzo principio  del modernismo, l’evoluzione del dogma.
Nasce una “nuova religione”, il “neocristianesimo”, una “religione inedita” che sorge per la prima volta nella storia, di cui occorre domandarsi non solo se merita il nome di “cristiana”, ma se merita persino il nome di “religione”. Il denominatore comune degli errori del tempo di san Pio X e dei nostri tempi, tra la fine del secolo XX e l’inizio del XXI, a più di cento anni di distanza da lui, è il disprezzo del sacro, che in fondo è la definizione dell’ateismo, fino al punto che «si celebra la liturgia come se Dio non ci fosse» (J. Ratzinger, La mia vita, San Paolo, Milano 1997, p. 113).
Di lì, l’estrema ambiguità dei modernisti, allora e più ancora oggi: «Una loro pagina potrebbe essere firmata da un cattolico, ma girate la pagina e voi trovate un razionalista». Ed è così che san Pio X poté definire il modernismo come «collettore di tutte le eresie», da cui discende la negazione della verità e l’«autodemolizione della Chiesa», come scrisse papa Paolo VI.

La risposta è solo la santità
Leggendo oggi l’Enciclica Pascendi, si deve purtroppo constatare che essa sembra scritta per i nostri giorni: l’errore che allora era solo agli inizi, oggi è dilagato, con lo sfacelo che è sotto gli occhi di tutti, come riconoscono a ragion veduta illustri studiosi ed eminenti uomini di Chiesa.
San Pio X è andato al premio eterno il 20 agosto 1914, con il cuore mortalmente ferito dal dolore per lo scoppio della prima Guerra mondiale, causata dalle ideologie di falsità e di morte che tutti i papi, in particolare da Gregorio XVI a Pio IX, avevano condannato come mortali per l’umanità. «Se li avessimo ascoltati... ma abbiamo preferito la morte alla vita».
Così oggi ci troviamo in una situazione nuova, mai vista prima: quella del “neocristianesimo”, che non è più, a causa della negazione della trascendenza e del soprannaturale, né Cristianesimo né religione, ma umanitarismo ingannatore, anzi ha la presunzione di essere “neoumanesimo”, o “transumanesimo”, in realtà è soltanto una menzogna.
Che cosa dobbiamo fare? La risposta la diede san Pio X nel suo 50° di ordinazione sacerdotale con l’Esortazione Hærent animo al clero cattolico, il 14 agosto 1908: «Gli uomini insigniti del sacerdozio siano assolutamente tali così come lo esige il compimento del loro ministero e nessuno vi perviene senza imitare Gesù Cristo [...]. Se questa santità, che non è altro che la scienza sovra-eminente di Gesù Cristo, manca al sacerdote, gli manca tutto». L’unica risposta è la santità.
Allora occorre riprendere la via buona segnata da questo santo maestro Pio X – non per nulla la Chiesa lo ha elevato alla gloria degli altari con la sua canonizzazione il 29 maggio 1954 –, per ristabilire il primato di Dio e di Gesù Cristo, per assicurare lo studio e la diffusione della vera dottrina di sempre, dal catechismo ai bambini sino alle facoltà teologiche per riaffermare la morale, secondo la verità e l’oggettività della Legge di Dio, per far di nuovo risplendere la santità cattolica, in primo luogo la santità sacerdotale, a gloria di Dio e per la salvezza dei fratelli.
Appare davvero sconcertante l’attualità di san Pio X, che la profezia popolare indicava come “ignis ardens”, fuoco ardente, il medesimo che Gesù è venuto ad accendere sulla terra, il fuoco che emana dalla verità ed è alimentato dall’amore.

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