SPIRITUALITÀ
Conoscere, sapere per Gesù
dal Numero 20 del 21 maggio 2023
di Paolo Risso

Qual è il segreto per saper scrivere e parlare di Gesù? Tutto sta nel conoscere a fondo Gesù per amarlo e saperlo trasmettere.  

Tra i miei lettori del Settimanale di Padre Pio e i miei ascoltatori di Radio Buon Consiglio c’è chi mi ha fatto sapere che presento «un Cattolicesimo vivo, bello, attraente; dotto e semplice. Qual è il suo segreto?». E ancora: «Gesù che presenti non è noioso né meschino, ma è simpatico, grande, Autore di vite grandi e belle... Come lo conosci così?».


Conoscere per amare
Chi ha cominciato ad amare un po’ Gesù sente il bisogno di conoscerlo, di entrare nella sua intimità in modo sempre più profondo, per imparare ad amarlo sempre di più. Se è vero, così come è vero, che Gesù è il Figlio di Dio fatto uomo, il nostro unico Salvatore, Colui sul quale si gioca il nostro destino nel tempo e nell’eternità, nasce impellente il dovere di conoscerlo, di crescere nella conoscenza di Lui per amarlo e farlo amare.
Molti – la maggior parte degli uomini di oggi – non vanno più in chiesa, quindi non si nutrono della Sacra Scrittura, in primo luogo del Vangelo di Gesù, né della predicazione che si fa di Lui. A volte, spesso, la predicazione sa più di educazione civica che di Vangelo, e non lascia nulla nelle menti e nei cuori di chi ascolta, che non aspetta altro che finisca la predica.
Per questa necessità, per l’impegno che deriva dal nostro Battesimo, tocca anche a noi laici inserire Gesù nella conversazione umana. I discorsi degli uomini spesso non sono lontani dalla possibilità di inserirvi il Vangelo: sta a noi cogliere questa possibilità.
Per esempio, quando senti dire, per via, al bar, sul lavoro: «Come stai? Che c’è di nuovo oggi?», oppure: «Siamo in un mondo cattivo, ma che vuoi fare? Oggi non si capisce più niente!»; o più direttamente ancora, davanti a dolori e disgrazie: «Ma se c’è Dio, perché lo permette?»... Ecco, se sei attento, se vinci la timidezza (anch’io devo vincerla!), queste domande che sembrano banali trovano risposta solo in Gesù Cristo. E allora perché non annunciarlo? Il fratello che ci ascolta se ne andrà da noi con un raggio di luce in più... o almeno ci sarà meno tenebra in lui. 
Ma occorre essere preparati. Mi permetto di vergare alcune righe che possono spiegare “il segreto” del mio scrivere e del mio parlare. 
«Voi siete la luce del mondo» (Mt 5,14), ha detto Gesù. Se studi Gesù, in ogni momento accumuli luce che ti consente di essere posto sul candelabro e fare luce a quanti sono in casa... e a quanti sono fuori casa. Allora sarai luminoso di Gesù. 
Dedica del tempo alla tua istruzione, alla tua formazione cristiana. Non sprecare tempo in cose sciocche e inutili: abbi una mente santa che si riempie di Gesù. Ogni minuto infruttuoso per negligenza sottrae gradi di intensità alla luce di Gesù in te, sia tu laico, sacerdote o religioso. 
San Francesco di Sales (1567-1622), grande vescovo e Dottore della Chiesa, nel dilagare dell’eresia luterana e calvinista, rimproverava i suoi preti e i cristiani che per capacità avrebbero potuto farlo, «di non aver studiato abbastanza le ragioni della fede, il mondo in cui si viveva, di essersi limitati a leggere il breviario, di essersi fermati pensandosi impotenti... mentre i protestanti avevano studiato, male sì, ma avevano studiato». 
«Gli eretici – annotava il giovanissimo san Giovanni Berchmans (1599-1621) alcuni anni prima – tanto intensamente studiano contro Cristo [come i pagani Celso, Porfirio, Giuliano...]: allora tu stesso non studierai più intensamente ancora per Cristo?». 
Non c’è cognizione al mondo che non sia un riflesso della Sapienza eterna, che è il Verbo, il Figlio di Dio, Gesù. Per ogni cognizione che acquisti, partecipi più da vicino all’oceano infinito della Sapienza che è Gesù stesso. 
Chi poi si prepara al sacerdozio o è già sacerdote, quando non ha voglia di prepararsi a essere Luce, di studiare su testi fedeli al magistero di sempre, il magistero “de fide” della Sacra Tradizione cattolica, dovrebbe risentire le parole del profeta Osea che parla a nome di Dio: «Perché hai rifiutato la scienza, io rifiuterò te, affinché non goda del sacerdozio» (Os 4,6)). 
Vedi Gesù al tuo fianco, davanti alla tua scrivania: presentagli il tuo studio quando hai terminato. Il cuore, retto per la sua presenza in te, ti dirà se Gesù può essere contento di te, dell’impegno con cui hai studiato. 
Se, studiando o leggendo, hai incontrato un pensiero che ti ha allietato la mente con un raggio di luce, annotalo; parlane a Gesù nella tua preghiera, nella santa Comunione eucaristica. Chiedigli il dono della verità per possederla di più. 
Per chi è sacerdote o laico consacrato nel mondo, e può soffrire, soprattutto in questo mondo di oggi, l’isolamento, l’occuparsi a cercare Gesù nello studio e a rendere più splendente la propria luce di apostolo sarà un mezzo eccellente per alleviare il peso della solitudine. 
Quando l’apostolo conoscerà Gesù in modo più nitido, sarà tormentato da una sete di conoscenza ancor più precisa di Lui: Gesù grandeggerà nella sua anima, nella sua casa, nella sua chiesa, nel suo ambiente di vita. Gesù, grazie a questo uomo appassionato di Lui, riempirà pienamente i cuori e gli edifici dove opera. La vita, anche la più solitaria, sarà popolata e abitata da Lui. 
Lo studio amoroso di Gesù porterà l’apostolo presso il Tabernacolo... e vicino alle anime che hanno estremo bisogno di luce. 
Se studi ancora... 
Agostino d’Ippona, 20enne, leggeva l’Ortensio di Cicerone, quindi scriveva: «Mi accendevo e ardevo, ma per questo solo il mio ardore si raffreddava, perché lì non c’era il nome di Gesù. Quanto fosse stato scritto senza questo nome, per quanto colto e raffinato e vero fosse, non mi rapiva totalmente». 
Se sei studente (ma anche se sei adulto, sacerdote o laico) cerca Gesù, la sua presenza in tutte le discipline scolastiche: «Jesus venit semper». Gesù viene sempre, Gesù c’è sempre, Gesù c’entra sempre, anche se i laicisti insegnano, parlano, operano come se Lui non c’entrasse nulla: questo è ateismo. 
San Bernardo di Chiaravalle, il grande innamorato di Gesù, lasciò scritto: «Pagina non sapit mihi, nisi ibi legero Jesum [Un pagina non sa di nulla se non vi leggo Gesù]».
Non in tutte le discipline scolastiche risalta all’istante la presenza di Gesù, ma favorito dalla tua fede, tu puoi scorgerlo anche di più di quanto potesse il genio di Agostino d’Ippona 20enne, non ancora convertito e tanto meno santo. Tu cerca in ogni materia di studio la sua relazione con Gesù, il modo, sempre esistente, di fare di ogni conoscenza una testimonianza di Gesù. 
L’italiano ti servirà per comunicare la verità, per parlare di Gesù agli uditori, per scrivere di Lui. Così di ogni altra lingua che impari: non solo ti metterà a contatto di altri popoli, ma ti darà la possibilità di testimoniare a più vasto raggio Gesù stesso. 
Il latino è anche oggi la lingua della Chiesa, della liturgia, dove il latino non è stato mai abolito (cf Sacrosanctum concilium, n. 36), dei grandi Padri della Chiesa, fonte inesauribile per attingere la conoscenza più alta di Gesù. Pensa a sant’Agostino, a sant’Ambrogio (il più cristocentrico dei padri), a san Giovanni Crisostomo... e infine al maestro Tommaso d’Aquino, il sommo Dottore di Cristo! 
Il greco è la lingua in cui sono stati scritti i Vangeli e le lettere degli Apostoli: che gioia poter cogliere nella lingua originale la storia e le parole di Gesù e della Chiesa nascente! Ma anche che gioia leggere nell’originale i poeti e i filosofi in cui già ferve, anche se velato, eppure presente, l’anelito a Cristo. 
La letteratura e la poesia di qualsiasi nazione, non sono un passatempo, quando una serietà almeno umana rivela uomini che, pur non avendo ancora trovato Gesù, sentono e fanno sentire che Lui è necessario, non fosse altro che per il buio in cui essi vivono, e che aspira segretamente alla luce. Non parliamo poi di quegli autori che hanno scritto con il loro genio per cantare Gesù, come i nostri Dante e Manzoni, i grandi convertiti d’Europa e del mondo intero.
Nella storia, ascolta i passi di Gesù che viene nel mondo. I grandi imperi del mondo antico, dal Medio Oriente alla Grecia, a Roma, gli stessi regni barbarici sono stati preparati per Lui, Gesù. «Legioni di Roma – scrisse J. B. Bossuet – hanno marciato per Gesù». Come pregava un’antica colletta: «Deus, qui ad evangelizandum orbem, imperium romanum suscitasti...». 
Gesù è l’insostituibile, l’Asse della vita umana e della storia: «La storia, in fondo si riduce – come diceva san Giovanni Bosco – a una lotta per Lui o contro di Lui». 
Anche le materie scientifiche e tecnologiche testimoniano il mirabile ordine della natura – voluto da Dio Creatore nel Verbo suo Figlio, sua eterna Sapienza – costituito in vista di Lui, il Figlio. «In principio era il Verbo – contempla san Giovanni evangelista – tutto fu fatto per mezzo di Lui e in vista di Lui e senza di Lui niente è stato fatto di quanto esiste» (Gv 1,1). Anche la matematica e la fisica, anche l’informatica sono un inno a Cristo. A noi usarle secondo il suo precetto, la sua santa Legge. 
Ed è così, confessava don Giuseppe Canovai (1904-1942), che «lo studio mi si trasforma in un incontro perenne con il Verbo: lo incontro sempre, sono continuamente con Lui in un amoroso abbraccio di verità e di pura visione intellettuale... poi l’anima se ne riempie, se ne satura, e il mio studio si cambia in una inondazione di luce di carità». 
Succede che se Terenzio, uno dei più antichi scrittori di Roma, poteva scrivere: «Hominem pagina nostra sapit», io, come ultimo manovale della penna, umilmente mi sento di dire: «Jesum solum pagina nostra sapit [La nostra pagina sa di Gesù, profuma di Gesù]». 
Non c’è nulla di mio né mai potrebbe esserci, ma soltanto tendo a possedere «supereminentem scientiam Jesu Christi Domini mei... ad cognoscendum Illum» l’eccellente scienza di Gesù mio Signore per conoscerlo, per irradiarlo alle anime. 
Non ho altri segreti: oltre questo, solo la preghiera che mi fa invocare di continuo, come il padre Louis de Grandmaison: «Gesù, voglio solo che Tu sia conosciuto, amato, seguito, vissuto, glorificato».  

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